Al secolo
Iñigo López de Loyola. Fondatore della Compagnia
di Gesù. Appartenente a una famiglia della nobiltà basca, fu
avviato al servizio della corte spagnola, dapprima come paggio alla corte di re
Ferdinando di Castiglia e in seguito come gentiluomo di Antonio Manrique de
Lara, viceré di Navarra, con incarichi prevalentemente diplomatici. Nel
1521, nel corso della guerra tra Carlo V di Spagna e Francesco I di Francia per
il possesso della Navarra transpirenea, prese parte alla difesa del castello di
Pamplona contro i Francesi. Gravemente ferito nel corso dei combattimenti, fu
riportato a Loyola e costretto a un lungo periodo di immobilità. Durante
il periodo di convalescenza
I. si dedicò alla lettura della
Vita Christi di Ludulfo di Sassonia e del
Flos Sanctorum di
Giacomo da Varazze. Lo studio di queste opere lo portò a compiere una
profonda riflessione sulla sua vita passata e sui valori che lo avevano guidato
fino a quel momento. La crisi spirituale attraversata da
I. si risolse
nella sua conversione religiosa e in un radicale cambiamento di vita. Lasciata
la famiglia, nel 1522 si recò in pellegrinaggio presso il monastero
catalano di Montserrat, dove si votò a una vita di penitenza e di
sacrificio. Ritiratosi nella vicina città di Manresa (presso Barcellona),
alternò periodi di vita eremitica a soggiorni presso conventi e ospizi,
sottoponendosi a penitenze e digiuni. Risale a questi anni il primo abbozzo dei
suoi
Esercizi spirituali. Tra il 1526 e il 1528
I., in vista
dell'ordinazione sacerdotale, intraprese studi filosofici e teologici presso le
università di Alcalá de Henares e di Salamanca. Iniziata nel
frattempo un'intensa attività di predicazione, la sua capacità di
attrarre seguaci lo rese sospetto all'Inquisizione che, considerandolo membro di
una setta ereticale, lo obbligò a un periodo di detenzione. Recatosi a
Parigi per proseguire i suoi studi presso la facoltà di Teologia,
I. si trattenne in quella città sette anni (1528-35), conseguendo
il grado di
magister artium nel 1534. A Parigi raccolse attorno a
sé numerosi discepoli, sei dei quali (Pietro Favre, Francesco Xavier,
Diego Laínez di Almazán, Alfonso Salmerón di Toledo,
Nicolò Alonso di Bobadilla, Simone Rodríguez de Azevedo) il 15
agosto 1534 pronunciarono insieme a lui, a Montmartre, il voto di dedicare la
propria vita a Dio, in povertà e castità, e di recarsi a predicare
in Terra Santa o, se questo fosse stato impossibile, di operare secondo la
volontà del Papa. Ordinato sacerdote a Venezia (dove si era recato per
imbarcarsi per la Palestina) nel 1537, nell'impossibilità di
intraprendere il viaggio a causa della guerra in atto tra Venezia e l'Islam,
decise con i compagni di recarsi a Roma. Nel 1540, dopo aver compiuto le
missioni temporanee affidategli in Italia da Paolo III,
I. e i suoi
compagni si costituirono in ordine religioso, la Compagnia di Gesù
(V. GESUITA), riconosciuta dalla Chiesa con la
bolla papale
Regimini militantis Ecclesiae. La Compagnia di Gesù,
organizzata secondo i cinque paragrafi della
Formula instituti, elesse
come primo generale dell'ordine
I. La bolla di fondazione aveva limitato
a sessanta il numero dei membri della Compagnia, ma nel 1544 Paolo III
annullò questa restrizione; nel 1550 Giulio III emanò la bolla
Exposuit debitum, con la quale vennero approvati i nuovi statuti,
Costituzioni, della Compagnia, redatti da
I. tra il 1546 e il
1549, e offrì, al pari del suo predecessore, pieno appoggio all'opera dei
Gesuiti. Il nuovo ordine divenne, fin dai primi anni del Concilio di Trento, uno
degli strumenti principali e più efficaci della Controriforma, anche in
virtù di un particolare voto di obbedienza con il quale i suoi membri si
erano legati al Papa. L'attività fondamentale della Compagnia fu quella
educativa e didattica, alla quale si affiancò in seguito l'apostolato
missionario nei Paesi del Nuovo Mondo.
I. fondò i primi due
collegi, il Collegio romano (che divenne poi l'Università Gregoriana) nel
1551 e, per espressa volontà del Papa, il Collegio germanico nel 1552. Di
I. restano gli
Esercizi spirituali, la cui stesura definitiva
risale probabilmente al soggiorno parigino. Approvata dal Papa nel 1548,
quest'opera, organizzata in una serie di meditazioni, volte a liberare l'uomo
dalle passioni e a consacrarlo al servizio di Dio, costituisce uno dei libri di
ascetica più importanti dell'epoca moderna. Il santo annotò
inoltre nel suo
Diario spirituale le esperienze mistiche ed estatiche che
lo accompagnarono fino alla morte. Si hanno infine migliaia di lettere,
pubblicate nei
Monumenta historica societatis Jesu, e un'autobiografia
conosciuta con il titolo di
Il Racconto del Pellegrino. Dichiarato beato
da Paolo V nel 1609,
I. fu canonizzato nel 1622 da Gregorio XV. Festa: 31
luglio. • Icon. - Il santo viene generalmente raffigurato mentre celebra
la messa o con l'abito nero del suo ordine. Suoi attributi sono il cuore
infiammato, la sigla IHS circondata da raggi, il libro della Regola. Soggetto
iconografico frequente, preferito soprattutto in età barocca, sono i
trionfi, i miracoli e le visioni del santo (Azpeitia, Guipúzcoa 1491 -
Roma 1556).