Stato (1.890.754 kmq; 218.274.000 ab.) insulare dell'Asia sud-orientale. Il
territorio comprende le grandi Isole della Sonda (Sumatra, Giava, la maggior
parte dell'isola del Borneo), le piccole Isole della Sonda (Bali, Lombok,
Sumbawa, Sumba, Flores, Timor), l'arcipelago delle Molucche, la metà
occidentale della Nuova Guinea (Irian occidentale), Celebes e circa 30
arcipelaghi minori. L'arcipelago dell'
I., il più grande del mondo
(conta circa 14.000 isole), si estende per quasi 5.000 km in direzione Ovest-Est
tra la penisola di Malacca e l'Australia. È bagnato dal Mar Cinese
Meridionale a Nord, dall'Oceano Indiano a Ovest e a Sud, dall'Oceano Pacifico a
Est. Capitale: Giacarta. Città principali: Bandung, Semarang, Palembang,
Pontianak, Denpasar, Jogjakarta, Surakarta. Ordinamento: Repubblica unitaria di
tipo presidenziale: al presidente spetta il potere legislativo, unitamente al
Congresso del popolo. È suddivisa in 27 province governate da organismi
locali. Moneta: rupia indonesiana, suddivisa in 100
sen. Lingua
ufficiale:
bahasa Indonesia, di origine malese. Religione: musulmana, con
minoranze buddhiste e induiste.
GEOGRAFIAMorfologia:
la struttura geologica dell'
I. costituisce il risultato di movimenti
della crosta terrestre verificatisi nel corso dei millenni. Nel Cenozoico sono
emerse le isole che appartengono all'arcipelago della Sonda, parte superiore di
imponenti catene montuose formatesi contemporaneamente al corrugamento
alpino-himalayano. Tali corrugamenti si manifestano oggi mediante catene
montuose che occupano la sezione meridionale di Sumatra, le Isole della Sonda,
buona parte del Borneo, le Molucche e Celebes, raggiungendo altezze notevoli
(Leuser 3.466 m, Kerintji 3.805 m, Semeru 3.676 m, Lombok 3.775 m). Le arcate
insulari, anche in epoche recenti, hanno continuato il loro lento sollevamento:
l'attività vulcanica, responsabile di immani catastrofi, è la
caratteristica fondamentale dell'orografia dell'
I.; molti sono i vulcani
ancora attivi (Kerintji di 3.805 m, Semeru di 3.676 m, Slamat di 3.428 m,
Tjereme di 3078 m). ║
Idrografia: numerosi i fiumi, in genere
abbondanti d'acqua e navigabili da piccole imbarcazioni, utilissimi per le
comunicazioni con le regioni interne ancora in parte coperte da fitte foreste.
Spesso sono le uniche vie di comunicazione con le regioni interne. ║
Clima e vegetazione: l'arcipelago indonesiano è attraversato
dall'Equatore, è circondato da immense distese di acque oceaniche e
racchiude al suo interno vaste distese di mari: è l'unica regione
asiatica a clima prettamente equatoriale. Le temperature sono elevate e costanti
(25°C) per tutto l'anno e le precipitazioni sono abbondantissime. È
forte l'influenza dei monsoni che danno luogo a due stagioni nettamente
distinte: quella secca, da giugno a ottobre, con piogge rare; quella piovosa, da
novembre a maggio, con ingenti precipitazioni. Le notevoli precipitazioni e il
clima caldo favoriscono un grande rigoglio vegetale; numerosissime le piante
spontanee utili all'uomo, tra le quali banani, areche, alberi della canfora.
Relativamente recente l'introduzione dell'
Hevea brasiliensis (da cui si
trae la gomma naturale) in grandi piantagioni ottenute abbattendo la foresta.
Cartina dell'Indonesia
ECONOMIA
L'
I. è un Paese ricchissimo di materie prime e dotato di una grossa
liquidità finanziaria costretto, però, dalla politica statale e
delle altre potenze al sottosviluppo. ║
Agricoltura: il clima
caldo-umido è favorevole alle coltivazioni, ma la produttività
è bassa a causa dei metodi arcaici usati dai contadini (prevalgono forme
di economia rurale basate sulla sussistenza). I prodotti principali sono: riso,
granoturco, manioca, arachidi, canna da zucchero, banane, cacao, caffè,
tabacco, soia, patate dolci e caucciù. ║
Allevamento: non
è molto praticato dato che neanche il 10% della superficie totale
è destinato a prati e pascoli. Bovini, ovini, caprini, suini, cavalli.
