L'insediamento, in un Paese o in una regione, di persone provenienti da altri
Paesi o regioni. Insieme alla corrispondente
emigrazione, fa parte del
più ampio fenomeno delle migrazioni umane internazionali e interne
(V. MIGRAZIONE). • Encicl. - L'
i. è un fenomeno relativamente
recente, che risale al secondo dopoguerra, consistente nello spostamento di
masse da Paesi arretrati o sottosviluppati, interessati da un notevole aumento
demografico, verso Paesi industrializzati, in cui la popolazione cresce poco
o diminuisce. Nella sua fase iniziale l'
i. avvenne senza limitazioni,
a volte su invito degli stessi Paesi verso il quale si rivolgeva il flusso
migratorio; successivamente quasi tutti gli Stati la regolamentarono, pur
nel rispetto dei principi della libertà del lavoro. Il fenomeno
migratorio interessò gli Stati Uniti e diversi Paesi dell'Europa
occidentale, tra cui la Germania, la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia.
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L'i. in Italia: l'Italia è un Paese che nell'arco di
pochi anni si trasformò da tradizionale Paese di emigrazione in Paese
di
i., non solo perché si andava consolidando un'economia
industriale, ma soprattutto perché, fino alla fine degli anni Ottanta,
la politica di
i. fu molto meno restrittiva di quella adottata dagli
altri Stati europei. Al primo massiccio flusso risalente agli anni Settanta,
costituito da immigrati africani (Tunisia, Marocco, Egitto, Senegal, Capo Verde,
Etiopia, Somali, Madagascar), fece seguito un'ondata migratoria proveniente
dai Paesi dell'Europa orientale (Polonia, Ucraina) negli anni Ottanta, e dagli
Stati asiatici (Pakistan, Sri Lanka) e della penisola balcanica (Albania,
Kossovo) dagli anni Novanta. La prima legge che riconobbe i diritti degli
immigrati fu la L. 943 del 1987 che, pur presentando norme molto restrittive,
introdusse l'accesso al lavoro con la clausola che potevano essere svolte solo
quelle mansioni che fossero rifiutate dal lavoratore italiano; il permesso di
soggiorno per motivi di studio; il permesso di soggiorno per turismo; la
possibilità di accesso alle prestazioni sanitarie. La vera svolta in
ambito di regolamentazione fu rappresentata dalla L. 28-2-1990, n. 39
(conosciuta come
legge Martelli), che introdusse il diritto di
cittadinanza come diritto realmente fruibile. L'immigrato iscritto al
collocamento poté lavorare godendo degli stessi diritti del lavoratore
italiano; l'accesso alla sanità diventò automatico dal momento
in cui l'immigrato otteneva il permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura;
si costituirono i centri di prima accoglienza; si istituirono borse di studio
per gli studenti; si inaugurò la fase della programmazione dei flussi
migratori; si istituirono le consulte nazionali, regionali e provinciali
dell'
i.; vennero previsti fondi destinati alle politiche dell'
i.
Nel 1995 fu emanato il decreto 416 (conosciuto come
legge Dini),
che regolarizzò le posizioni contributive dei lavoratori immigrati.
La L. 25 luglio 1998, n. 286 (conosciuta come
legge Turco-Napolitano)
previde espulsioni più rapide per i clandestini e maggiori diritti
per i regolari. Stabilì la programmazione degli ingressi legata alla
capacità di assorbimento nell'economia nazionale; il rilascio del
permesso di soggiorno della durata di tre anni per gli immigrati in regola
da oltre cinque anni, che diede accesso all'assistenza sanitaria e ai bandi
per le case popolari; l'introduzione della figura dello sponsor (cittadino
italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia, ente pubblico o
associazione autorizzata), che fungeva da garante per l'accesso di uno
straniero personalmente individuato. Il 20 dicembre 2000 furono adottati
dei provvedimenti miranti a colpire con più forza gli sfruttatori
dell'
i. clandestina (falsificatori di documenti, favoreggiatori della
prostituzione). La L. 30 luglio 2002, n. 189 (conosciuta come
legge Bossi-Fini)
introdusse norme più severe per l'ingresso e la
permanenza in Italia degli immigrati. Stabilì l'obbligo di fornire
le proprie impronte digitali agli immigrati che chiedono il permesso di
soggiorno o il rinnovo; la concessione del permesso di soggiorno della durata
di due anni (non più di tre) allo straniero che già possiede un
contratto di lavoro (il datore di lavoro deve fornire garanzie sulla
disponibilità di un alloggio e l'immigrato che rimane senza lavoro
deve tornare in patria); l'abolizione della figura dello sponsor; il passaggio
da cinque a sei anni per ottenere la carta di soggiorno (che a differenza del
permesso non ha scadenza); la regolarizzazione di colf e badanti; la
concessione di maggiori poteri alle navi della Marina Militare per bloccare
le carrette che trasportano clandestini; l'introduzione di sconti di
pena per gli scafisti pentiti; norme più severe sui ricongiungimenti
familiari (il cittadino extracomunitario può essere raggiunto da un
familiare solo se a carico). Il Governo attuò inoltre una maxi-sanatoria
(L. 9 ottobre 2002, n. 222) che regolarizzò gli extracomunitari (non
solo colf e badanti) che lavorano in aziende da oltre tre mesi con contratto
di lavoro a tempo indeterminato o per un periodo non inferiore a un anno.
Le domande di regolarizzazione presentate furono quasi 700.000.
L'immigrazione clandestina in Europa
L'immigrazione clandestina in Europa (1)