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Islamismo.

Religione fondata da Maometto e civiltà ad essa connessa. • Rel. - Religione fondata nel VII sec. in Arabia da Maometto. Il messaggio di Maometto, trasmessogli da Dio per mezzo dell'angelo Gabriele, è contenuto in un libro sacro, il Corano, dal quale emerge la credenza in un dio unico e onnipotente, Allah. La dottrina di Maometto non rappresenta un sistema organico e completo, ma consiste in un insieme di elementi assai diversi ricavati dal paganesimo arabo, dal cristianesimo e dal giudaismo. Oltre al Corano fonti della dogmatica sono: la sunnah, complesso delle tradizioni canoniche su detti e fatti di Maometto, ritenuto ispirato da Dio e perciò infallibile; l'igma, accordo dei dotti intorno a questioni non risolte con chiarezza e non comprese nel Corano. Manca nell'i. una gerarchia ecclesiastica, e perfino un vero e proprio clero. Non si possono infatti considerare sacerdoti gli addetti alle moschee come l'imam o guida della preghiera in comune, il khatib che ha il compito di tenere la predica il venerdì, o il muadhdhin (muezzin) che cinque volte al giorno annunzia l'ora della preghiera canonica. Interpreti del dogma, del rito e del diritto canonico sono gli ulama che sono insieme teologi e giuristi. L'unica carica governativa come capo dell'i. è quella del gran muftì che gode di una autorità locale e dà responsi sulle prescrizioni concernenti i vari aspetti della vita umana. Il credo islamico non ammette la Trinità cristiana che il Corano ritiene dottrina politeistica. Dio per i musulmani è unico, onnipotente, creatore e remuneratore. I musulmani considerano la Bibbia e il Vangelo testi sacri, ma nella loro forma attuale alterati o apocrifi e credono nei Profeti quali inviati divini alle nazioni; il primo di essi fu Adamo, l'ultimo Maometto. Gesù è un Profeta anche lui, non già il figlio di Dio. Dopo la morte, gli eletti raggiungeranno i giardini del Paradiso, dove troveranno bellissime fanciulle (uri), future loro compagne. Tutto ciò che avviene nell'universo, anche l'eterna pena o l'eterna gioia, avviene per predestinazione divina: non c'è posto per il libero arbitrio dell'uomo. Le sette più importanti sono i Sunniti, che rappresentano la maggioranza ortodossa, gli Sciiti e gli Ibaditi. Nel XVII sec. scomparve quella dei Mutaziliti. Sul piano rituale ogni musulmano è tenuto alla professione di fede, alla preghiera canonica (salat), al digiuno del mese di ramadan che comporta l'astensione diurna da cibi, bevande, rapporti sessuali e fumo, all'elemosina rituale e al pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta in vita. Il sistema politico islamico fondato anch'esso sulle dottrine religiose considera il mondo diviso in due zone: i Paesi dell'Islam e i Paesi di guerra, abitati da infedeli. A capo dell'universale monarchia musulmana sta il califfo che però non ha alcun potere in materia religiosa. Il governo dei vari territori può essere affidato a principi vassalli. • Dir. - Il diritto viene considerato dall'i. tradizionale come espressione di volontà divina rivelata dal Corano o indirettamente attraverso Maometto, e quindi sistemata dai giureconsulti. Pienamente soggetto di diritto è l'uomo una volta pubere, purché libero e sano. Lo schiavo è un bene commerciabile: può sposare la libera. La moglie può amministrare il proprio patrimonio (e se non vi è un dono nuziale da parte del marito le nozze sono annullabili) ma non può compiere atti di liberalità senza consenso. Il marito può divorziare senza motivo; la moglie deve avere un motivo. La successione è legittima per due terzi del patrimonio: sono chiamati i coniugi, i genitori, gli ascendenti paterni, i discendenti, i fratelli e le sorelle. Genitori, figli e coniuge non sono mai esclusi. Il miscredente, l'omicida del testatore e lo schiavo sono incapaci a succedere. Per la terra conquistata si paga una tassa fondiaria. La terra in proprietà originaria è soggetta a una decima religiosa. La terra incolta diviene proprietà di chi la mette a coltura. Le obbligazioni a interesse sono vietate, comodato e mutuo sono gratuiti. Vigono anche l'uso, l'usufrutto, l'abitazione e le servitù. L'apostasia