eXTReMe Tracker
Tweet

Ippia minore.

Dialogo filosofico di Platone. In quest'opera, così chiamata per distinguerla dal dialogo Ippia maggiore o Del bello, attribuito in un primo tempo a Platone, ma poi riconosciuto apocrifo, l'autore presenta il dibattito avvenuto fra Socrate e il sofista Ippia di Elide sulla questione se sia migliore Ulisse o Achille e quindi, più in generale, su ciò che si deve intendere per menzogna. Secondo Socrate lo scaltro e bugiardo Ulisse è senza dubbio migliore di Achille, incapace per natura di mentire in quanto solo chi è intelligente riesce a far apparire vero ciò che non è. Infatti, secondo il filosofo ateniese, chi non è intelligente o non riesce a mentire o, se mente, lo fa inconsciamente, per ignoranza, mentre chi è intelligente ed avveduto riesce sia a dire la verità sia a mentire. Ad Ippia, che si ribella a queste conclusione, Socrate fa osservare che quando Achille mente, lo fa perché non conosce la verità delle cose, cioè per ignoranza; ora, continua il filosofo, è certamente migliore chi falla coscientemente (come Ulisse), che chi falla per ignoranza; alle nuove rimostranze di Ippia, Socrate ammette di non essere in realtà nemmeno lui tanto convinto di quanto ha sostenuto, e così il dialogo si chiude. In quest'opera, che appartiene al periodo così detto "socratico" di Platone, quando cioè il filosofo ateniese, ancora giovane, si limitava nei suoi dialoghi ad esporre le dottrine del maestro, si dimostra, in modo indiretto e in verità un po' tortuoso, la teoria di Socrate secondo cui si pecca solo per ignoranza e che quindi l'uomo che possiede la scienza si volge al bene; tuttavia, anche se scegliesse di fare il male, sarebbe in ogni caso superiore all'ignorante. L'I. è considerato, quasi unanimemente, uno dei meno interessanti fra i dialoghi platonici.