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Hus, Jan.

Riformatore religioso boemo. Di famiglia povera, abbracciò la carriera ecclesiastica e frequentò l'università di Praga. Nel 1393 fu nominato baccelliere in artibus, nel 1394 magister; nel 1400 venne ordinato sacerdote e nel 1402 nominato rettore della Facoltà delle Arti. Uomo di vasta cultura e predicatore di grande efficacia, si mantenne in un primo tempo neutrale nella controversia che opponeva i sostenitori e i detrattori del riformatore inglese J. Wycliff, le cui opere furono in buona parte condannate dall'università di Praga sotto la pressione dei teologi tedeschi. La dottrina di Wycliff non gli era però indifferente e la sua influenza si accentuò man mano che andavano precisandosi le critiche di H. contro la corruzione del clero: esse si innestarono nel dissidio nazionale in atto. Nel 1409, lasciata l'università di Praga, fondò quella di Lipsia contro cui l'arcivescovo Sbinco lanciò l'anatema, condannando al rogo le opere di Wycliff. Protetto dal re Venceslao IV, H. iniziò un'intensa attività di elaborazione delle dottrine di Wycliff e di predicazione, finché la sua dura opposizione alla promulgazione delle indulgenze da parte di papa Giovanni XXII non gli alienò la protezione del re, sollecitato dalle forti pressioni di Roma a deferire H. all'autorità ecclesiastica. Indotto da Venceslao a lasciare Praga nel 1412, vi fece ritorno l'anno seguente e nel 1414 si recò a Costanza per partecipare al Concilio. Nonostante il salvacondotto imperiale, dietro ordine del cardinale P. d'Ailly, fu tratto in arresto. Respinse tutte le accuse che gli venivano rivolte, difese le tesi che gli venivano contestate e rifiutò di sottomettersi al Concilio, pur sapendo che lo aspettava la condanna al rogo: il 24 giugno 1415 le sue opere furono bruciate pubblicamente e il 6 luglio lui stesso venne messo al rogo. Come in Wycliff il punto centrale del pensiero di H. era costituito dall'opposizione al cerimonialismo, al monopolio dell'autorità spirituale da parte della gerarchia e al potere assoluto del papa. Pur non possedendo una dottrina definita circa il governo ecclesiastico, H. era d'accordo con Wycliff nell'identificare la Chiesa nel complesso di tutti i cristiani, fossero essi religiosi o laici. Egli, tuttavia, non fece proprie le tesi più ardite del riformatore inglese e non ne accettò interamente la definizione di Chiesa come complesso di credenti che si sostituisce alla gerarchia nel possesso della legge divina e del potere spirituale. Il legame spirituale di questa società, la diretta relazione del credente con Dio, che si esprime nella fede e nelle buone azioni, costituivano secondo H. la vera osservanza religiosa e non andavano, quindi, identificati con il cerimoniale. Tra le sue opere: De Corpore Christi (1406), De arguendo clero, De libris haereticorum legendis, l'interessante De ortographia bohemica (1410), Explicatio in septem priora capita Ep. I Pauli ad Corinthios, Defensio articulorum Wycliff, Quaestio de indulgentiis (1412), Contra bullam papae, De ecclesia (1413). La sua Opera omnia è stata pubblicata in tre volumi (1903-1908) a cura di V. Flajshans (Husinec, Boemia meridionale 1371 circa - Costanza 1415).