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Indonesia.

Stato (1.890.754 kmq; 218.274.000 ab.) insulare dell'Asia sud-orientale. Il territorio comprende le grandi Isole della Sonda (Sumatra, Giava, la maggior parte dell'isola del Borneo), le piccole Isole della Sonda (Bali, Lombok, Sumbawa, Sumba, Flores, Timor), l'arcipelago delle Molucche, la metà occidentale della Nuova Guinea (Irian occidentale), Celebes e circa 30 arcipelaghi minori. L'arcipelago dell'I., il più grande del mondo (conta circa 14.000 isole), si estende per quasi 5.000 km in direzione Ovest-Est tra la penisola di Malacca e l'Australia. È bagnato dal Mar Cinese Meridionale a Nord, dall'Oceano Indiano a Ovest e a Sud, dall'Oceano Pacifico a Est. Capitale: Giacarta. Città principali: Bandung, Semarang, Palembang, Pontianak, Denpasar, Jogjakarta, Surakarta. Ordinamento: Repubblica unitaria di tipo presidenziale: al presidente spetta il potere legislativo, unitamente al Congresso del popolo. È suddivisa in 27 province governate da organismi locali. Moneta: rupia indonesiana, suddivisa in 100 sen. Lingua ufficiale: bahasa Indonesia, di origine malese. Religione: musulmana, con minoranze buddhiste e induiste.

GEOGRAFIA

Morfologia: la struttura geologica dell'I. costituisce il risultato di movimenti della crosta terrestre verificatisi nel corso dei millenni. Nel Cenozoico sono emerse le isole che appartengono all'arcipelago della Sonda, parte superiore di imponenti catene montuose formatesi contemporaneamente al corrugamento alpino-himalayano. Tali corrugamenti si manifestano oggi mediante catene montuose che occupano la sezione meridionale di Sumatra, le Isole della Sonda, buona parte del Borneo, le Molucche e Celebes, raggiungendo altezze notevoli (Leuser 3.466 m, Kerintji 3.805 m, Semeru 3.676 m, Lombok 3.775 m). Le arcate insulari, anche in epoche recenti, hanno continuato il loro lento sollevamento: l'attività vulcanica, responsabile di immani catastrofi, è la caratteristica fondamentale dell'orografia dell'I.; molti sono i vulcani ancora attivi (Kerintji di 3.805 m, Semeru di 3.676 m, Slamat di 3.428 m, Tjereme di 3078 m). ║ Idrografia: numerosi i fiumi, in genere abbondanti d'acqua e navigabili da piccole imbarcazioni, utilissimi per le comunicazioni con le regioni interne ancora in parte coperte da fitte foreste. Spesso sono le uniche vie di comunicazione con le regioni interne. ║ Clima e vegetazione: l'arcipelago indonesiano è attraversato dall'Equatore, è circondato da immense distese di acque oceaniche e racchiude al suo interno vaste distese di mari: è l'unica regione asiatica a clima prettamente equatoriale. Le temperature sono elevate e costanti (25°C) per tutto l'anno e le precipitazioni sono abbondantissime. È forte l'influenza dei monsoni che danno luogo a due stagioni nettamente distinte: quella secca, da giugno a ottobre, con piogge rare; quella piovosa, da novembre a maggio, con ingenti precipitazioni. Le notevoli precipitazioni e il clima caldo favoriscono un grande rigoglio vegetale; numerosissime le piante spontanee utili all'uomo, tra le quali banani, areche, alberi della canfora. Relativamente recente l'introduzione dell'Hevea brasiliensis (da cui si trae la gomma naturale) in grandi piantagioni ottenute abbattendo la foresta.
