Filosofo tedesco. Figlio di un commerciante, si indirizzò agli studi
filosofici dopo un viaggio a Ginevra, dedicandosi allo studio di Kant e Spinoza.
Strinse amicizia con Lavater e Hamann, ma in particolare con Goethe, la cui
figura è adombrata in quella del protagonista del suo primo romanzo:
L'epistolario di Edward Allwill (1776), cui seguì la sua seconda
prova narrativa,
Woldemar (1779). Nel 1785 pubblicò il polemico
carteggio intercorso fra lui e Mendelssohn a proposito della filosofia di
Spinoza e, nel 1789, ne preparò una nuova edizione corredata da
importanti appendici, fra cui un riassunto del sistema di Bruno, dal titolo
Sulla dottrina di Spinoza. Seguirono
David Hume sulla fede, ossia
idealismo e realismo (1787), che diede inizio alle polemiche col criticismo
kantiano,
Lettera di Jacobi su Fichte (1790), in polemica contro
l'ateismo, e
Del tentativo del criticismo di riportare la ragione
all'intelletto (1801), apertamente anti-kantiano. Nella prefazione
all'edizione delle sue opere (1818), precisò sistematicamente la sua
posizione filosofica. La prevalenza del "sentimento", in quanto
interiorità, sulla "ragione", in quanto forza ordinatrice e
armonizzatrice delle esperienze cognitive della persona, caratterizzano la prima
impostazione filosofica di
J. In seguito, però, egli rilevò
come l'assunzione della ragione a principio filosofico comportasse esiti
deterministici, senza riuscire a spiegare la libertà dell'uomo.
Quest'ultima, infatti, è per lui estranea a ogni dimostrazione e
inattingibile da qualsiasi forma di conoscenza mediata: della libertà si
può avere solo un'esperienza diretta nella coscienza morale. Per
J. era dunque la fede a porre in contatto l'uomo con le realtà
ultime e ad essere anzi la premessa irrinunciabile di ogni conoscenza. In Kant
J. vedeva una contraddizione fra l'affermazione di un fondamento ultimo
della conoscenza (la cosa in sé) e la riduzione di tutto il conoscibile a
fenomenico. Sostenne dunque che la filosofia doveva essere basata sulla fede in
ciò che non è dimostrato ma offerto da una sorta di rivelazione:
una fede naturale che permette il contatto diretto con la realtà per
mezzo di un'intuizione sopra-sensibile (Düsseldorf 1743 - Monaco di Baviera
1819).