Opera di Pietro Giannone, pubblicata nel 1723. Ha per intento la narrazione dei
fatti e degli avvenimenti legati alla vita napoletana dall'epoca romana ai tempi
dell'autore, e quindi "tutto ciò che alla forma del governo, così
politica e temporale, come ecclesiastica e spirituale, vi appartiene". Assertore
dello Stato laico, Giannone conduce con acceso coraggio e con rigoroso metodo
una documentata ed aspra critica alle istituzioni papali, invocando la
sostituzione della sovranità del popolo alla sovranità
paternalistica dello Stato assoluto. L'opera, che ebbe ai suoi tempi una
meritata e vasta risonanza, e che costò al suo autore l'esilio e il
martirio, è da considerarsi una delle opere più importanti ed
autorevoli della storiografia italiana, sia per l'influenza che ebbe nella
formazione della nuova coscienza politica delle nostre sfere intellettuali, sia
per il vigoroso e schietto e personalissimo stile polemico, sia per il metodo
nuovo con cui l'autore applicò le teorie vichiane intese a scoprire nella
storia quei filoni di umanità che soli possono aprire la via al progresso
e alla civiltà.