Ewald Hering.
Hering, Ewald. Fisiologo tedesco. Tra le sue opere più importanti vanno ricordate: Teoria dei colori e Sulla memoria come funzione generale (Alt-Gersdorf, Sassonia 1834 - Lipsia 1918). ║ Nervo di H.: detto anche nervo intercarotideo, costituisce la via afferente del ganglio intercarotideo. Sezionandolo si determina tachicardia ed abbassamento della tensione arteriosa generale. ║ Riflesso di H.: detto anche riflesso del seno carotico, è un rallentamento dei moti del cuore accompagnato dall'abbassamento della pressione arteriosa per effetto di una compressione esercitata sul seno carotico che si trova al punto di incrocio delle carotidi con la linea orizzontale che passa per il margine superiore della cartilagine tiroide. Viceversa, comprimendo le carotidi sul margine dello sternomastoideo fino ad interromperne il circolo, si produce tachicardia ed aumento della pressione arteriosa. Questa chiusura temporanea delle carotidi comuni fa abbassare repentinamente la pressione nel seno carotico coll'effetto di esagerare l'azione dei riflessi vasomotori (vasocostrizione e tachicardia) a compenso dell'ipotensione generale. Il fenomeno va anche sotto il nome di riflesso di Pagano o di Pagano-H. ║ Sintomo di H.: nella sinusite del seno mascellare, se uno dei seni è ripieno di pus e si introduce nella bocca una lampadina elettrica facendo chiudere le labbra e tenendo la camera all'oscuro, si trova che la metà corrispondente della faccia è più o meno oscura in confronto del lato sano, rendendosi la transilluminazione più evidente al solco sottopalpebrale inferiore ed all'angolo interno dell'orbita dal lato illeso. agg. (pl. m. -ci ) Che concerne la filosofia Sinonimi filosofico (agg.), controllato, distaccato, freddo, imperturbabile, paziente, razionale,
saggio, sereno, tranquillo. Filosofìa. (dal greco philosophía: amore del sapere). Originariamente il termine venne usato in senso generale per indicare la scienza e la ricerca culturale in genere. Una sua delimitazione, nel senso di disciplina avente per oggetto lo studio dell'attività speculativa, cominciò ad aversi solo con Platone. Il termine f. cominciò infatti a prevalere nei circoli socratico-platonici in contrapposizione a sofista (sapiente), usato sino allora col significato che oggi viene dato al vocabolo filosofo. Successivamente il termine sofista passò a indicare una particolare scuola filosofica classica e, nel suo significato più largo, chi si dedica a una ricerca pretenziosa e fa uso di ragionamenti intenzionalmente capziosi. La f. presocratica circoscriveva il proprio compito alla ricerca intorno al supremo principio della natura. Pur rimanendo questo uno dei compiti della ricerca filosofica di ogni tempo, essa assunse una nuova dimensione con Socrate e Platone, trasformandosi da ricerca naturale in ricerca ideale dei valori, e fu questa la ragione per cui questi pensatori respinsero l'attributo di sapienti. Secondo la nuova concezione, infatti, il filosofo non è un "sapiente", ma un semplice "ricercatore di sapienza", e la f., intesa come scienza dei valori, non è più "sapere", bensì "ricerca". Questa nuova concezione non annullò quella originaria della f. intesa come ricerca intorno al supremo principio della natura. Da essa tuttavia derivò una nuova interpretazione e l'esigenza di nuovi valori da porre al pensiero. Questa concezione caratterizzò tutta la f. classica. Col crollo della società antica, venne a cadere anche il tentativo di trovare un principio logico da cui dedurre scientificamente il mondo e prevalse la tendenza a ricorrere a un Essere supremo, concepito come persona dotata di volontà assoluta e perciò trascendente ogni ragione umana. Il problema del rapporto tra ragione e fede divenne predominante. Il contributo del pensiero cristiano alla f. fu di mostrare che il principio universale non può essere che l'atto di coscienza. Questo era stato già intuito da Platone che, però, non ne aveva sviluppato a sufficienza il significato. Con ciò il pensiero cristiano poté considerarsi l'interprete delle stesse esigenze della f. greca. Col ritorno al classicismo del periodo rinascimentale, venne ripresa anche l'esigenza di considerare la f. come la base costitutiva dell'ordine scientifico del mondo. Si pervenne così alle concezioni di Cartesio e di Spinoza. A quest'ultimo si deve il tentativo più compiuto di spiegare tutto e di giustificare tutto, compreso il male, inserendolo in una costruzione scientifica del mondo, interpretato come un'unica grande coscienza, avente in sé la ragione del proprio ordine. La possibilità di far coincidere una sistemazione scientifica del mondo con un ordinamento di valori venne posta in dubbio da Kant che postulò, invece, un mondo degli oggetti avente soltanto valore relativo, fenomenico, ossia privo di valore, e un mondo di puri valori. Con Kant, la f. rinuncia a costituirsi come scienza suprema, mentre