Cartina dell'Indonesia


ECONOMIA

L'I. è un Paese ricchissimo di materie prime e dotato di una grossa liquidità finanziaria costretto, però, dalla politica statale e delle altre potenze al sottosviluppo. ║ Agricoltura: il clima caldo-umido è favorevole alle coltivazioni, ma la produttività è bassa a causa dei metodi arcaici usati dai contadini (prevalgono forme di economia rurale basate sulla sussistenza). I prodotti principali sono: riso, granoturco, manioca, arachidi, canna da zucchero, banane, cacao, caffè, tabacco, soia, patate dolci e caucciù. ║ Allevamento: non è molto praticato dato che neanche il 10% della superficie totale è destinato a prati e pascoli. Bovini, ovini, caprini, suini, cavalli. Immenso il patrimonio forestale: teak, ebano, sandalo, palme, bambù, caucciù. ║ Industria: la produzione mineraria è discreta, soprattutto in seguito alle scoperte di giacimenti di petrolio e uranio nell'Isola di Sumatra. Abbondanti i pozzi petroliferi. Il sottosuolo fornisce inoltre stagno, carbone, manganese, nichel, diamanti, oro e argento. Il Paese è quasi privo di industrie manifatturiere e le sue risorse sono legate al settore estrattivo. Stanno lentamente sviluppandosi soprattutto le industrie alimentari e tessili, specie a Giava e in minor misura a Sumatra; nelle altre isole è prevalente l'artigianato. Notevolissima l'esportazione del legname pregiato della foresta. Le comunicazioni si svolgono soprattutto lungo le strade costiere o lungo i fiumi. Per le comunicazioni aeree, importantissimo l'aeroporto intercontinentale di Djakarta. I porti più importanti sono: Surabaja, Djakarta (Tandjung Priok), Semarang e Pandang.

STORIA

Nonostante i mutamenti provocati, nel corso dei secoli, dalle varie sovrapposizioni etniche e culturali, soprattutto da parte della civiltà indiana e dalla successiva islamizzazione, la società indonesiana conservò intatta la propria struttura socio-economica di base: il villaggio. Infatti, la penetrazione spontanea dell'Islamismo, iniziata nel XIV sec., anziché modificare le strutture tradizionali, le rafforzò. Pertanto, quando all'inizio del XVII sec. gli Olandesi cominciarono a porre le basi del loro dominio coloniale, il nucleo fondamentale della società indonesiana rimaneva ancora il villaggio che aveva conservato la propria struttura originaria, ormai vecchia di qualche millennio, per quanto la società, nel suo insieme, avesse subito profonde modifiche determinate dal passaggio da una società inizialmente egualitaria, caratterizzata dal matriarcato, a una società di tipo schiavistico, soggetta all'autorità di un'aristocrazia principesca. Data la tendenza a fare della comunità religiosa il centro della vita sociale, l'Islamismo rafforzò la struttura di base della società indonesiana, dando un nuovo impulso all'organizzazione collettivistica del villaggio, in contrasto con l'ordinamento aristocratico delle varie corti dei signori locali (Craton), in continua lotta tra di loro. Anche la penetrazione europea, iniziata nei primi anni del XVI sec. dai Portoghesi, in concorrenza con gli Spagnoli, lasciò per oltre un secolo inalterato il millenario assetto della società indonesiana, poiché si trattò inizialmente di insediamenti unicamente di tipo commerciale, tendenti ad assicurare il monopolio delle spezie. Caratteristiche diverse ebbe la penetrazione olandese, iniziata nei primi anni del XVII sec. da parte delle Compagnie delle Indie Orientali, che eliminò la concorrenza ispano-portoghese, ricorrendo alle armi e imponendosi poi sugli Stati indigeni. Nel 1610 fu insediato un governatore generale, nel 1619 venne fondata Batavia e negli anni seguenti la Compagnia olandese divenne la dominatrice incontrastata delle Indie. Centro propulsore della nascente società capitalistica olandese, la Compagnia delle Indie sottopose il territorio indonesiano a un incontrollato sfruttamento, sconvolgendone il millenario assetto socio-economico e facendo precipitare l'economia locale in una profonda crisi che provocò la disperata reazione della popolazione indonesiana. La situazione non migliorò dopo lo scioglimento nel 1798 della Compagnia e il passaggio sotto l'amministrazione diretta dello Stato olandese, dopo la firma di un accordo con la Gran Bretagna (1824) per la limitazione delle reciproche zone