Immenso il patrimonio forestale: teak, ebano, sandalo, palme, bambù,
caucciù. ║
Industria: la produzione mineraria è
discreta, soprattutto in seguito alle scoperte di giacimenti di petrolio e
uranio nell'Isola di Sumatra. Abbondanti i pozzi petroliferi. Il sottosuolo
fornisce inoltre stagno, carbone, manganese, nichel, diamanti, oro e argento. Il
Paese è quasi privo di industrie manifatturiere e le sue risorse sono
legate al settore estrattivo. Stanno lentamente sviluppandosi soprattutto le
industrie alimentari e tessili, specie a Giava e in minor misura a Sumatra;
nelle altre isole è prevalente l'artigianato. Notevolissima
l'esportazione del legname pregiato della foresta. Le comunicazioni si svolgono
soprattutto lungo le strade costiere o lungo i fiumi. Per le comunicazioni
aeree, importantissimo l'aeroporto intercontinentale di Djakarta. I porti
più importanti sono: Surabaja, Djakarta (Tandjung Priok), Semarang e
Pandang.
STORIANonostante i
mutamenti provocati, nel corso dei secoli, dalle varie sovrapposizioni etniche e
culturali, soprattutto da parte della civiltà indiana e dalla successiva
islamizzazione, la società indonesiana conservò intatta la propria
struttura socio-economica di base: il villaggio. Infatti, la penetrazione
spontanea dell'Islamismo, iniziata nel XIV sec., anziché modificare le
strutture tradizionali, le rafforzò. Pertanto, quando all'inizio del XVII
sec. gli Olandesi cominciarono a porre le basi del loro dominio coloniale, il
nucleo fondamentale della società indonesiana rimaneva ancora il
villaggio che aveva conservato la propria struttura originaria, ormai vecchia di
qualche millennio, per quanto la società, nel suo insieme, avesse subito
profonde modifiche determinate dal passaggio da una società inizialmente
egualitaria, caratterizzata dal matriarcato, a una società di tipo
schiavistico, soggetta all'autorità di un'aristocrazia principesca. Data
la tendenza a fare della comunità religiosa il centro della vita sociale,
l'Islamismo rafforzò la struttura di base della società
indonesiana, dando un nuovo impulso all'organizzazione collettivistica del
villaggio, in contrasto con l'ordinamento aristocratico delle varie corti dei
signori locali (Craton), in continua lotta tra di loro. Anche la penetrazione
europea, iniziata nei primi anni del XVI sec. dai Portoghesi, in concorrenza con
gli Spagnoli, lasciò per oltre un secolo inalterato il millenario assetto
della società indonesiana, poiché si trattò inizialmente di
insediamenti unicamente di tipo commerciale, tendenti ad assicurare il monopolio
delle spezie. Caratteristiche diverse ebbe la penetrazione olandese, iniziata
nei primi anni del XVII sec. da parte delle Compagnie delle Indie Orientali, che
eliminò la concorrenza ispano-portoghese, ricorrendo alle armi e
imponendosi poi sugli Stati indigeni. Nel 1610 fu insediato un governatore
generale, nel 1619 venne fondata Batavia e negli anni seguenti la Compagnia
olandese divenne la dominatrice incontrastata delle Indie. Centro propulsore
della nascente società capitalistica olandese, la Compagnia delle Indie
sottopose il territorio indonesiano a un incontrollato sfruttamento,
sconvolgendone il millenario assetto socio-economico e facendo precipitare
l'economia locale in una profonda crisi che provocò la disperata reazione
della popolazione indonesiana. La situazione non migliorò dopo lo
scioglimento nel 1798 della Compagnia e il passaggio sotto l'amministrazione
diretta dello Stato olandese, dopo la firma di un accordo con la Gran Bretagna
(1824) per la limitazione delle reciproche zone d'influenza. L'adozione di
misure economiche, quali il sistema delle colture obbligatorie e delle
piantagioni affidate a proprietari europei, finì con lo sconvolgere
l'intero assetto socio-economico delle circa tremila isole dell'arcipelago
indonesiano, condizionandolo alle esigenze dello sfruttamento coloniale.