viene approfondito il concetto di valore e si afferma il principio che ogni valore trova fondamento nell'unità della coscienza. L'idealismo post-kantiano, pur riconoscendo che tutto deve essere l'espressione di un atto di coscienza, tenta di ricostruire l'unità del mondo e dei valori. Esso però si richiama alla coscienza in generale, ossia allo spirito. Nella f. contemporanea è prevalso invece il tentativo di concepire il valore come atto della coscienza singola, pur non rinunciando alla sua universalità e alla costruzione di un ordine razionale, scientifico, della natura, in cui questi valori siano applicati. Avendo rinunciato a una visione unitaria del pensiero, si sono poste alcune esigenze fondamentali: 1) spiegazione scientifica, razionale, del mondo fisico, biologico e psicologico; 2) necessità che tale spiegazione risponda a valori assoluti; 3) necessità che questa visione del mondo, secondo fini assoluti, costituisca una garanzia contro la falsità e il male. Come osserva il filosofo esistenzialista K. Jaspers, la f. non può essere definita in quanto "non è determinabile mediante altro che non sia f.". Essa tuttavia si differenzia dalle altre forme di conoscenza e dalle scienze particolari in quanto, pur avendo in comune con esse l'esigenza scientifica, presenta anche l'esigenza, a queste sconosciuta, che l'ordine razionale scientifico abbia anche valore assoluto. Pertanto la f. non può raggiungere, come invece le scienze particolari, risultati definitivi e perfettamente dimostrabili. Nella f., infatti, poiché ogni termine è in rapporto con un valore postulato, esso ha validità solo per coloro che accettano tale valore, e ogni deduzione risulta opinabile. La sua esigenza scientifica differenzia però la f. dalla religione per quanto anche questa si presenti come la ricerca di un valore supremo. Infatti, la ricerca filosofica, pur cominciando con un atto di fede in un valore assoluto, pone a se stessa l'obbligo di presentare tale valore come un principio di razionalità. Nel corso di tutta la storia del pensiero, la validità della f. è stata a varie riprese negata. Scettici, mistici e dogmatici negano infatti, con diverse motivazioni, la possibilità di pervenire alla conoscenza dei fini ultimi e a una visione razionale della realtà. Spesso, però, tra i negatori della f. e della validità della ricerca filosofica, figurano pensatori che occupano un posto di primo piano nella storia della f. che essi hanno arricchita di nuovi fermenti. ║ Storiografia filosofica: sin dall'antichità classica si trovano tentativi di ordinare lo sviluppo del pensiero precedente nelle sue varie ramificazioni. Questo tentativo fu compiuto da Aristotele con lo scopo di tracciare una linea di sviluppo, un processo storico delle correnti filosofiche a lui anteriori. La storia della f. ha però assunto la caratteristica di branca autonoma solo nel XIX sec., quando più viva cominciò a farsi sentire l'esigenza di vedere, al di là della costruzione sistematica del singolo filosofo, la continuità di un lungo processo razionale. La storia della f. si propone infatti di cogliere il filo sotterraneo che lega i singoli pensatori e i problemi dibattuti, lungo tutto il corso del pensiero, pur nella libera concezione del filosofo. Da parte di alcuni storici della f. è stato inoltre posto il problema del rapporto esistente tra l'apparire storico di certe correnti di pensiero filosofico e i problemi da queste sollevati, e i contemporanei sviluppi di altre branche quali l'arte, la letteratura, la dottrina politica. Si è così arrivati a una concezione che tende a vedere in ogni età l'espressione di una problematica comune a tutti i pensatori, pur nella diversità delle singole interpretazioni. La storia della f. tende sempre più ad essere considerata un momento tipico della storiografia in generale, senza un proprio sviluppo autonomo, scisso dal processo degli eventi storici. Sulla necessità di mantenere un costante contatto tra la storia della f. e la storia della cultura in generale hanno insistito i migliori storici della f. Infatti, i vari fenomeni culturali sono tra loro strettamente connessi, per cui non è possibile intendere e penetrare i sistemi e le dottrine filosofiche, se ci si limita a seguire l'evoluzione del processo filosofico attraverso la filiazione delle idee da altre idee, senza tener conto del complesso svolgimento della civiltà umana. Così, per es., è impossibile intendere la rivoluzione filosofica del Rinascimento, se non si tiene conto della novità introdotta dal sistema copernicano, né è possibile dare una giusta valutazione del positivismo del XIX sec. se non si tiene presente il contemporaneo sviluppo delle scienze. ● Encicl. - Se non si tien conto del pensiero orientale, ossia della tradizione filosofica cinese e indiana, lo sviluppo storico della f. ha inizio con la civiltà greca e si distingue, nelle sue grandi linee, in