Nome attribuito al complesso del movimento operaio inglese. Le sue origini sono
collegate allo sviluppo della rivoluzione industriale e ai mutamenti economici e
politici da essa provocati. Le prime forme di organizzazione dei lavoratori
risalgono agli inizi del XIX sec. e furono caratterizzate da un orientamento
nettamente classista e dalla presenza, come dirigenti, di intellettuali
socialisti come Robert Owen e John Gray. Nel febbraio 1834 fu lo stesso Owen che
diede vita alla prima organizzazione sindacale britannica che, pur costretta a
sciogliersi pochi mesi dopo, unificò quasi un milione di lavoratori. Nel
corso di questo primo periodo l'organizzazione dei lavoratori era diretta dai
radicali di stampo benthamiano, che tendevano non di rado a separare e opporre
lavoratori specializzati a lavoratori non specializzati. L'unità del
proletariato inglese si ricompose lentamente anche attraverso battaglie di
ordine generale quali quella per l'estensione del diritto di voto e per
l'abolizione del diritto di veto legislativo per quanto riguardava la camera dei
Lords. Nella primavera del 1881 venne fondata la Social-Democratic Federation
che aveva tra i suoi dirigenti Henry Mayers Hyndman, Eleanor Marx e William
Morris. Il programma della Federazione s'ispirava apertamente al marxismo e
ciò provocò una serie di scissioni di destra e di sinistra che
indebolirono notevolmente la forza del movimento. Nel 1884, per iniziativa di
una serie di intellettuali, fra i quali Sidney e Beatrice Webb, George Bernard
Shaw e altri, venne creata la Fabian Society il cui programma gradualista venne
esposto per la prima volta nel 1889. Tuttavia la prima organizzazione autonoma
del proletariato inglese fu l'Independent Labour Party (1893) che si
trasformò nel 1900 in Labour Representation Committee ed ebbe come suo
principale dirigente John Ramsay Mac Donald. Alle elezioni del 1906 i deputati
del nuovo organismo passarono da 4 a 29 e, nel medesimo anno, in seguito a
questo successo che dimostrava l'esistenza di uno spazio politico ed elettorale
per la sinistra, venne fondato il Labour Party, strutturato in unioni operaie e
in società cooperative divise in numerose sezioni locali. La presenza di
un forte Partito laburista diede inizio a un periodo di attività
riformistica nel corso del quale i lavoratori ottennero di veder riconosciuti i
diritti all'organizzazione sindacale, all'assistenza sanitaria e alle otto ore
lavorative per alcune categorie. Parallelamente al socialismo parlamentare si
sviluppò un movimento pan-sindacalista che organizzò scioperi
estremamente combattivi. Nel corso della prima guerra mondiale i laburisti, come
la maggior parte dei partiti socialisti europei, si schierarono in favore
dell'entrata in guerra ed entrarono a far parte del Governo di unità
nazionale. Nel 1920, anche in seguito alla nascita del Partito comunista
britannico, il movimento laburista si schierò contro l'intervento
militare in URSS e, nel 1923, diede vita al primo Governo di sinistra che,
sebbene durasse solo pochi mesi, affermò il Partito laburista come forza
politica di rilevanza internazionale. Nel 1929 Mac Donald ebbe modo di formare
un secondo gabinetto laburista che durò sino al 1931. Lo sviluppo della
crisi economica incise sfavorevolmente sul partito che, nelle elezioni del 1931,
crollò a 31 seggi mentre alla sua sinistra nasceva un movimento
dissidente guidato dallo stesso Mac Donald. Il rinnovamento del Partito venne
successivamente portato avanti da Herbert Morrison che riuscì a
riguadagnare il terreno perduto facendo leva sull'impegno antifascista e sul
problema della disoccupazione. Nel corso della seconda guerra mondiale i
laburisti furono parte attiva del Governo di unione nazionale presieduto da
Churchill, vincendo poi a grande maggioranza le elezioni del 1945. Clement
Attlee diede in seguito vita al nuovo Governo che si caratterizzò per un
forte impegno sociale, per la politica di decolonizzazione e per un energico
programma di nazionalizzazioni. Nel 1951, in seguito alla sconfitta elettorale,
i laburisti dovettero cedere il Governo ai conservatori e, nuovamente sconfitti
nel 1955, diedero vita a un processo di rinnovamento interno. Una commissione
presieduta da Harold Wilson promosse un ampio dibattito che si concluse con una
serie di mutamenti ideologici e organizzativi all'interno del partito che venne
così sempre più caratterizzandosi come formazione genericamente
progressista. La ripresa laburista venne favorita dalla crisi di Suez (1956) e,
malgrado la conferma dei conservatori al Governo nel 1959, il Partito si
distinse per una serie di battaglie contro la proliferazione nucleare nelle
quali fu in prima fila il filosofo Bertrand Russell. Nel 1963 alla guida del
partito venne posto Harold Wilson che riuscì a portare il partito al
Governo dopo le elezioni del 1964. La direzione wilsoniana, orientata in senso
nettamente moderato, fu più volte contestata da sinistra da
sindacati particolarmente forti come quelli dei metalmeccanici e dei marittimi.