Nonostante i massicci investimenti diretti soprattutto alle piantagioni di
gomma, a quelle di palma da olio e al settore minerario, scarsi furono i
miglioramenti nel tenore di vita della popolazione locale, poiché il
territorio continuò ad essere considerato solo come un grande serbatoio
di materie prime e ogni trasformazione in senso moderno, compresa la creazione
di una struttura industriale, fu ostacolata dalle autorità coloniali che
non provvidero a preparare una classe dirigente locale per l'avvio di un
graduale processo verso l'autogoverno, tanto che alla vigilia dell'indipendenza
il 95% della popolazione risultava ancora analfabeta. Nonostante gli ostacoli
frapposti allo sviluppo economico e sociale e alla diffusione della cultura da
parte delle autorità coloniali, sin dai primi anni del Novecento andarono
creandosi movimenti anticoloniali, soprattutto di ispirazione socialista,
tra cui il Sarekat Islam, costituitosi nel 1911 e divenuto in breve tempo un
grande movimento di massa. Successivamente si formò il Partito
comunista che, nel 1926, scatenò una furiosa rivolta a Giava, repressa
duramente, e il Partito nazionalista, costituitosi nel 1927 per iniziativa di un
gruppo di giovani appartenenti alla borghesia intellettuale, capeggiati da Ahmed
Sukarno, che fu presto imprigionato insieme coi suoi più diretti
collaboratori. L'occupazione militare giapponese, avvenuta nel 1942, diede una
spinta decisiva al crollo del potere coloniale olandese. Di fronte all'occupante
giapponese, che non nascondeva le proprie ambizioni imperialistiche, i gruppi
nazionalisti indonesiani si divisero, assumendo un diverso atteggiamento. Mentre
i movimenti moderati islamici e, in misura minore, il Partito nazionalista
indonesiano (PNI), si posero su posizioni collaborazioniste, comunisti e
socialisti diedero vita alla resistenza armata contro la potenza occupante. Ad
essi si unì più tardi anche il PNI. Ciò consentì di
dar vita, prima della disfatta giapponese, a un vasto movimento nazionalista,
capeggiato da Sukarno, che il 17 agosto 1945 proclamò la nascita della
Repubblica Democratica Indonesiana, la cui autorità si estendeva sulle
isole di Giava, Sumatra e Madura. Con la mediazione inglese fu stipulato
l'accordo di Minggadjati (novembre 1946) in cui i rappresentanti del Governo
indonesiano e olandese si impegnavano a creare uno Stato federale. L'accordo
fallì e l'Olanda cercò di imporre con le armi il proprio dominio
coloniale. Data la sua posizione strategica l'
I. fu oggetto di pressioni
fortissime sia da parte del blocco occidentale che di quello orientale e
ciò rese particolarmente difficile l'equilibrio politico della nuova
entità statale. Infatti, alla resistenza armata contro il tentativo
olandese di ripristinare il dominio coloniale, si aggiunse, verso la fine del
1948, la lotta interna tra le diverse fazioni che scatenò una violenta
repressione anticomunista da parte del Governo Hatta. Nell'agosto 1950, la
Repubblica federale fu sostituita da uno Stato unitario e, con il consolidamento
dell'indipendenza, il Governo indonesiano andò orientandosi verso un
indirizzo neutralista e di equidistanza tra Oriente e Occidente. Nell'ambito
della politica interna tale indirizzo assunse le caratteristiche della
"democrazia guidata" e si accentuò dopo il ritorno alla legalità
del partito comunista e l'avvicinamento ad esso del presidente Sukarno. Il nuovo
orientamento del Governo provocò la violenta reazione del Partito
musulmano Masjumi e delle destre. Facendo leva sulle tendenze separatistiche
delle isole periferiche e potendo contare sull'appoggio armato olandese, nel
1958 le forze di destra scatenarono una vasta rivolta armata. Spento ogni
focolaio di rivolta, Sukarno procedette allo scioglimento dell'assemblea
costituente e di tutte le formazioni politiche, istituendo, nel marzo 1959, un
regime presidenziale. Facendo assegnamento sul largo prestigio personale di cui
godeva, Sukarno diede inoltre vita a un Fronte nazionale che avrebbe dovuto
porsi al di sopra dei partiti e consentire all'
I. di assumere la
leadership dei Paesi afro-asiatici non allineati. I progetti di Sukarno, fattosi
nominare presidente a vita nel 1963, erano destinati al fallimento, sia
nell'ambito della politica interna che internazionale. E nel frattempo emergeva
l'inadeguatezza delle riforme attuate, dilagava la corruzione amministrativa e
si accrescevano gli squilibri fra le varie isole. L'ibrida coalizione tra forze
nazionaliste, militari di destra, religiose e comuniste, era ormai solo un dato
formale, mentre gli opposti schieramenti politici stavano preparandosi alla
battaglia risolutiva, l'uno in senso rivoluzionario, l'altro per invertire
l'indirizzo antimperialista e neutralista di Sukarno. Nell'autunno del 1965 si