f. antica, medioevale, moderna, contemporanea. Nel periodo pre-socratico (VII-V sec. a.C.) il pensiero si volge all'osservazione del mondo e al problema delle origini del reale e i pensatori sono, insieme, filosofi e scienziati della natura. Così i primi filosofi fioriti nella Ionia (Scuola ionica o Scuola di Mileto) tra cui Talete, Anassimene, Anassimandro, ricercano la "sostanza prima" del mondo. Talete sostiene che tutte le cose scorrono in un flusso continuo, come vuole la natura del loro elemento originario, l'acqua. Anche l'anima viene considerata come un principio di movimento in un universo tutto animato. Altri pensatori, seguendo una concezione pluralistica, basano invece la loro ricerca sulle "sostanze molteplici" costitutive del cosmo: così Empedocle (concezione dei quattro elementi: acqua, aria, terra, fuoco), Anassagora (teoria delle omeomerie, le particelle elementari della realtà), Democrito (concezione atomistica). Già con Anassagora, però, s'inizia un processo di differenziazione tra natura e spirito, mentre gli Eleati (Parmenide, Melisso, Zenone) si pongono il problema dell'essere. Col movimento sofistico (Protagora, Gorgia, Prodico di Ceo), l'interesse si volge prevalentemente verso l'uomo. Tale processo di avvicinamento all'uomo e ai problemi etici raggiunge la sua piena maturità con Socrate (469/70-399 a.C.) che pone la ricerca filosofica su nuove basi e col quale s'inizia un'opera di rinnovamento e si apre un processo etico-spirituale che raggiunge le vette più alte nell'opera di Platone. Per distinguerle dalla scuola socratica che fa capo a Platone, vengono indicate come "scuole socratiche minori" quelle che raggrupparono i vari discepoli e continuatori di Socrate, ramificandosi in varie correnti: cirenaica (Aristippo, Egesia, Annicceri); cinica (Antistene, Cratete, Diogene), megarica (Euclide di Megara, Eubolide, Stilpone). Seguendo l'ispirazione etica del maestro, Platone (428/ 27-348/47) giunge a costruire una f. che non rappresenta un rigido sistema, ma un complesso di problemi alla cui base si pone la teoria delle forme eterne del reale, nota come "dottrina delle idee". Discepolo di Platone, Aristotele (384/83-322/31) svolge una profonda critica all'assolutismo trascendente platonico, in nome delle reali esigenze e debolezze degli individui nella loro concretezza presente. Con Platone e Aristotele, l'analisi del pensiero porta al completamento della Fisica con l'Etica e la Metafisica, e alla costruzione della Logica. Lo spirito, in quanto sostanza pensante, viene distinto dal corpo, e indicato come dovere morale dell'uomo quello di svilupparlo, domando la sua natura materiale. Contro gli sviluppi logico-ontologici del socratismo, compiuti da Platone e Aristotele, e come reazione al movimento socratico minore, si sviluppò lo scetticismo greco di cui fu primo assertore Pirrone (365-274 a.C.). A partire dal III sec., la ricerca filosofica acquistò un orientamento prevalentemente etico, con lo sviluppo della Scuola stoica ed epicurea. Fondatore dello Stoicismo fu Zenone (334-262 a.C.). Esso si basava su una logica del concreto non molto dissimile da quella epicurea. Queste due correnti filosofiche, soprattutto lo Stoicismo, ebbero il loro sviluppo finale a Roma. Tra i massimi rappresentanti dell'ultima fase stoica, figurano M.A. Seneca, Musonio Rufo e l'imperatore Marco Aurelio. Nel primo secolo dell'era cristiana, si sviluppa una filosofia semiorientale della rivelazione che si svolge in parte sul terreno dell'ellenismo greco e in parte su quello giudaico, avendo il suo centro in Alessandria, punto d'incontro e di fusione delle due culture. Questo indirizzo ebbe tra i suoi massimi rappresentanti Filone di Alessandria (30/20 a.C. - 50 d.C.). Tra le scuole di questo periodo, ebbe particolare fortuna il Neopitagorismo, rappresentato dai cosiddetti scritti "ermetici". Questo indirizzo si concretò nel Neoplatonismo in cui confluirono le grandi correnti della filosofia precedente: platonismo, aristotelismo, stoicismo, pensiero giudaico-alessandrino, neopitagorismo. Iniziato da Ammonio Sacca, il Neoplatonismo ebbe il suo massimo rappresentante in Plotino (204-270) che cercò di conciliare le esigenze razionalistiche del mondo ellenico con l'esperienza mistica dell'Oriente, sulla base di un'ispirazione eminentemente religiosa. Pertanto, con Plotino, gl'interessi religiosi prendono il sopravvento su quelli filosofici e lo scioglimento della scuola di Atene nel VI sec. segna la fine della f. greca. ║ F. medioevale: il pensiero cristiano, in quanto volto a creare una f. di Dio, del mondo e dell'uomo, è l'erede del pensiero greco, filtrato però attraverso il Neoplatonismo che, con le sue esigenze spirituali, più si avvicina alle preoccupazioni teologiche degli scrittori cristiani. Nei primi tre secoli si affermano i Padri apostolici, gli apologisti e i controversisti. Particolarmente importanti, sotto