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Guttuso, Renato.

Pittore italiano. A soli undici anni entrò a far parte della bottega di un pittore di carretti. Nel 1928 si trasferì a Palermo, ove, pur continuando a dipingere, frequentò il liceo. Dopo aver frequentato per due anni la facoltà di Giurisprudenza abbandonò gli studi, dedicandosi interamente alla pittura. In questo periodo avvenne la scoperta dell'opera di Picasso, che esercitò una profonda suggestione sulla sensibilità dell'artista. Nel 1931, assetato di nuove esperienze e di contatti più stimolanti, G. decise di trasferirsi a Milano. Unendosi ad un gruppo di artisti siciliani, allestì una mostra che, apprezzata dalla ristretta cerchia d'intellettuali e artisti progressisti, sollevò lo sdegno degli ambienti più tradizionali, per le novità tecniche e la spregiudicatezza tematica delle opere esposte. Nel capoluogo lombardo fu tra i fondatori del gruppo di "Corrente". Assieme ad artisti come Manzù, Birolli, Sassu, ad architetti come Pagano, Persico, Banfi, in continuo collegamento con intellettuali e scrittori di idee progressiste, il movimento di "Corrente" portava avanti la polemica antinovecentista e nello stesso tempo pronunciava il netto dissenso al Fascismo. Nel 1932 G. si spostò a Roma (legandosi a Mafai, Cagli, Melli e Fazzini) e nel 1937 vi si stabilì definitivamente. L'allucinante Fuga dall'Etna rappresenta il primo vasto racconto realistico nel panorama della pittura contemporanea italiana. Per la Crocefissione, con la quale l'artista ottenne il secondo Premio alla Mostra di Bergamo, il dirigente fascista Farinacci lo accusò come ebreo, comunista, internazionalista, mentre monsignor Costantini ne propose la messa all'indice e il deferimento al Santo Uffizio come "pictor diabolicus". In realtà in quella Crocefissione, l'artista aveva voluto emblematicamente rappresentare con la massima efficacia la tragedia di quegli anni di guerra e denunciarne la realtà sconvolgente. Sul piano formale inoltre l'opera si impose per le sue soluzioni neocubiste e neoespressioniste. Nel 1942 l'artista rese più concreto il suo impegno politico, prendendo contatti con il movimento di giovani intellettuali romani che stavano fondando una organizzazione clandestina di giovani comunisti. Dopo l'8 settembre si unì alla lotta di liberazione partigiana. Continuò tuttavia la sua attività artistica, clandestinamente, mentre Roma era occupata dalle truppe tedesche. Ne nacque una serie di disegni dal titolo Gott mit uns, documenti commossi e tragicamente fedeli delle atrocità subite dalla popolazione durante la lotta di liberazione. Dopo il 1946 si verificò la sua adesione al "Fronte Nuovo delle Arti", uscito da "Corrente". Tutta la produzione di quel periodo appare ispirata alla battaglia politica e Occupazione delle Terre (1949), rappresenta forse l'esito più significativo. Nella polemica che vide gli intellettuali del dopoguerra schierati in due fronti opposti, astrattisti e realisti, G. dichiarò la propria posizione in numerosi scritti, affermando tra l'altro che "la via del realismo è la via della libertà e dell'umanesimo". Per G. dunque, prendere come punto di riferimento della propria arte la realtà, significa rendere l'arte e la cultura uno strumento di interpretazione del mondo, omogeneo alle esigenze delle masse e al loro sviluppo storico. Parallelamente il pittore siciliano sviluppa una profonda polemica nei confronti di qualsiasi movimento che riproponga il ruolo dell'artista come avanguardia illuminata. La guerra d'Algeria e quella del Vietnam, il maggio francese del 1968, gli avvenimenti più rilevanti della vita politica italiana sono passati attraverso il commento di G. Oltre a queste opere, per la maggior parte a cicli, G. ha eseguito una serie di splendidi hommages ai grandi maestri del passato: Géricault, Courbet, David, Délacroix, Morandi. Ricordiamo ancora le illustrazioni eseguite per romanzi di Manzoni, Porta, Moravia, Faulkner, Hemingway, Neruda e per la Divina Commedia. Citiamo infine alcune altre opere della produzione guttusiana: Figure, Natura morta, Fucilazione di patrioti, Contadino a cavallo, Uomo che legge il giornale, Madre e figlia, Via Leonina (Bagheria, Palermo 1912 - Roma 1987).
Renato Guttuso: “Il Caffè Greco” (1976, Köln)