venne alla resa dei conti; il 30 settembre si ebbe un tentativo di colpo di
Stato da parte di un gruppo di ufficiali di sinistra, in maggioranza
filocomunisti e appoggiati dallo stesso Sukarno. La pronta reazione dei militari
di destra, capeggiati dal generale Suharto, consentì a questi di
rovesciare la situazione e di assumere la direzione politica, dando inizio a una
campagna repressiva che dilagò in tutto il Paese. Per quanto il numero
delle vittime non sia mai stato ufficialmente precisato, secondo fonti
attendibili, si sarebbe aggirato dalle trecentomila alle seicentomila persone
uccise. Il partito comunista, che contava oltre tre milioni di iscritti e vari
milioni di simpatizzanti, fu eliminato dalla scena politica e la maggior parte
dei suoi dirigenti furono uccisi. Nel marzo 1967 Sukarno fu privato di ogni
potere anche formale e nel marzo 1968 Suharto venne nominato capo dello Stato.
Tra i problemi di più difficile soluzione che si presentavano al "Nuovo
Ordine" vi era quello della lotta alla corruzione, dilagante nella sfera
dell'amministrazione pubblica, a tutti i livelli. Nell'intento di costruire una
nuova dialettica politica, il regime di Suharto, dopo le sanguinose repressioni
dei primi tempi, andò assumendo toni più sfumati, ricercando
inoltre un nuovo equilibrio internazionale. Nel luglio 1971, sotto la rigida vigilanza delle
forze armate si svolsero le prime elezioni politiche, presentate come un'importante tappa sulla
via della normalizzazione politica. Il risultato, scontato in partenza, assegnò la
maggioranza assoluta al raggruppamento governativo, consentendo al regime di Suharto di
costituirsi una facciata di parziale democrazia, tale da favorire, unitamente alla
stabilità politica, l'afflusso di investimenti stranieri. Nel novembre 1972 Suharto
compì un lungo viaggio in Europa, ottenendo concreti risultati. Nel 1978 venne rieletto
alla presidenza. La sua politica estera si tradusse in questi anni in una significativa
apertura verso Hanoi, non contrastando l'influenza vietnamita sul Laos e sulla Cambogia.
Ma il problema principale rimase quello relativo all'ex colonia portoghese di Timor,
sconvolta da gravi contrasti interni dopo la fine del regime coloniale (1974). Per impedire
il raggiungimento dell'indipendenza, l'esercito indonesiano intervenne a Timor Est,
sconfiggendo le formazioni indipendentiste del FRETILIN e annettendo l'ex colonia. Le
nuove elezioni (maggio 1982) confermarono le precedenti consultazioni e nel 1983 Suharto
riottenne la nomina presidenziale. Nel 1984 aumentò il dissenso nei confronti del
regime da parte di alcuni gruppi politico-religiosi di ispirazione islamica, dopo che nel
febbraio 1983 il Governo aveva promosso un'azione giudiziaria repressiva contro i
rappresentanti del Negara Islam Indonesia, accusati di attuare azioni sovversive contro
l'ordine costituito. Le proteste della popolazione musulmana sfociarono in manifestazioni
duramente represse dall'esercito. Dopo un'effimera tregua nel 1983, nell'Isola di Timor la
guerriglia riprese. Le elezioni del 1987 riconfermarono al regime il generale Suharto. Per
superare le difficoltà economiche, gravi nonostante l'aumento dei prezzi del petrolio
e del gettito fiscale, Suharto impose l'austerità, accompagnata da un programma di
privatizzazione dei beni pubblici e di drastica riduzione dell'apparato protezionistico, al
fine di stimolare l'efficienza e lo spirito imprenditoriale. Nel 1988 Suharto venne rieletto
presidente per la quinta volta. Sul piano economico si registrò un deciso miglioramento,
grazie al programma di risanamento, che consentì di abbassare l'inflazione, all'impulso
dato alle esportazioni di legname e gomma per compensare il deprezzamento del petrolio, alla
liberalizzazione del commercio estero, nonché all'incentivazione del turismo e degli
investimenti stranieri. Di contro continuarono a permanere gravi problemi quali il debito
estero, l'inefficienza dei monopoli e la corruzione dilagante. La politica estera fu
contrassegnata, alla fine degli anni Ottanta, da interventi volti a favorire la pace in
Cambogia e dall'apertura di relazioni diplomatiche con la Cina e con l'URSS. A partire
dai primi anni Novanta la ripresa economica fu sensibile, favorita anche dagli investimenti
da parte di Paesi stranieri. Le elezioni del 1992 segnarono, nonostante la flessione del
suo partito (Golkar), una nuova vittoria di Suharto, che nel 1993 fu rieletto presidente
della Repubblica. A partire dal 1994 si assistette a un aspro irrigidimento del regime:
furono chiusi diversi giornali dissidenti e vennero arrestati membri appartenenti a
organizzazioni contrarie al regime. Nel 1997 e 1998, l'economia indonesiana subì
un tracollo: 2,5 milioni di persone persero il lavoro. Nel 1998, inoltre, l'
I.