l'aspetto filosofico, sono i Padri apologisti, tra cui spicca San Giustino, in quanto essi sviluppano il loro pensiero in polemica con quello classico. Il massimo sviluppo della Patristica si ha a partire dal III sec. durante il quale centro del pensiero cristiano fu la Scuola di Alessandria, il Didascaleion, in cui si opera un avvicinamento dell'apologia cristiana con le dottrine classiche. Massimi rappresentanti di questa scuola furono Clemente Alessandrino e Origene che fu il primo vero grande filosofo del Cristianesimo. Mentre l'indirizzo filosofico-teologico della Patristica orientale è prevalentemente speculativo, quello seguito dai padri latini è soprattutto pratico. Tra questi un posto di primo piano occupa Tertulliano, al quale fece seguito Sant'Agostino (354-430), il massimo pensatore della Patristica e uno dei più grandi di tutti i tempi. In ogni modo, più che filosofico, l'interesse vitale dell'età patristica fu di natura teologica e i Padri operarono per pervenire a una sistemazione dell'insegnamento evangelico: dottrina della Trinità, Incarnazione, Redenzione, Provvidenza, Grazia, ecc. Al di là della riduzione della f. a teologia, si ebbe l'assimilazione del pensiero classico che penetrò nell'elaborazione della dottrina di Dio e dell'uomo, affermando l'ancillarità della f. rispetto alla teologia. A partire dal IX sec., con la formazione delle nuove scuole, s'inizia la Scolastica che non è un sistema filosofico, ma una convergenza spirituale. È questa l'epoca in cui l'individuo tende a nascondersi dietro la comunità e la personalità singola dietro la corporazione. Scholasticus fu detto chiunque si occupasse di f. o di teologia nell'ambito delle scholae. La f. delle varie "scuole", in quanto organi ufficiali della Chiesa Cattolica, presenta caratteri comuni sia dal punto di vista formale sia da quello contenutistico. Al di là di questi caratteri è tuttavia possibile ravvisare una molteplicità d'indirizzi e di correnti. La f. scolastica è prevalentemente ricettiva e si richiama al pensiero antico e a quello patristico, basandosi sul commento di testi e su dispute interpretative (il famoso problema degli universali). Molla di tutta la speculazione scolastica è la metafisica e il problema centrale della speculazione cristiana tra il IX e il XIV sec. è quello dei rapporti tra fede e ragione: credo ut intelligam. All'interno della Scolastica si muovono vari indirizzi di cui i principali sono quello mistico e quello razionalistico. Il centro più vivo della mistica speculativa fu nel XII sec. l'abbazia di San Vittore di Parigi, da cui il nome di Vittorini dato a questi pensatori. Un altro centro particolarmente vivo durante il XII sec. fu la scuola del chiostro di Chartres che s'impegnò per lo sviluppo della cultura profana e che ebbe il suo massimo rappresentante in Giovanni di Salisbury. I maestri del XIII sec. approfondirono l'utilizzazione della filosofia orientale e dei motivi più rilevanti della speculazione araba ed ebraica. Centro culturale particolarmente vivo fu l'università di Parigi. Tra i grandi maestri di questo secolo si ricordano Guglielmo d'Auvergne, San Bonaventura, Alberto Magno. Ma la Scolastica tocca le sue vette più alte con Tommaso d'Aquino, Sigieri di Brabante, Duns Scoto. La speculazione del primo (Tomismo) doveva diventare più tardi la dottrina ufficiale della Chiesa. Il secondo è il massimo rappresentante dell'Averroismo latino, ossia dell'indirizzo di pensiero che si rifà all'arabo Averroè per contestare l'interpretazione tomistica dell'aristotelismo. G. Duns Scoto, infine, ebbe il merito di aver vigorosamente contrapposto il mondo della conoscenza a quello dell'azione, il mondo della necessità a quello della libertà, facendo una distinzione fra ricerca teorica e ricerca pratica, e preludendo alla fine della Scolastica che avvenne con l'insinuarsi della sfiducia nella possibilità di mantenere la fede come perno della ricerca umana. Ma, ancor più che da Duns Scoto, la fase critica del distacco del mondo della fede da quello della ricerca razionale è rappresentata da Guglielmo di Occam. Critica della metafisica razionalistica e fondazione della metafisica mistica sono i due aspetti complementari dell'occamismo in cui la fede tende a diventare un residuo teorico-pragmatico; mentre la ragione, come esperienza, diventa il principio della ricerca. A Occam si ricollega il movimento (movimento occamistico) che si affermò lungo tutto il XIV sec., preannunciando la f. moderna. ║ F. moderna: la f. moderna si apre con il moto culturale (Umanesimo) che cominciò ad affermarsi soprattutto in Italia, nella seconda metà del XIV sec., per raggiungere le sue vette più alte nel secolo successivo. Le molteplici tendenze filosofiche del Rinascimento, pur partendo da posizioni tra loro molto diverse, convergono nella loro contrapposizione, spesso fortemente polemica, alla declinante f. scolastica. Il XV