d'influenza. L'adozione di misure economiche, quali il sistema delle colture obbligatorie e delle piantagioni affidate a proprietari europei, finì con lo sconvolgere l'intero assetto socio-economico delle circa tremila isole dell'arcipelago indonesiano, condizionandolo alle esigenze dello sfruttamento coloniale. Nonostante i massicci investimenti diretti soprattutto alle piantagioni di gomma, a quelle di palma da olio e al settore minerario, scarsi furono i miglioramenti nel tenore di vita della popolazione locale, poiché il territorio continuò ad essere considerato solo come un grande serbatoio di materie prime e ogni trasformazione in senso moderno, compresa la creazione di una struttura industriale, fu ostacolata dalle autorità coloniali che non provvidero a preparare una classe dirigente locale per l'avvio di un graduale processo verso l'autogoverno, tanto che alla vigilia dell'indipendenza il 95% della popolazione risultava ancora analfabeta. Nonostante gli ostacoli frapposti allo sviluppo economico e sociale e alla diffusione della cultura da parte delle autorità coloniali, sin dai primi anni del Novecento andarono creandosi movimenti anticoloniali, soprattutto di ispirazione socialista, tra cui il Sarekat Islam, costituitosi nel 1911 e divenuto in breve tempo un grande movimento di massa. Successivamente si formò il Partito comunista che, nel 1926, scatenò una furiosa rivolta a Giava, repressa duramente, e il Partito nazionalista, costituitosi nel 1927 per iniziativa di un gruppo di giovani appartenenti alla borghesia intellettuale, capeggiati da Ahmed Sukarno, che fu presto imprigionato insieme coi suoi più diretti collaboratori. L'occupazione militare giapponese, avvenuta nel 1942, diede una spinta decisiva al crollo del potere coloniale olandese. Di fronte all'occupante giapponese, che non nascondeva le proprie ambizioni imperialistiche, i gruppi nazionalisti indonesiani si divisero, assumendo un diverso atteggiamento. Mentre i movimenti moderati islamici e, in misura minore, il Partito nazionalista indonesiano (PNI), si posero su posizioni collaborazioniste, comunisti e socialisti diedero vita alla resistenza armata contro la potenza occupante. Ad essi si unì più tardi anche il PNI. Ciò consentì di dar vita, prima della disfatta giapponese, a un vasto movimento nazionalista, capeggiato da Sukarno, che il 17 agosto 1945 proclamò la nascita della Repubblica Democratica Indonesiana, la cui autorità si estendeva sulle isole di Giava, Sumatra e Madura. Con la mediazione inglese fu stipulato l'accordo di Minggadjati (novembre 1946) in cui i rappresentanti del Governo indonesiano e olandese si impegnavano a creare uno Stato federale. L'accordo fallì e l'Olanda cercò di imporre con le armi il proprio dominio coloniale. Data la sua posizione strategica l'I. fu oggetto di pressioni fortissime sia da parte del blocco occidentale che di quello orientale e ciò rese particolarmente difficile l'equilibrio politico della nuova entità statale. Infatti, alla resistenza armata contro il tentativo olandese di ripristinare il dominio coloniale, si aggiunse, verso la fine del 1948, la lotta interna tra le diverse fazioni che scatenò una violenta repressione anticomunista da parte del Governo Hatta. Nell'agosto 1950, la Repubblica federale fu sostituita da uno Stato unitario e, con il consolidamento dell'indipendenza, il Governo indonesiano andò orientandosi verso un indirizzo neutralista e di equidistanza tra Oriente e Occidente. Nell'ambito della politica interna tale indirizzo assunse le caratteristiche della "democrazia guidata" e si accentuò dopo il ritorno alla legalità del partito comunista e l'avvicinamento ad esso del presidente Sukarno. Il nuovo orientamento del Governo provocò la violenta reazione del Partito musulmano Masjumi e delle destre. Facendo leva sulle tendenze separatistiche delle isole periferiche e potendo contare sull'appoggio armato olandese, nel 1958 le forze di destra scatenarono una vasta rivolta armata. Spento ogni focolaio di rivolta, Sukarno procedette allo scioglimento dell'assemblea costituente e di tutte le formazioni politiche, istituendo, nel marzo 1959, un regime presidenziale. Facendo assegnamento sul largo prestigio personale di cui godeva, Sukarno diede inoltre vita a un Fronte nazionale