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Inni omerici.

Complesso di 34 componimenti poetici, carmi in esametri in lode di varie divinità, premessi, secondo l'uso dei rapsodi, alla recitazione dei poemi epici. L'attribuzione ad Omero è senza fondamento, e si può supporre che la loro composizione dati tra il IX ed il III sec. a.C., essendo anche da escludere che essi siano tutti opera di uno stesso poeta. Tra gli I.o. a noi giunti, e che debbono costituire soltanto una piccola parte dei numerosi conosciuti dagli antichi, i più famosi sono quello ad Apollo Delio, in cui si narra della nascita del dio nell'isola di Delfi, e quello dedicato ad Apollo Pizio, ricordato nel suo lungo errare alla ricerca del luogo in cui fondare l'oracolo. L'inno a Demetra narra il rapimento di Persefone, il dolore della madre Demetra e quello della terra privata così delle messi, l'intervento di Zeus che ottiene il suo ritorno sulla terra per un terzo dell'anno, lasciando che per il resto del tempo essa rimanga nell'Ade. L'Inno ad Ermes e ad Afrodite sono particolarmente interessanti soprattutto per il tono della loro composizione: l'argomento religioso è infatti qui trattato con grande libertà, non rifuggendo dalla descrizione di elementi comici nella rappresentazione delle avventure fiabesche e astutamente fraudolente del giovane dio né da quelli grotteschi inerenti all'amore di Afrodite per il mortale Anchise. Largamente diffusi nell'epoca classica, essi trovarono due continuatori nell'età ellenistica, grazie all'opera di Callimaco e del filosofo stoico Cleante, costituendo ancor oggi, pur nella disparità del loro valore artistico, un'interessantissima fonte cui accedere per la conoscenza e la comprensione dei miti che formarono la cultura ed il pensiero dei greci.