sec. è percorso dal tema di un rinnovamento del pensiero, e dall'espressa esigenza di un ritorno ai classici, visti nella loro luce vera e non attraverso le deformazioni e alterazioni operate dalla Scolastica medioevale. Si afferma che l'opera degli antichi va colta nel suo significato più profondo, per scoprire verità nuove, e non per ripetere temi già noti. Nasce così l'Accademia Fiorentina che si propone come continuatrice dell'antica Accademia Ateniese, fondata da Platone. Da essa non uscì nessun grande filosofo, ma rilevante fu il suo contributo alla diffusione delle dottrine platoniche secondo l'interpretazione umanistico-rinascimentale. Parallelamente si sviluppava la dottrina politica e religiosa e tra le figure di maggior rilievo si ricordano N. Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Lutero, Calvino, G. Bruno, T. Campanella. Contemporaneamente, anche la ricerca scientifica compiva grandi progressi e si avevano le geniali intuizioni di Copernico, Keplero, Galileo, Newton. Questi fermenti e i mutamenti di pensiero riflettevano le trasformazioni politiche, sociali ed economiche che andavano verificandosi in tutto il complesso della società europea, simili dunque, per quanto distinte da innumerevoli differenze locali. Si andò accentuando il distacco della filosofia politica dalla teologia alla quale era stata unita per tutta la precedente era cristiana. I fermenti di quest'epoca dovevano portare al razionalismo cartesiano e allo sviluppo di varie correnti di pensiero, aventi prevalentemente carattere nazionale. Nasce così e si sviluppa l'empirismo inglese che ha inizio con F. Bacone (1561-1626) il cui merito principale fu quello di aver considerato ormai matura per il proprio tempo la fondazione di una scienza della natura, assegnando al pensiero filosofico il compito di determinarne il metodo. L'empirismo inglese raggiunse il suo pieno sviluppo con Th. Hobbes, J. Locke (il padre dell'Illuminismo inglese), G. Berkeley, D. Hume. Dal razionalismo di Cartesio (1596-1650) si sviluppa in Francia una corrente di pensiero che porta alla revisione dei valori teorici e pratici del passato, sino a sfociare nell'Illuminismo settecentesco. Diverso sviluppo ebbe il razionalismo cartesiano filtrato attraverso il pensiero di Spinoza che pervenne a una metafisica monistica da cui si diramano i grandi sistemi idealistici del pensiero tedesco. La filosofia di G. W. Leibniz rappresenta, nel XVII sec., la più compiuta espressione dell'esigenza razionale di unità e di universalità nell'ambito religioso e culturale. Tra i grandi pensatori del XVII sec. figura G.B. Vico, secondo cui la vera scienza umana è la "scienza della storia". Si perviene così all'Illuminismo, termine col quale s'indica il vasto movimento di idee sviluppatosi in Europa tra la Rivoluzione inglese (1688) e la Rivoluzione francese (1789). Esso raggiunse la massima intensità e forza rinnovatrice in Francia anche per le violente opposizioni che le idee da esso propugnate incontrarono nelle forze conservatrici. Dalla Francia il moto si diffuse nel resto d'Europa e soprattutto in Germania. Carattere essenziale dell'illuminismo fu il proposito di fare trionfare i "lumi della ragione" in ogni campo del pensiero e della vita. Esso si oppose a ogni dogmatismo e metafisica, e nella sua polemica contro il passato giunse talvolta a concezioni materialistiche. L'illuminismo ebbe la sua massima espressione nell'Enciclopedia francese alla quale collaborarono, tra gli altri, Rousseau, Voltaire, Montesquieu. Tra gli Illuministi italiani si ricordano: A. Genovesi, P. Verri, C. Beccaria. Una nuova fase della storia della f. si apre con I. Kant, la cui f. costituisce la base di tutto il pensiero successivo: la realtà è un mondo di fini e tutto il nostro conoscere è un giudizio di valore. Con Kant s'inizia la fondazione dell'idealismo che si svilupperà poi in modo diverso con Fichte, Schelling, Hegel. ║ F. contemporanea: la f. contemporanea viene in genere fatta iniziare a partire dal movimento romantico che, nel suo sviluppo filosofico, si oppone all'intelletto e alle sue astrazioni, ossia all'Illuminismo, in nome del sentimento, della passione, dell'oscurità dionisiaca dell'anima umana e di tutto ciò che d'irrazionale vi è nell'uomo. Se Novalis è il pensatore più dichiaratamente romantico, l'irrazionalismo romantico è presente anche nel pessimismo di Schopenhauer, nell'esaltazione del superuomo di Nietzsche, nell'esistenzialismo di Kierkegaard. Filosofo romantico per eccellenza fu J.G. Fichte (1762-1844) che, dal kantismo, sviluppò per primo un sistema idealistico originale. Dal fichtismo si sviluppò la f. di F. Schelling (1775-1854). Essa si propone come f. della libertà (basata sulla ricerca di un realismo capace di spiegare l'esistenza come libera creazione insieme di Dio e dell'uomo) contrapponendosi all'hegeliana f. della necessità. Il pensiero di Hegel (1770-1837) sovrasta ogni altra costruzione filosofica del XIX sec. per l'ampiezza dei suoi orizzonti, per la risonanza avuta nel proprio tempo e per l'influenza avuta sugli sviluppi del pensiero successivo. All'idealismo hegeliano si richiamano infatti le massime ideologie politiche del XIX e XX sec.: costituzionalismo conservatore, liberalismo, socialismo marxista. Una nuova fase nella storia della f. s'inizia dopo la parentesi positivistica. Vengono indicate come Positivismo quelle dottrine sviluppatesi dal pensiero di A. Comte (1798-1857) e che hanno in comune il principio fondamentale secondo cui valida e feconda è soltanto la conoscenza dei fatti, ragione per cui la certezza viene unicamente dall'osservazione che è propria delle scienze sperimentali. Le nuove correnti di pensiero sviluppatesi a cominciare dagli ultimi decenni del secolo scorso, e che rappresentano più propriamente la f. contemporanea, costituiscono per gran parte una reazione al positivismo. Le principali sono: Pragmatismo (S. Perice, W. James, J. Dewey); Spiritualismo (C. Renouvier, L. Brunschvicg, O. Laprune, M. Blondel, H. Bergson); Neocriticismo (R. Lotze, G. Fechner, W. Wundt, W. Windelband, E. Rickert, W. Schuppe, H. Cohen, P. Natorp, E. Cassirer); Neoidealismo o Neohegelismo (J. Royce, P. Martinetti, G. Gentile, B. Croce); il Personalismo (E. Mounier); Neorealismo (W. Schuppe, O. Kulpe, N. Hartmann); Fenomenologismo (E. Husserl); Esistenzialismo (M. Heidegger, K. Jaspers, J.P. Sartre). Tra le correnti di pensiero che si sono sviluppate negli ultimi decenni figura poi anche il Neopositivismo o Positivismo logico, che si propone come analisi della scienza. Land (18.413 kmq; 4.522.412 ab.) della Germania orientale; si estende sull'ampia pianura di Lipsia, tra l'Elba e il suo affluente Saale, e comprende parte della Lusazia e il versante settentrionale dei Monti Metalliferi. Confina a Sud con la Repubblica Ceca, a Est con la Polonia, a Nord con i Lander di Brandeburgo e Sassonia-Anhalt, a Ovest con il Land di Turingia, a Sud-Ovest con quello di Baviera. Capitale: Dresda. La popolazione è prevalentemente concentrata nelle due aree metropolitane di Dresda e di Lipsia e nella conurbazione sud-occidentale, sorta intorno ai due poli di Chemnitz e di Zwickau. • Econ. - I settori produttivi più sviluppati sono quello meccanico (Dresda, Lipsia), quello tessile (Chemnitz), quello commerciale (fiere internazionali a Lipsia) e quello turistico. • St. - Come regione storica della Germania, compresa in un vasto territorio fra l'Ems e l'Oder, ai confini con la Polonia, la S. ha subito nei secoli sensibili variazioni d'estensione. Nei secc. X-XII la S. era identificata con un'area che comprendeva vasta parte del Bassopiano Germanico, tra il corso inferiore del Reno e quello medio-inferiore dell'Elba; dal 1180 il nome S. indicò la parte orientale di tale area. Verso la fine del XIII sec., S. inferiore e S. superiore furono designate rispettivamente la parte settentrionale e quella meridionale della S. e solo alla seconda rimase, dalla metà del XVI sec., il nome di S. Occupata da Carlo Magno, con il Trattato di Verdun (843) la S. venne integrata nel Regno di Germania. Verso l'850-860 si costituì il ducato di S., sotto la dinastia dei Liudolfingi; Enrico I l'Uccellatore fu il primo a salire al trono di Germania nel 919 e dopo di lui vi salirono come “imperatori sassoni” Ottone I il Grande, Ottone II, Ottone III ed Enrico II, tutti del casato di Liudolf. Ottone il Grande, nel 960, delegò le sue funzioni di duca di S. a Ermanno della casata dei Billunghi, che rimase al potere fino al 1106. Alla morte dell'ultimo Billung, Magno, Enrico V affidò il ducato di S. a Lotario di Supplimburgo (1106-37) il quale, diventato imperatore con il nome di Lotario II, legò la S. agli eredi dei Billung, i Welfs di Baviera rappresentati da Enrico il Superbo (1137); suo figlio Enrico il Leone (1139) portò al massimo splendore il ducato, ma fu privato dei suoi domini da Federico Barbarossa nel 1180. Il ducato di S. venne suddiviso in una grande quantità di feudi, alcuni dei quali divennero Stati direttamente dipendenti dall'Impero. Il titolo di duca di S. fu dato a Bernardo d'Anhalt (morto nel 1212), i cui nipoti Alberto II e Giovanni I si spartirono nel 1272 i domini, fondando le due linee di S.-Wittenberg e di S.-Lauenburg. Il diritto elettorale, assegnato al ramo di S.-Wittenberg con la Bolla d'oro di Carlo IV del 1356, fu conferito alla morte di Alberto II (1422), ultimo principe elettore di S.