che avrebbe dovuto porsi al di sopra dei partiti e consentire all'I. di assumere la leadership dei Paesi afro-asiatici non allineati. I progetti di Sukarno, fattosi nominare presidente a vita nel 1963, erano destinati al fallimento, sia nell'ambito della politica interna che internazionale. E nel frattempo emergeva l'inadeguatezza delle riforme attuate, dilagava la corruzione amministrativa e si accrescevano gli squilibri fra le varie isole. L'ibrida coalizione tra forze nazionaliste, militari di destra, religiose e comuniste, era ormai solo un dato formale, mentre gli opposti schieramenti politici stavano preparandosi alla battaglia risolutiva, l'uno in senso rivoluzionario, l'altro per invertire l'indirizzo antimperialista e neutralista di Sukarno. Nell'autunno del 1965 si venne alla resa dei conti; il 30 settembre si ebbe un tentativo di colpo di Stato da parte di un gruppo di ufficiali di sinistra, in maggioranza filocomunisti e appoggiati dallo stesso Sukarno. La pronta reazione dei militari di destra, capeggiati dal generale Suharto, consentì a questi di rovesciare la situazione e di assumere la direzione politica, dando inizio a una campagna repressiva che dilagò in tutto il Paese. Per quanto il numero delle vittime non sia mai stato ufficialmente precisato, secondo fonti attendibili, si sarebbe aggirato dalle trecentomila alle seicentomila persone uccise. Il partito comunista, che contava oltre tre milioni di iscritti e vari milioni di simpatizzanti, fu eliminato dalla scena politica e la maggior parte dei suoi dirigenti furono uccisi. Nel marzo 1967 Sukarno fu privato di ogni potere anche formale e nel marzo 1968 Suharto venne nominato capo dello Stato. Tra i problemi di più difficile soluzione che si presentavano al "Nuovo Ordine" vi era quello della lotta alla corruzione, dilagante nella sfera dell'amministrazione pubblica, a tutti i livelli. Nell'intento di costruire una nuova dialettica politica, il regime di Suharto, dopo le sanguinose repressioni dei primi tempi, andò assumendo toni più sfumati, ricercando inoltre un nuovo equilibrio internazionale. Nel luglio 1971, sotto la rigida vigilanza delle forze armate si svolsero le prime elezioni politiche, presentate come un'importante tappa sulla via della normalizzazione politica. Il risultato, scontato in partenza, assegnò la maggioranza assoluta al raggruppamento governativo, consentendo al regime di Suharto di costituirsi una facciata di parziale democrazia, tale da favorire, unitamente alla stabilità politica, l'afflusso di investimenti stranieri. Nel novembre 1972 Suharto compì un lungo viaggio in Europa, ottenendo concreti risultati. Nel 1978 venne rieletto alla presidenza. La sua politica estera si tradusse in questi anni in una significativa apertura verso Hanoi, non contrastando l'influenza vietnamita sul Laos e sulla Cambogia. Ma il problema principale rimase quello relativo all'ex colonia portoghese di Timor, sconvolta da gravi contrasti interni dopo la fine del regime coloniale (1974). Per impedire il raggiungimento dell'indipendenza, l'esercito indonesiano intervenne a Timor Est, sconfiggendo le formazioni indipendentiste del FRETILIN e annettendo l'ex colonia. Le nuove elezioni (maggio 1982) confermarono le precedenti consultazioni e nel 1983 Suharto riottenne la nomina presidenziale. Nel 1984 aumentò il dissenso nei confronti del regime da parte di alcuni gruppi politico-religiosi di ispirazione islamica, dopo che nel febbraio 1983 il Governo aveva promosso un'azione giudiziaria repressiva contro i rappresentanti del Negara Islam Indonesia, accusati di attuare azioni sovversive contro l'ordine costituito. Le proteste della popolazione musulmana sfociarono in manifestazioni duramente represse dall'esercito. Dopo un'effimera tregua nel 1983, nell'Isola di Timor la guerriglia riprese. Le elezioni del 1987 riconfermarono al regime il generale Suharto. Per superare le difficoltà economiche, gravi nonostante l'aumento dei prezzi del petrolio e del gettito fiscale, Suharto impose l'austerità, accompagnata da un programma di privatizzazione dei beni pubblici e di drastica riduzione dell'apparato protezionistico, al fine di stimolare l'efficienza e lo spirito imprenditoriale. Nel 1988 Suharto venne rieletto presidente per la quinta volta. Sul