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Kabuki.

Genere teatrale giapponese. Di origine prettamente popolare, ebbe un'evoluzione lenta nella quale sono distinguibili due fasi, relative l'una al vecchio l'altra al nuovo k. La sua forma più antica trae origine dalle danze religiose di O-Kuni nei primi anni del diciassettesimo secolo; era articolato su temi di natura storica o religiosa (jidaimono) o legati alle vicende familiari e quotidiane (sewa - mono) realizzati in chiave sentimentalistica. I testi erano generalmente redatti dagli attori stessi i quali, essendo condizionati dal gusto del pubblico, preferivano impostazioni scenicamente suggestive alla ricerca di soluzioni espressive originali e valide. Durante la prima fase di sviluppo tuttavia, questa forma di dramma popolare si arricchì di elementi derivati dal teatro No e dal Kyogen, giungendo a una formula più complessa e matura. Nel corso del XVII sec. il rapido affermarsi dello joruri, teatro delle marionette, che introduceva nello spettacolo teatrale una tematica incentrata sugli aspetti della vita reale accentuandone le implicazioni di carattere psicologico, arrivando a un altissimo livello artistico, determinò la quasi scomparsa del k. Lo joruri, che aveva trovato il suo più valido esponente in Chikamatsu Monzaemon, visse un periodo di estrema crisi in seguito alla morte di questi nel 1724: questo fatto consentì al k. di riproporsi, assimilando le conquiste espressive dello joruri e sostituendo alle marionette gli attori. Dopo un lungo periodo di successi, nella seconda metà dell'Ottocento, a causa della penetrazione in Giappone dei modelli della cultura occidentale, anche questa nuova formula conobbe un periodo di decadenza: solo da qualche decennio ha iniziato a ridestare interesse. Attualmente esistono quattro forme di teatro k.: una di tendenza realistica, ma impostata sul modello del teatro delle marionette, una incentrata sul mimo e una di tendenza mitico-romantica.