-Wittenberg, a Federico I il Bellicoso della casa di Wettin, regnante sul margraviato di Meissen. In seguito al Trattato di Lipsia, nel 1485 il territorio e i titoli ereditati dai Wettin furono spartiti tra i due fratelli Ernesto e Alberto, eredi di Federico II il Mansueto. Da allora la S. fu divisa tra le due linee. La linea ernestina conservò la dignità elettorale solo fino al 1547, quando essa passò alla linea albertina insieme a una notevole porzione territoriale. Alla linea ernestina rimasero i possedimenti della Turingia, dal cui smembramento trassero successivamente origine i cosiddetti ducati sassoni. Gli Albertini si mantennero invece al potere (dal 1806 con il titolo di re) fino al 1918. Durante la Riforma, l'elettore Federico III il Saggio della linea ernestina (1486-1525) protesse Lutero, e il successore, Giovanni Federico il Magnanimo (1532-47), dopo aver annientato la rivolta dei contadini, impose la Riforma nei suoi Stati. Alla testa della Lega di Smalcalda diresse la rivolta contro l'imperatore, ma fu vinto e fatto prigioniero da Carlo V a Mühlberg (1547). Il diritto elettorale fu così trasferito all'albertino Maurizio (1547-53) che aveva sostenuto l'imperatore e che seppe, come i successori Augusto (1553-86) e Cristiano II (1591-1611) conservare l'egemonia politica sul Luteranesimo. A causa della scarsa coerenza dimostrata da Giorgio I (1611-56), che durante la guerra dei Trent'anni aveva oscillato tra l'alleanza con l'imperatore Ferdinando II e gli Svedesi, la S. perdette prestigio politico a diretto vantaggio del Brandeburgo, che sotto il grande elettore Federico Guglielmo cominciava proprio allora la sua ascesa. Gli elettori di S., non potendo più espandersi in Germania a causa della crescita del Brandeburgo, volsero le loro ambizioni verso la Polonia. Federico Augusto I (1694-1733), convertitosi al Cattolicesimo, ne divenne il sovrano nel 1697. Il nuovo titolo sancì il definitivo tramonto di ogni predominio nella Germania luterana, e determinò il coinvolgimento della S., durante il Regno di Federico Augusto II (1733-63), in un'alleanza austriaca e in una politica antiprussiana calamitose: durante la guerra dei Sette anni le truppe di Federico II devastarono e occuparono il Paese mentre re e Governo si rifugiavano in Polonia. Nell'età rivoluzionaria e napoleonica Federico Augusto III (1763-1827) entrò nella lotta contro la Francia (1792) e accordò il suo appoggio alla Prussia nel 1806. Quando le truppe sassoni a fianco di quelle prussiane subirono la sconfitta di Jena (1806), Federico Augusto firmò con Napoleone la pace (Posen, 1806). La S. entrò allora nella Confederazione del Reno. Le truppe sassoni combatterono a fianco di quelle francesi e Federico Augusto cadde prigioniero degli Alleati nella battaglia di Lipsia (1813). La fedeltà a Napoleone mise in pericolo, al Congresso di Vienna (1815), l'indipendenza della S., minacciata da annessione alla Prussia. Federico Augusto I conservò il titolo reale ma la Prussia si prese la metà settentrionale del territorio sassone. Nel XIX sec., sia pure molto lentamente, la S. andò progredendo verso un regime costituzionale. Il re Antonio (1827-36) istituì un sistema bicamerale, parzialmente rappresentativo, e un ministero responsabile. Nel marzo 1848 re Federico Augusto II (1836-54) elesse un ministro liberale, ma rifiutò di accettare la Costituzione approvata dal Parlamento di Francoforte provocando la sanguinosa insurrezione del 1849 (repressa dalle truppe prussiane). In politica estera, la S. appoggiò ancora l'Austria contro la Prussia ma, vinta dai Prussiani nel 1866, aderì l'anno dopo alla Confederazione della Germania del Nord e nel 1871 all'Impero tedesco. Nell'ultimo quarto del XIX sec. il rapido sviluppo dell'industria sassone si affiancò a una forte affermazione socialdemocratica contro la quale si schierarono compatti i partiti centristi e conservatori. La situazione politica evolse nel 1918, anno che segnò, come ovunque in Germania, la fine della Monarchia. Dopo l'abdicazione del re Federico Augusto III, la S. divenne un Land della Repubblica di Weimar e si diede una Costituzione democratica e parlamentare (1920). Dopo l'avvento di Hitler (gennaio 1933) perdette ogni autonomia e fu posta sotto l'autorità di un Reichstadthalter. Conquistata dalle truppe sovietiche nell'aprile-maggio 1945, al termine della seconda guerra mondiale la S. si ricostituì come Land e nel 1949 entrò a far parte della Repubblica Democratica Tedesca. Il territorio della S. prussiana nel 1946 confluì, quasi interamente, nel Land della Sassonia-Anhalt; il Land della S., soppresso nel 1952 in seguito al riordinamento amministrativo del Paese, fu ricostituito nel 1990 al momento dell'unificazione tedesca. