Città in provincia di Ancona, a 96 m s/m., nella valle dell'Esino.
• Econ. - Fiorente centro agricolo, con produzione di cereali, uva da
vino, olio, tabacco, canapa, lino, ortaggi, frutta, è sede di industrie
tessili, cartarie, alimentari, meccaniche e del mobilio; ad essa si affianca
l'artigianato locale, con le tradizionali lavorazioni di oreficeria e della
carta. • St. - La città è di origini remote ma sconosciute;
nel 247 a.C. fu sottomessa dai Romani, dei quali divenne colonia. Compresa nella
tribù Pollia da Augusto, subì le devastazioni di Goti e Longobardi
(V sec.) e in epoca carolingia fu donata alla Chiesa. Libero Comune a partire
dal XII sec., si impegnò in una politica a favore dei ghibellini,
ottenendo da Federico II, che proprio a
J. era nato, ampi privilegi. Dopo
alterne vicende, che videro la città tornare fra i possedimenti della
Chiesa e sotto il controllo di grandi famiglie nobili (dai Malatesta ai
Montefeltro), il potere della Chiesa sul territorio fu definitivamente
ristabilito e mantenuto fino al 1860. • Arte - La configurazione
urbanistica di
J. rivela in modo chiaro le tappe della sua trasformazione
da centro medievale, arroccato su una piccola altura, a centro moderno, con
costruzioni recenti e quartieri residenziali. Mentre alcuni ritrovamenti
archeologici documentano l'antico insediamento preistorico, è possibile
ricostruire solo il tracciato urbanistico del villaggio romano, poiché ad
esso si è sovrapposto quello medievale, del quale sono rimaste
perfettamente conservate le mura risalenti al Trecento. Fra i monumenti,
interessanti sono la chiesa gotica di San Marco (XIII sec.), quella
romanico-gotica di San Nicolò (secc. X-XIII) e il palazzo della Signoria
(XV sec.), opera di Francesco di Giorgio Martini. La pinacoteca della
città conserva numerosi quadri di Lorenzo Lotto. 39.181 ab. CAP
60035.