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Kaibara Ekken.

Erudito e pedagogo giapponese. Formatosi dapprina alla scuola buddhista, all'età di 27 anni si recò a Kyoto, dove studiò la filosofia di Lu Hsiang-shan e di Wan Yang-ming. Divenuto in seguito sostenitore delle dottrine di Chu Hsi, solo in tarda età si staccò da esse e abbozzò una teoria propria. Viaggiò molto attraverso tutto il Giappone e fondò una scuola a Kyoto. A 33 anni si sposò con una ragazza che, sotto la sua guida, divenne la poetessa Token. Uomo di cultura immensa, K. è stato uno scrittore fertilissimo, che ha toccato una quantità di argomenti di natura diversa. Ma egli fu soprattutto un filosofo e uno dei più validi rappresentanti della scuola dei kangakusha (sinologi), come erano detti i cultori della filosofia e degli studi cinesi. In cosmogonia fu un monista seguace di Wang Yang-ming e di Ito Jinsai. Ma la parte più importante della sua opera è la morale, ispirata tutta ai processi cosmici. La natura, per lui, ama e protegge l'uomo, cui offre quanto gli occorre. Il Cielo è il grande padre, la Terra la grande madre che egli deve amare come un figlio riconoscente; ma deve anche amare i propri simili come fratelli, e tutto il creato. L'amore non è tanto un bisogno, quanto un obbligo imposto dalla natura. A differenza degli altri kangakusha, che scrissero in cinese per una cerchia ristretta di studiosi, egli si rivolse soprattutto al popolo, adoperando la lingua nazionale e uno stile semplice e piano. K. fu anche il primo giapponese ad occuparsi di problemi di pedagogia. Le sue opere (Nihon Shakumyò e Onna Daigaku) furono il canone morale secondo cui numerose generazioni vennero educate (Fukuoka 1630 - Kyoto 1714).