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. (in tedesco Leipzig). Città (446.491 ab.) della Germania, capoluogo del distretto omonimo, posta al centro di una vasta pianura attraversata da numerosi fiumi. Importante centro industriale, vi si trovano industrie di ogni genere; sono rinomate le industrie grafiche, per cui la città occupa il primo posto nel Paese, tessili, chimiche, meccaniche di precisione, ottiche. Notevole è il movimento commerciale e turistico determinato soprattutto dalle fiere campionarie annuali, che contribuiscono all'importanza economica della città. • Encicl. - In origine fu un piccolo villaggio, sul fiume Weisse Elster, fondato dagli Slavi. Ben presto, per la sua importante posizione di transito, divenne un notevole centro commerciale, anche dopo la costruzione di una fortezza, opera dell'imperatore Enrico II, il quale aveva raso al suolo il primitivo centro di Lipsk e aveva iniziato la ricostruzione del moderno centro. Divenuta città nella seconda metà dell'XI sec., gli venne concesso di tenere delle fiere annuali da Ottone il Ricco nel 1183. Queste fiere resero la città molto famosa, e ne determinarono così in poco tempo l'accrescimento. Contemporaneamente divenne anche un importante centro culturale, arricchito da un'università fondata nel 1409 da un gruppo di professori cechi emigrati. All'epoca della Riforma luterana la città ebbe un altro notevole impulso, allorché i protestanti dei Paesi Bassi e della Francia vi si stabilirono e iniziarono l'industria allora ignota delle fibre tessili e dell'editoria su larga scala. Occupata alternativamente dagli Svedesi e dalle truppe imperiali durante la guerra dei Trent'anni, la città decadde temporaneamente, per poi riprendersi dopo la pace di Vestfalia (1648). Negli ultimi decenni del XVII sec. si impose come centro commerciale internazionale, grazie ai privilegi e alle franchigie delle sue fiere, che la città riuscì a mantenere sino alla sua annessione alla Prussia (1815) e alla sua adesione alla Lega doganale tedesca, nel 1834. Maggior nodo ferroviario dell'Impero tedesco e maggior centro di produzione libraria (1870), dopo la prima guerra mondiale L. divenne sede del supremo tribunale costituzionale della Repubblica di Weimar. Dopo il secondo conflitto mondiale fece parte della Repubblica Democratica Tedesca sino al 1990. • Arte - La parte vecchia della città è a pianta triangolare ed è circondata da una robusta linea di fortificazioni; questa venne continuamente ampliandosi con la costruzione di nuovi quartieri. Le fortificazioni furono abbattute nel 1785 e sostituite da piazze e larghi viali. Nonostante i ripetuti bombardamenti della seconda guerra mondiale, che danneggiarono gravemente la Biblioteca nazionale, la grandiosa stazione ferroviaria, il palazzo della suprema corte tedesca, la città conserva tutt'oggi le più belle chiese e palazzi dal caratteristico stile gotico tedesco, quali la chiesa di San Nicola (XIII sec.), quella di San Giovanni (XVI sec.) in cui è sepolto Bach, l'antico palazzo comunale e la Gewandhaus, che tempi addietro apparteneva a una famosa cooperativa di mercanti e di commercianti e che oggi è divenuta la sede ideale di numerosi concerti di richiamo internazionale. Numerosi sono i caratteristici sottoportici che mettono in comunicazione tra loro le strade del centro cittadino passando attraverso i palazzi; la città è inoltre abbellita da grandi parchi e giardini, con numerose aree verdi in tutta l'area urbana. Vi sono numerosi musei: il Museum der Bildenden Künste, dedicato alla pittura e scultura fiamminga, tedesca e italiana; il Museo dei Libri e il Grassi Museum, che raccoglie collezioni musicali e etnografiche. È sede da vari secoli di un grande centro culturale ed educativo, nonché dell'università fin dal 1409, e dell'Accademia Mendelssohn. Fino alla seconda guerra mondiale si svolse a L. la famosa fiera del libro (Buchmesse) in seguito trasferita a Francoforte. ║ Disputa di L.: disputa che avvenne tra Carlostadio e J. Eck, tra il 27 giugno e il 16 luglio 1519. La prima fase ebbe come oggetto il problema del libero arbitrio e della grazia; la seconda si sviluppò sul tema della ecclesiologia e fu disputata tra Eck e Lutero. In essa Lutero venne accusato di eresia hussita, ma ribatté vivacemente. La contesa, che vide di fronte i maggiori rappresentanti del mondo cattolico e riformato, si concluse in parità ma provocò una scissione ancor più profonda tra le due opposte concezioni e fedi religiose. Patol. - Infiammazione dei seni paranasali (frontali, mascellari, sfenoidali, etmoidali) dovuta a un agente infettivo di origine virale o batterica. Tra le s. ricordiamo la s. catarrale, dai sintomi attenuati e transitori, e le s. purulenta, acuta e cronica, dai sintomi particolarmente accentuati. I sintomi principali sono: dolore locale; cefalea; febbre; scolo nelle cavità nasali del secreto infiammatorio; diminuita trasparenza radiologica delle cavità colpite. Le s. più gravi, e in modo particolare quelle di tipo cronico, possono comportare complicanze quali la propagazione dell'infezione alle meningi, all'encefalo e al nervo ottico o la fistolizzazione all'esterno. La terapia è antibiotica; nei casi più gravi si deve ricorrere all'intervento chirurgico. Oltre all'uomo la s. può colpire gli animali, con manifestazioni e cure diverse a seconda dei casi. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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