Generale e uomo politico venezuelano. Figlio di Antonio Leocadio, fondatore del
Partito liberale venezuelano,
G. fu la figura dominante della vita
politica del Venezuela a partire dal 1863, quando fu nominato vicepresidente del
Consiglio e ministro delle Finanze e degli Esteri nel Governo Falcon.
Rifugiatosi in Giamaica dopo il colpo di Stato di J.T. Monagas nel 1868,
organizzò un movimento rivoluzionario che nel 1870 lo riportò al
potere come presidente. Egli aveva alle proprie spalle una tradizione liberale,
anche se sotto forma della vittoriosa rivolta dei
caudillos
liberaleggianti contro la vecchia aristocrazia e contro il partito conservatore
che ne era stato l'espressione politica. Finché rimase al potere,
attraverso successive rielezioni (1870-77; 1879-84; 1886-88), egli non
mancò mai di ostentare una vernice di liberalismo laicizzante. Protesse
l'ordine massonico, operò la separazione tra Stato e Chiesa,
istituì il matrimonio civile, introdusse l'istruzione primaria laica e
soppresse gli ordini religiosi. Favorì inoltre il progresso economico del
Paese e contrasse prestiti in Europa per intraprendere opere pubbliche e
costruire ferrovie. Tuttavia, dietro la facciata liberale, governò come
un tipico caudillo latino-americano, perseguitando gli oppositori e riducendo le
leggi costituzionali e le elezioni a una pura farsa. Poiché la lotta che
si era conclusa nel 1864 con la vittoria dei federalisti aveva lasciato
insoddisfatte le rivendicazioni democratiche fondamentali dei rivoluzionari, il
ventennio in cui
G. tenne il potere fu contrassegnato da numerose
rivolte, mentre andava crescendo l'influenza dei militari che avrebbero poi
dominato la vita politica del Venezuela per altro mezzo secolo. Dimessosi nel
1888,
G. si stabilì definitivamente a Parigi dove aveva già
in precedenza soggiornato (Caracas 1829 - Parigi 1899).