piano economico si registrò un deciso miglioramento, grazie al programma di risanamento, che consentì di abbassare l'inflazione, all'impulso dato alle esportazioni di legname e gomma per compensare il deprezzamento del petrolio, alla liberalizzazione del commercio estero, nonché all'incentivazione del turismo e degli investimenti stranieri. Di contro continuarono a permanere gravi problemi quali il debito estero, l'inefficienza dei monopoli e la corruzione dilagante. La politica estera fu contrassegnata, alla fine degli anni Ottanta, da interventi volti a favorire la pace in Cambogia e dall'apertura di relazioni diplomatiche con la Cina e con l'URSS. A partire dai primi anni Novanta la ripresa economica fu sensibile, favorita anche dagli investimenti da parte di Paesi stranieri. Le elezioni del 1992 segnarono, nonostante la flessione del suo partito (Golkar), una nuova vittoria di Suharto, che nel 1993 fu rieletto presidente della Repubblica. A partire dal 1994 si assistette a un aspro irrigidimento del regime: furono chiusi diversi giornali dissidenti e vennero arrestati membri appartenenti a organizzazioni contrarie al regime. Nel 1997 e 1998, l'economia indonesiana subì un tracollo: 2,5 milioni di persone persero il lavoro. Nel 1998, inoltre, l'I. venne devastata da un monsone di violenza inusitata e da spaventosi incendi che distrussero milioni di ettari di foreste. Nel marzo 1998, il presidente decise di restare in carica altri 5 anni. Ma il disastro ambientale, la carenza di generi alimentari e l'aumento dei prezzi provocarono violente dimostrazioni antigovernative: oltre 500 persone morirono a Giacarta in tumulti di piazza e Suharto fu costretto a dimettersi nel maggio 1998. Fu sostituito dal vice presidente Jusuf Habibie, che promise riforme e che annunciò che sarebbe stata concessa l'indipendenza a Timor Est. Nel novembre 1998, le tensioni in I. esplosero nuovamente, provocando sanguinosi scontri tra soldati e studenti. La milizia pro-indonesiana, all'indomani della vittoria del referendum per l'indipendenza di Timor Est - organizzato dalle Nazioni Unite il 30 agosto 1999 - massacrò migliaia di persone, rendendo sempre più remota l'ipotesi di una transizione a un Governo democratico. La drammaticità della situazione rese necessario l'invio di una forza internazionale di pace, che assunse il controllo militare di Timor Est (V.) fino al febbraio 2000. Il 24 dicembre 1999 il Consiglio di sicurezza dell'ONU approvò la creazione dell'Amministrazione transitoria a Timor Est, con il compito di condurre la colonia all'indipendenza effettiva. Nel frattempo, la Camera alta elesse presidente Abdurraham Wahid, leader del Partito del risveglio della Nazione; a Megawati Sukarnoputri, esponente del Partito democratico, fu assegnata la vicepresidenza. Wahid nominò subito un Governo di unità nazionale per affrontare i problemi più gravi, tra cui gli scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani in varie parti delle Molucche e le violenze separatiste a Sumatra e nella provincia dell'Irian Jaya: la dichiarazione di indipendenza da parte di quest'ultima (giugno 2000) provocò lo sbarco di truppe. Nel maggio 2000 intanto il Governo mise agli arresti domiciliari per corruzione e abuso di potere l'ex dittatore Suharto. Nel corso del 2000 il presidente Wahid venne implicato in due scandali finanziari noti con il nome di Buloggate (riguardante l'appropriazione di 4 milioni di dollari dalle casse di Bulog, l'ente statale preposto a calmierare i prezzi delle derrate agricole) e di Bruneigate (riguardante la scomparsa di una donazione di 2 milioni di dollari da parte del sultano del Brunei). Già in crisi, nel febbraio 2001 la presidenza Wahid dovette fare i conti con una nuova ondata di violenze a sfondo etnico-religioso nella provincia di Kalimantan centrale, sull'Isola del Borneo. A luglio il Parlamento depose il presidente. A ricoprire l'incarico venne chiamata la vicepresidente Megawati Sukarnoputri, appoggiata dal Parlamento, dai militari e dall'opinione pubblica internazionale. Appena insediata, la presidente dovette fronteggiare l'ennesimo massacro dei separatisti ad Aceh (la parte Nord di Sumatra che rivendica la propria indipendenza), dove almeno 31 civili furono uccisi (agosto). Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle e il Pentagono, il Governo, conscio della presenza sul suo territorio (il più ricco di abitanti di religione islamica al mondo) di nuclei estremistici musulmani legati a movimenti terroristici internazionali, adottò una linea durissima nella lotta al terrorismo, manifestando la propria solidarietà agli Stati Uniti. Tuttavia la decisione statunitense di intervenire contro l'Afghanistan provocò una dura protesta anti-americana, sia a livello diplomatico (la presidente Megawati Sukarnoputri prese ufficialmente le distanze dalla campagna militare contro l'Afghanistan criticando attacchi e raid aerei), sia a livello di opinione pubblica (diverse e particolarmente cruente furono le manifestazioni contro l'attacco anglo-americano). Nel gennaio 2002 il Paese si preparò all'indipendenza di Timor Est, raggiunta il 20 maggio 2002, con una serie di accordi bilaterali tendenti a ricreare rapporti stabili e pacifici tra le due entità statali. In agosto vennero promosse modifiche costituzionali in vista di un allargamento dei diritti democratici, tra i quali l'elezione diretta di presidente e vice-presidente. L'I. si trovò a dovere affrontare un'emergenza terroristica di ampia portata quando, il 12 ottobre, un ordigno esplose in una discoteca di Bali, uccidendo 202 persone, la maggior parte delle quali turisti. Le autorità indonesiane risposero all'attentato, per l'attribuzione del quale venne sospettata una cellula di Al-Qaeda che avrebbe agito con l'aiuto del gruppo islamico locale Jamaa Islamiyah, con una serie di misure, tra cui l'ampliamento dei poteri della polizia. Poco dopo il leader di Jamaa Islamiyah, Abu Bakar Ba'asyir venne arrestato (l'anno successivo sarebbe stato prosciolto dalle accuse di tradimento e azioni sovversive). In dicembre i ribelli separatisti del GAM (Free Aceh Movement) della provincia di Aceh e la presidente Megawati Sukanoputri firmarono un accordo allo scopo di porre fine a al conflitto in atto dal 1976; l'accordo prevedeva la concessione dell'autonomia e di libere elezioni in cambio del disarmo del GAM. In seguito al fallimento dei negoziati, nel maggio 2003 l'esercito indonesiano lanciò un'offensiva contro i ribelli ad Aceh e fu dichiarata la legge marziale. Nell'aprile 2004 si tennero le elezioni locali e parlamentari, che furono vinte dal Partito Golkar, dell'ex presidente Suharto, seguito dal Partito democratico guidato dalla presidente Sukarnoputri. Nel mese di maggio si verificarono nelle Molucche nuovi scontri religiosi tra cristiani e musulmani, causando la morte di una quarantina di persone. Intanto, nel distretto di Aceh, la legge marziale imposta l'anno prima venne sostituita dallo stato di emergenza. Le presidenziali tenutesi in due tornate in luglio e in settembre 2004, prime elezioni libere in I. dopo la fine del regime dittatoriale nel 1998, decretarono la vittoria al ballottaggio di Susilo Bambang Yudhoyono. Tra gli obiettivi prioritari del suo mandato, Yudhoyono indicò il rilancio dell'economia, la diminuzione del'elevato tasso di disoccupazione e il superamento dei conflitti etnici e regionali. Nel mese di dicembre il Paese fu devastato da un violento tsunami che causò più di 100.000 vittime e centinaia di migliaia di dispersi, in particolare nella zona di Banda Aceh, nell'estremo Nord dell'isola di Sumatra. Il maremoto, provocato da un forte sisma di magnitudo 9 della scala Richter con epicentro al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, interessò molti Stati del Sud-Est asiatico. Nel marzo 2005 un nuovo terremoto al largo di Sumatra causò la morte di oltre un centinaio di persone, molte delle quali sull'Isola di Nias. Nell'agosto dello stesso anno il Governo e i separatisti del GAM firmarono un accordo di pace che contemplava il disarmo dei ribelli (effettivamente iniziato il mese successivo) e il ritiro delle truppe governative dal territorio dell'Aceh. In ottobre l'Isola di Bali venne nuovamente sconvolta da una serie di attentati (tre attacchi kamikaze) nei quali persero la vita 23 persone. Nel maggio 2006 un nuovo violento terremoto causò la morte di migliaia di persone nell'Isola di Java.
Scene di vita a Jakarta

L'essiccazione del tabacco in Indonesia

Scene di vita a Giava

Una sequenza del maremoto abbattutosi nel Sud-Est asiatico