In seguito, dopo una nuova parentesi di Governo conservatore, Harold Wilson
riportò una nuova vittoria elettorale che gli consentì di formare
un successivo Governo laburista appoggiato dal Partito liberale. Ma confermando
la regola dell'alternanza al Governo, tipica del bipartitismo anglosassone, le
elezioni del maggio 1979 ricacciarono i laburisti all'opposizione. L'anno
dopo il partito conobbe una profonda crisi, sfociata in una scissione da
destra. L'anno dopo, al congresso di Blackpool (settembre-ottobre 1980) la
corrente di sinistra prevalse e impostò la politica del partito sull'uscita
dalla CEE, sulla condanna del programma atomico dei conservatori, sulla
richiesta del disarmo unilaterale. Venne inoltre modificato lo statuto a favore
di una maggiore partecipazione dei sindacati alla scelta della direzione del
partito. Il congresso si concluse con le opposte correnti in conflitto e senza
un nuovo segretario; si rese così necessaria la convocazione di un
congresso straordinario (gennaio 1981) in cui prevalse ancora la sinistra il
cui candidato, Michael Foot, venne eletto segretario. L'elezione di Foot
provocò la scissione di alcuni deputati, fra cui Roy Jenkins, che fondavano il
Partito socialdemocratico. Dopo la sconfitta elettorale del giugno 1983 entrò
in crisi la leadership di Michael Foot, che venne sostituito alla segreteria
del partito da Neil Kinnock in seguito al congresso nazionale tenutosi nel 1984.
Il partito, tuttavia, rimase nell'ombra anche in occasione della
vertenza sindacale che nel 1984-85 vide i minatori inglesi in sciopero per
quasi un anno. Nel 1987 si tennero le elezioni in Gran Bretagna e il Partito
laburista ne uscì nuovamente sconfitto: di qui uno spostamento a destra della
linea politica con l'emergere del neozelandese Bryan Gould. Anche nel corso del
1988 il partito mostrò sempre più la frattura tra l'ala riformista e
quella massimalista. Kinnock tentò di rifondare in senso riformista la
politica del partito, nonostante l'opposizione dei sindacati. Si fece infatti
sostenitore di un'economia di libero mercato, del disarmo multilaterale e della
privatizzazione; proposta, quest'ultima, portata avanti anche dal primo ministro
M. Thatcher. Dopo alcuni segnali di ripresa - alle elezioni europee del 1989
ottennero ben il 40,1% dei voti contro il 34,7% dei conservatori - i laburisti
registrarono però una netta sconfitta nelle elezioni politiche dell'aprile
1992. Dopo aver ottenuto un risultato soddisfacente alle elezioni amministrative del
1995, nel 1997 i laburisti tornarono al potere con Tony Blair, dopo 18 anni di
Governo conservatore. Le elezioni del 2001 confermarono la maggioranza assoluta del
Labour Party.