fa perdere la capacità giuridica come la morte. Nell'ambito penale vige l'oralità del processo, e l'unicità e inappellabilità del giudice, dotato di larghissimo potere discrezionale, compreso quello di riformare la propria sentenza riconoscendola errata. Per l'omicidio volontario e per le lesioni vige la legge del taglione, la compensazione è però obbligatoria per i reati non intenzionali. L'uomo libero è punito più gravemente dello schiavo o della donna. • Arte - L'unità religiosa e linguistica e la subordinazione di ogni carattere individuale a finalità generali influirono in modo determinante sulle espressioni artistiche delle popolazioni islamiche, sopprimendo in gran parte le tradizioni nazionali dei vastissimi territori conquistati, mentre le strettissime relazioni commerciali tra i vari Stati musulmani e la conseguente rapida diffusione dei ritrovati tecnici e formali, contribuirono alla omogeneità del gusto. L'avversione per ogni rappresentazione della figura umana, per quanto non sempre rigorosa, determinò lo sviluppo dell'arte islamica in senso decorativo, impedendo l'evoluzione autonoma della scultura e della pittura, subordinate con valore ornamentale all'architettura, e favorendo invece la fioritura delle arti minori. L'architettura stessa non propose in genere soluzioni costruttive nuove, limitandosi a combinare variamente elementi già noti ai Sasanidi e ai Bizantini (volta, cupola, sala colonnata, arco carenato), ma eccelse nell'elaborazione in senso decorativo dei dati architettonici. Quasi ovunque si usò il laterizio; furono impiegati l'arco a sesto acuto, a catena (in Persia), a ferro di cavallo (in Spagna), l'arco acuto dentato e quello ribassato; le cupole si elevarono su pennacchi, peducci o nicchie angolari, dalla cui sovrapposizione derivò verso il XII sec. la caratteristica decorazione a stalattiti (Cappella Palatina di Palermo). Tipica è la creazione della moschea, ritrovo, luogo di preghiera e insieme fortificato, costituita nel suo schema più elementare da una sala di preghiera (haram) aperta su di un cortile porticato su tre lati (shan), poi affiancata da altri edifici, come la scuola di teologia (madrasa) e l'ospedale; per influsso bizantino si sviluppò anche la moschea a pianta centrale coperta da cupola (moschea di Selim a Edirne, XVI sec.). Tra le costruzioni profane, notevoli i palazzi, le regge fortificate, i bazar, gli alberghi, le pubbliche fontane, le fortezze costruite secondo il sistema bizantino. Grandissima diffusione e pregi formali e coloristici raggiunsero le tarsie in marmo, i rivestimenti di mattonelle dipinte e in genere le ceramiche, gli intagli in legno, le decorazioni in stucco, le miniature (soprattutto in Persia e in India), i tappeti (in Persia, nel Caucaso e nell'Anatolia), le sete, le oreficerie, l'industria vetraria, ecc. I vari stili dell'arte islamica sono: stile degli Omayyadi (665-750; fino al 1050 in Spagna), caratterizzato dall'assorbimento di elementi bizantini e persiani e dalla costruzione delle prime moschee, a Gerusalemme, a Damasco, ecc.; stile degli Abbasidi (750-1000), esteso all'Asia anteriore e all'Egitto, con l'uso tipico del laterizio e delle decorazioni a ceramica smaltata; stile selgiuchide (1050-1250 circa), esteso ! tutta l'Asia islamica: appare l'elemento turco, si costruiscono edifici e torri funerarie e i primi minareti, il gusto cromatico dell'architettura si accentua; stile fatimita (970-1170), fiorito in Egitto e in parte della Siria, con diramazioni anche nella Sicilia araba, poi seguito nelle stesse regioni da quello ayyubida (1170-1250) e mamelucco (1250-1520); stile moresco (1130-1500), che fiorì in Spagna e si distingue nel periodo almohadico (1130-1250) e nel cosiddetto stile dell'Alhambra (1250-1500); stile persiano-mongolico (1250-1500), sviluppatosi sotto l'influsso orientale a Tabriz, a Buhara (arte ilkhanide) e a Samarcanda; stile safawide (1500-1720), in cui riaffiorano motivi iranici e si sviluppano particolarmente la pittura e l'arte tessile; stile moghul (1520-1800), fiorito in India; stile osmanlio (dal 1300), diffuso in tutto il dominio turco e, dal 1700 in poi, sempre più aperto alla penetrazione di forme europee.