venne devastata da un monsone di violenza inusitata e da spaventosi incendi che distrussero
milioni di ettari di foreste. Nel marzo 1998, il presidente decise di restare in carica
altri 5 anni. Ma il disastro ambientale, la carenza di generi alimentari e l'aumento dei
prezzi provocarono violente dimostrazioni antigovernative: oltre 500 persone morirono a
Giacarta in tumulti di piazza e Suharto fu costretto a dimettersi nel maggio 1998. Fu
sostituito dal vice presidente Jusuf Habibie, che promise riforme e che annunciò
che sarebbe stata concessa l'indipendenza a Timor Est. Nel
novembre 1998, le tensioni in
I. esplosero nuovamente, provocando sanguinosi
scontri tra soldati e studenti. La milizia pro-indonesiana, all'indomani della vittoria
del referendum per l'indipendenza di Timor Est - organizzato dalle Nazioni Unite il
30 agosto 1999 - massacrò migliaia di persone, rendendo sempre più remota
l'ipotesi di una transizione a un Governo democratico. La drammaticità della
situazione rese necessario l'invio di una forza internazionale di pace, che assunse
il controllo militare di Timor Est (V.) fino al febbraio 2000. Il 24 dicembre 1999 il
Consiglio di sicurezza dell'ONU approvò la creazione dell'Amministrazione
transitoria a Timor Est, con il compito di condurre la colonia all'indipendenza
effettiva. Nel frattempo, la Camera alta elesse presidente Abdurraham Wahid, leader
del Partito del risveglio della Nazione; a Megawati Sukarnoputri, esponente del
Partito democratico, fu assegnata la vicepresidenza. Wahid nominò subito
un Governo di unità nazionale per affrontare i problemi più gravi,
tra cui gli scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani in varie parti delle
Molucche e le violenze separatiste a Sumatra e nella provincia dell'Irian Jaya: la
dichiarazione di indipendenza da parte di quest'ultima (giugno 2000) provocò
lo sbarco di truppe. Nel maggio 2000 intanto il Governo mise agli arresti domiciliari
per corruzione e abuso di potere l'ex dittatore Suharto. Nel corso del 2000 il presidente
Wahid venne implicato in due scandali finanziari noti con il nome di Buloggate
(riguardante l'appropriazione di 4 milioni di dollari dalle casse di Bulog, l'ente
statale preposto a calmierare i prezzi delle derrate agricole) e di Bruneigate
(riguardante la scomparsa di una donazione di 2 milioni di dollari da parte del
sultano del Brunei). Già in crisi, nel febbraio 2001 la presidenza Wahid
dovette fare i conti con una nuova ondata di violenze a sfondo etnico-religioso
nella provincia di Kalimantan centrale, sull'Isola del Borneo. A luglio il Parlamento depose
il presidente. A ricoprire l'incarico venne chiamata la vicepresidente Megawati Sukarnoputri,
appoggiata dal Parlamento, dai militari e dall'opinione pubblica internazionale. Appena
insediata, la presidente dovette fronteggiare l'ennesimo massacro dei separatisti ad
Aceh (la parte Nord di Sumatra che rivendica la propria indipendenza),
dove almeno 31 civili furono uccisi (agosto). Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001
contro le Torri Gemelle e il Pentagono, il Governo, conscio della presenza sul suo
territorio (il più ricco di abitanti di religione islamica al mondo) di nuclei estremistici
musulmani legati a movimenti terroristici internazionali, adottò una linea durissima
nella lotta al terrorismo, manifestando la propria solidarietà agli Stati Uniti.
