Uomo politico e storico italiano. Il suo atteggiamento favorevole ai moti del
1837 lo costrinse a esulare in Toscana. Proseguendo i suoi studi storici,
pubblicò l'
Italia nei suoi monumenti, ricordanze e costumi (1842);
Studi storici sul XIII sec. (1842);
Storia d'Italia narrata al popolo
italiano (1846-54), d'intonazione neoghibellina. Nel 1847 diresse a Firenze
il giornale "L'Alba" di tendenze democratico-sociali, recandosi poi in Sicilia
dopo lo scoppio della rivoluzione (1848). Ricoprì diverse cariche e fu
ministro. Dopo la rivoluzione, esulò in Francia, dove scrisse una
Istoria documentata della rivoluzione siciliana (1850-51) e una
Storia
d'Italia dal 1815 al 1850 (1851-52). Di formazione repubblicana,
L.F.
nel 1856 aderì alla Monarchia, divenendo collaboratore di Cavour, la cui
politica appoggiò efficacemente presso l'opinione pubblica con la
Società Nazionale. Nel 1860 si recò in Sicilia, con l'incarico di
affrettarne l'annessione al Piemonte: ma Garibaldi lo espulse clamorosamente.
Tornato in Sicilia qualche mese dopo, fu costretto di nuovo a lasciare l'isola.
Deputato dal 1860, passò all'opposizione dopo la morte di Cavour (Messina
1815 - Torino 1863).