Arte della difesa personale che ebbe le sue origini in Cina circa 2.000 anni fa.
Il
J. non era però uno sport: esso sta allo Judo come il duello
sta alla scherma. Chi imparava lo
J. lo faceva perché l'avrebbe
applicato in guerra se disarmato dal nemico, o in pace se assalito dai banditi.
Le mosse finali di questo tipo di lotta sono quasi tutte mortali. Il
J.
passò in Giappone in seguito alle invasioni dei cinesi e dei coreani e si
diffuse moltissimo nell'aristocrazia. Nell'antico
J. erano contemplati,
oltre al combattimento senza armi, quello col bastone, con la spada, col pugnale
e con la lancia. Letteralmente
J. significa "arte morbida". L'avversario
viene vinto con grazia e intelligenza. Va precisato comunque, ad evitare facili
confusioni con la moderna disciplina del Judo, che il
J. è
puramente un metodo di difesa personale. Esso si divide in tre tecniche
fondamentali, che a loro volta si dividono in altre più distinte. La
prima tecnica, la più importante in quanto viene prevalentemente
applicata, è quella della proiezione: l'arte cioè di proiettare o
far cadere a terra una persona. La seconda tecnica è quella della
immobilizzazione: o arte di bloccare e tenere fermo l'avversario a terra. La
terza è invece quella dell'attacco, l'arte cioè di attaccare e
colpire i punti più sensibili. La tecnica della proiezione si divide
nelle seguenti parti: proiezioni eseguite con l'aiuto della mano, o braccia, o
spalla; proiezioni eseguite con l'aiuto dell'anca; proiezioni eseguite con
l'aiuto del piede o delle gambe. Le immobilizzazioni possono essere: semplici,
in cui l'avversario viene trattenuto a terra senza che alcuna parte del suo
corpo sia soggetta e sensazioni di dolore; vitali, che hanno lo scopo di
soffocare l'avversario per mezzo di una presa incrociata ai baveri. Nella
tecnica dell'attacco vengono contemplati i colpi diretti che possono essere
inferti all'avversario, suddivisi in due gruppi. Braccio e piede: nel primo
gruppo i colpi vengono inferti con la mano a taglio, di punta, con le nocche,
col polso, col gomito. Nel secondo gruppo si usa il tallone, la punta del piede,
il ginocchio. I colpi vengono inferti nei punti più sensibili e delicati
del corpo, con l'effetto di provocare un'acuta sensazione di dolore, a seconda
dell'altezza della persona e dell'opportunità che si presenta.