Partiti politici originari della Germania del XII sec. Dominarono la vita
politica italiana nei secc. XIII-XIV. I termini derivarono dal nome della casa
dei Welfen o Guelfi e dal castello di Waiblingen, nel Württemberg,
appartenente agli Hohenstaufen o Svevi. Ottone di Frisinga ricorda le due
dinastie per la loro importanza e rivalità. I Guelfi sostennero
all'inizio i duchi di Sassonia e di Baviera; i Ghibellini parteggiarono per il
duca di Svevia, il futuro imperatore Corrado III. La rivalità si fece
aperta con la morte dell'imperatore Enrico V di Franconia (1125), spentosi senza
eredi. Sotto Corrado III la lotta tra Guelfi e Ghibellini si acuì. La
rivalità tra Guelfi e Ghibellini in Germania ebbe prima carattere di
semplice rivalità dinastica, per assumere poi caratteristiche più
ampie: contrapposizione tra principio monarchico e autonomie feudali, tra
germanesimo e Papato (gli Svevi sostenevano le pretese dell'aristocrazia e i
diritti della Chiesa). La critica moderna ha respinto come tarda invenzione il
racconto che i due termini Guelfi e Ghibellini abbiano incominciato ad essere
usati come gridi di guerra nel 1140 all'assedio messo da Corrado III alla
fortezza guelfa di Weinsberg. Negli anni 1212-18, mentre in Germania Ottone IV e
Federico II contendevano per il trono, anche in Italia città e signori si
divisero tra i due principi e si ebbero quindi anche nella penisola la "parte
del Guelfo" e la "parte del Ghibellino". Ma questa era sotto la protezione della
Chiesa: l'imperatore in rotta con il Papato, scomunicato da Innocenzo III, era
il Guelfo. La prima documentazione storica per l'uso dei due termini è
fiorentina: il termine Guelfi appare nel 1239. Nel 1242 i due termini appaiono
insieme: sono annotazioni storiche di un codice fiorentino scritte non dopo il
1244. In Firenze i federiciani erano detti Ghibellini e gli antifedericiani
erano ancora detti Guelfi. Però in questi anni, nella lotta tra Federico
II ed Innocenzo IV, specie dopo la scomunica e la deposizione dell'imperatore,
dovette avvenire la grande trasformazione: Ghibellini, non più soltanto
partigiani di Federico II, ma dell'Impero; Guelfi, non più soltanto
nemici di Federico, ma partigiani del suo nuovo nemico, il Papato. La tradizione
storica fiorentina riporta il formarsi delle due fazioni politiche al conflitto
familiare tra i Buondelmonti e gli Amidei del 1216. Pseudo Brunetto che scrive
al principio del XIV sec. dice che nel giorno in cui Buondelmonte fu ucciso
incominciò la rovina di Firenze e nacquero i due nomi di parte guelfa e
di parte ghibellina, che poi diventarono i partiti della chiesa e dell'Impero.
Però non è chiaro come i due termini di valore politico si siano
sposati con le due opposte consorterie familiari fiorentine. Dopo il 1250 le due
parti erano saldamente organizzate in Firenze ed abbracciavano famiglie
nobiliari. L'uso dei due termini incominciava a penetrare in qualche
città vicina in cui Guelfi e Ghibellini avevano aderenze e trovarono
rifugio quando la mala fortuna li costrinse a farsi esuli. Ad Arezzo si parla di
Guelfi e Ghibellini già nel 1249; così a Città di Castello
e a Borgo S. Sepolcro; a Siena nel 1255, a Perugia nel 1260, a Bologna nel 1274.
I termini compaiono anche nella storia di altre città, ma sempre in
relazione alla Toscana ed a Firenze in particolare. I due termini Guelfi e
Ghibellini non si diffusero con molta rapidità. Dopo l'alleanza della
casa d'Angiò con la Chiesa, estesero o modificarono il loro significato.
L'adesione ideologica alla Chiesa od all'Impero non è però
semplice esteriorità: vi era, nelle famiglie nobili in specie, una
tradizionale e sentita devozione alla Chiesa o all'Impero: combattendo a favore
o contro si stabilivano legami ideologici con famiglie e raggruppamenti politici
di altre città, si delineavano correnti spirituali, coalizioni
politico-economiche rilevanti. Il guelfismo dopo la battaglia di Benevento
predomina nella penisola, sorretto dai re di Sicilia. La Rivoluzione dei vespri
determina degli scacchi gravi: al principio del XIV sec. esso è di nuovo
dominante non solo in Toscana ma anche nella regione lombarda. La spedizione di
Arrigo VII approda ad un vivace risveglio ghibellino: i signori di Lombardia
sono generalmente Ghibellini. Ora vi è lotta tra la chiesa ed i Signori
che rappresentano ideologicamente l'Impero, ma in realtà mirano alla
costruzione di propri stati. Programmi politici vecchi, ma realtà nuova.
A Firenze si identifica il guelfismo con quello che è il programma
politico fiorentino e Villani se ne fa interprete dicendo che la parte guelfa
è fondamento e rocca ferma e stabile della libertà d'Italia e
contraria a tutte le tirannidi: "per modo che se alcun guelfo diviene tiranno,
convien per forza che li diventi ghibellino". In realtà la chiesa
favorì durante i secc. XIII e XIV le autonomie comunali mentre il
ghibellismo dalla tradizione imperiale antipapale e antiecclesiastica traeva
armi per combattere tutte le forme autonomistiche locali e prima di tutto le
giurisdizioni ecclesiastiche, resistendo energicamente a scomuniche e
interdetti. Ma a cominciare dal XIV sec. da varie parti s'inizia la lotta contro
il persistere dei partiti politici. I principi organizzatori degli stati
territoriali vogliono eliminare questo parteggiare che sostanzialmente o a
favore o in opposizione mette in discussione la loro politica e la loro opera di
costruzione statale. Tipico è il decreto di Filippo Maria Visconti del
1440: tutti i cittadini che hanno compiuto i 18 anni entro due mesi dovranno
giurare di non essere né Guelfi né Ghibellini. Nonostante tutte le
proibizioni, ancora nel XVI sec. si parla in varie città italiane di
Guelfi e Ghibellini, la cui attenzione però ora si dirige alle lotte
politiche del tempo e al parteggiare per Francia e Spagna; Giorgio Leti nel XVII
sec. rileva che i Guelfi portavano a scopo di distinzione la piuma del cappello
a destra, i Ghibellini a sinistra e anche le donne avevano segni diversi di
partito; a Ravenna i Guelfi non andavano alla chiesa dell'altro partito e gli
artigiani che servivano gente di un partito non erano ammessi a servire gente
dell'altro. Così il parteggiare antico si perpetuava nel modo di portare
nastri o di tagliare i capelli.