Tuttavia la decisione statunitense di intervenire contro l'Afghanistan provocò
una dura protesta anti-americana, sia a livello diplomatico (la presidente Megawati
Sukarnoputri prese ufficialmente le distanze dalla campagna militare contro
l'Afghanistan criticando attacchi e raid aerei), sia a livello di opinione pubblica
(diverse e particolarmente cruente furono le manifestazioni contro l'attacco
anglo-americano). Nel gennaio 2002 il Paese si preparò all'indipendenza di Timor Est,
raggiunta il 20 maggio 2002, con una serie di accordi bilaterali tendenti a ricreare
rapporti stabili e pacifici tra le due entità statali. In agosto vennero promosse modifiche
costituzionali in vista di un allargamento dei diritti democratici, tra i quali l'elezione
diretta di presidente e vice-presidente. L'
I. si trovò a dovere affrontare
un'emergenza terroristica di ampia portata quando, il 12 ottobre, un ordigno esplose in
una discoteca di Bali, uccidendo 202 persone, la maggior parte delle quali turisti.
Le autorità indonesiane risposero all'attentato, per l'attribuzione del quale venne
sospettata una cellula di Al-Qaeda che avrebbe agito con l'aiuto del gruppo islamico
locale Jamaa Islamiyah, con una serie di misure, tra cui l'ampliamento dei poteri della
polizia. Poco dopo il leader di Jamaa Islamiyah, Abu Bakar Ba'asyir venne arrestato
(l'anno successivo sarebbe stato prosciolto dalle accuse di tradimento e azioni sovversive).
In dicembre i ribelli separatisti del GAM (Free Aceh Movement) della provincia
di Aceh e la presidente Megawati Sukanoputri firmarono un accordo allo scopo di porre fine a
al conflitto in atto dal 1976; l'accordo prevedeva la concessione dell'autonomia e di
libere elezioni in cambio del disarmo del GAM. In seguito al fallimento dei negoziati,
nel maggio 2003 l'esercito indonesiano lanciò un'offensiva contro i ribelli ad
Aceh e fu dichiarata la legge marziale. Nell'aprile 2004 si tennero le elezioni locali
e parlamentari, che furono vinte dal Partito Golkar, dell'ex presidente Suharto, seguito dal
Partito democratico guidato dalla presidente Sukarnoputri. Nel mese di maggio si
verificarono nelle Molucche nuovi scontri religiosi tra cristiani e musulmani, causando
la morte di una quarantina di persone. Intanto, nel distretto di Aceh, la legge marziale
imposta l'anno prima venne sostituita dallo stato di emergenza. Le presidenziali
tenutesi in due tornate in luglio e in settembre 2004, prime elezioni libere
in
I. dopo la fine del
regime dittatoriale nel 1998, decretarono la vittoria al ballottaggio di Susilo
Bambang Yudhoyono. Tra gli obiettivi prioritari del suo mandato, Yudhoyono indicò il
rilancio dell'economia, la diminuzione del'elevato tasso di disoccupazione e il
superamento dei conflitti etnici e regionali. Nel mese di dicembre il Paese fu devastato
da un violento tsunami che causò più di 100.000 vittime e centinaia di migliaia di
dispersi, in particolare nella zona di Banda Aceh, nell'estremo Nord dell'isola di
Sumatra. Il maremoto, provocato da un forte sisma di magnitudo 9 della scala Richter
con epicentro al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, interessò molti Stati
del Sud-Est asiatico. Nel marzo 2005 un nuovo terremoto al largo di Sumatra causò la morte
di oltre un centinaio di persone, molte delle quali sull'Isola di Nias. Nell'agosto dello
stesso anno il Governo e i separatisti del GAM firmarono un accordo di pace che contemplava
il disarmo dei ribelli (effettivamente iniziato il mese successivo) e il ritiro delle
truppe governative dal territorio dell'Aceh. In ottobre l'Isola di Bali venne nuovamente
sconvolta da una serie di attentati (tre attacchi kamikaze) nei quali persero la vita
23 persone. Nel maggio 2006 un nuovo violento terremoto causò la morte di migliaia di persone
nell'Isola di Java.
Scene di vita a Jakarta
L'essiccazione del tabacco in Indonesia
Scene di vita a Giava
Una sequenza del maremoto abbattutosi nel Sud-Est asiatico