Teologo e scrittore siro. Vescovo di Edessa a partire dal 436, fu sospettato di
eresia per avere tradotto le opere di Diodoro di Tarso e di Teodoro di
Mopsuestia (alle quali si era ispirato Nestorio). Malgrado fosse riconosciuto
innocente dal Concilio di Tiro, venne ugualmente deposto dal Concilio di Efeso
(449). Nuovamente riconosciuto innocente dal Concilio di Calcedonia (451), fu
riconfermato nella sua carica. Nel 553 il Concilio di Costantinopoli
dichiarò eretica e condannò la sua
Lettera a Mari di nuovo
sotto l'accusa di Nestorianesimo (380-457 circa).