Al secolo
Iacopo dei Benedetti. Mistico e poeta italiano. Nobile,
studiò Legge ed esercitò come procuratore legale, ma conobbe anche
la poesia profana di scuola francese e siciliana. Sposato a Vanna dei conti di
Coldimezzo, in seguito alla sua tragica morte e alla scoperta che ella faceva
uso del cilicio, abbandonò la vita elegante e mondana per vivere, per
quasi dieci anni e forse come terziario francescano, da
bizoco in
penitenza. A questo decennio appartengono, probabilmente, le laudi del massimo
ascetismo, dell'odio di sé portato fino a invocare ogni dispregio e ogni
male. Nel 1278 prese gli ordini minori francescani, approfondendo lo studio
della Sacra Scrittura, e, nella controversia che contrapponeva gli spirituali ai
conventuali, fu compagno dei primi, seguace di Angelo Clareno nella difesa della
lettera della
Regola francescana contro un'interpretazione morbida della
povertà da questa prescritta. Protetti da Celestino V, gli spirituali
furono perseguitati da Bonifacio VIII. Convinto che l'elezione di questo papa
fosse stata simoniaca,
I. si unì ai due cardinali Colonna nel
chiederne la deposizione e fu perciò colpito da scomunica. A questo
periodo (1288-97) si ascrivono i componimenti di satira violenta contro i
conventuali, i prelati mondani e Bonifacio VIII. Imprigionato da Bonifacio dopo
l'espugnazione di Palestrina,
I. dal carcere indirizzò rime di
pentimento al papa perché gli togliesse la scomunica, cosa che ottenne
alla fine del 1303 dal successore, Benedetto XI, insieme alla libertà. La
tradizione scritta delle
Laude è complessa; dal gran numero di
poesie attribuito a
I. si è compilato un canone comprendente 92
laudi, cui vanno aggiunti i componimenti in latino e lo
Stabat Mater
Dolorosa. Due linee si distinguono nella sua poetica mistica: la
santa
nichilitade e la
pazzia per amore; l'una muove dalla conoscenza di
sé, l'altra dalla contemplazione di Cristo. Il suo appassionato fervore
si traduce in una lingua che spazia dalle forme grossolane e plebee a quelle
colte e latineggianti, strutturata nella forma letteraria della ballata che
però, non per ignoranza ma per conscio rifiuto delle costrizioni
metriche, viene spesso tradita. Il pessimismo, originato dalla visione della
condizione e della natura umana, viene superato dalla tensione d'amore nei
confronti di Dio, nell'
excessus mentis e nell'estasi mistica. La
bellissima laude
Donna del Paradiso, in cui
I. vede e partecipa
alla Passione di Cristo, è uno dei punti più alti della sua poesia
(Todi 1236 circa - Collazzone, Perugia 1306).