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Immanentismo.

Ogni concezione filosofica che tenda a identificare la sostanza materiale e la sostanza spirituale, il mondo empirico con la totalitā. La voce i. assume sfumature diverse in relazione alle dottrine filosofiche per le quali essa viene utilizzata. L'i. gnoseologico di Kant afferma l'intrascendibilitā dell'esperienza: "Non possiamo infatti sentire fuori di noi, ma solo dentro di noi; la nostra coscienza, presa pure nella sua interezza, non ci attesta che le nostre modificazioni". L'esperienza è resa possibile dalle forme "a priori" del conoscere, le categorie. L'uso della ragione è ristretto entro i limiti della conoscenza possibile e al soggetto pensante viene attribuita un'attivitā non produttiva ma soltanto conoscitiva. L'i. metafisico (idealismo postkantiano: Fichte, Schelling, Hegel) si spinge fino al punto di non ammettere alcuna realtā al di fuori del soggetto pensante. C'è infine un i. religioso, il quale nasce dal rifiuto di una rappresentazione "frantumata" del reale e considera il soprannaturale presente nel soggetto. La religione sarebbe un fatto meramente umano che scaturisce direttamente dall'esperienza personale. Fondatore del metodo immanentistico fu M. Blondel, secondo cui è necessario trovare nell'azione la sintesi tra naturale e soprannaturale, facendo scaturire il soprannaturale dall'uomo stesso. Nel timore che, a partire da questi presupposti teorici, si potesse giungere a negare la rivelazione e persino l'esistenza di una vita soprannaturale queste tesi furono condannate con l'enciclica Pascendi Domini gregis (1907) di Pio X.