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Gor'kij, Maksim.

Pseudonimo di Aleksej Maksjmovic Peskov. Scrittore russo. Ancora legato per le sue origini alla grande letteratura realistica della seconda metà dell'Ottocento, G. è stato il solo della sua generazione a diventare nello stesso tempo il campione della nuova letteratura sovietica dopo l'assestamento della rivoluzione, propugnando il principio del realismo socialista. Tra il 1875 e il 1893 G. esercitò i mestieri più diversi (fattorino di negozi, aiutante in uno studio di pittura religiosa, aiuto-fornaio), accumulando enormi esperienze e conoscenza di uomini, come si osserva nelle opere autobiografiche Infanzia e Le mie università. I suoi primi racconti furono: Makar Cudra del 1892 e Celkas del 1895, pubblicato quest'ultimo nella rivista La ricchezza russa. Nel 1898 G. raccolse in due volumi i propri racconti, tra i quali i famosissimi Konovalov, I coniugi Orlov e Malva. Il successo fu enorme e duraturo: non soltanto i racconti piacquero, ma la figura stessa dello scrittore divenne sempre più popolare. Ad aumentare tale popolarità venne anche il successo teatrale con i due drammi Piccolo-borghesi e L'albergo dei poveri. Presto G. passò dai racconti a narrazioni di più largo respiro coi romanzi Varen'ka Olesova (1898), Forma Gordeev (La vita è una sciocchezza!) pubblicato nel 1899 e seguito da I tre nel 1900-1901. Un suo poemetto, Il canto della procellaria, causò la proibizione della rivista La vita, centro del marxismo russo. I suoi legami con l'idea rivoluzionaria si videro anche nei nuovi drammi, I villeggianti, I figli del sole, I nemici, I barbari. Eletto nel 1902 membro onorario dell'Accademia imperiale delle Scienze, vide annullata la propria nomina da un atto di governo di carattere poliziesco. La rivoluzione del 1905 vide G. tra i suoi fautori più attivi; il suo arresto provocò dimostrazioni di protesta in tutto il mondo. Liberato, lasciò la Russia, stabilendosi a Capri dove rimase, creandovi un centro per l'emigrazione rivoluzionaria, fino a poco prima dello scoppio della guerra mondiale nel 1914. Nel 1907-1908, uscì il romanzo La madre, considerato oggi modello di narrazione sociale rivoluzionaria, ma allora passato quasi sotto silenzio dalla critica: nel 1910 furono pubblicati i drammi Gli stravaganti e Vasa Zeleznora, ma poco o nulla aggiunsero alla fama di G. negli ambienti teatrali. Una confessione, scritta intorno al 1908, pone in evidenza la crisi di carattere quasi religioso attraversata da G. La rivoluzione del 1917, che lo trovò in Russia, lo ebbe caldo sostenitore, nei primi anni; nel 1917 iniziò infatti una propria rivista mensile, Cronache, assunse la direzione di una grande collezione di traduzioni di opere di tutto il mondo, lottò per il rispetto e la conservazione dei monumenti del passato. Nel 1919 pubblicò i Ricordi su Tolstoj. Non del tutto soddisfatto però del corso delle cose, nel 1921 lasciò la Russia per la Germania, dove rimase fino al 1924: si stabilì in seguito a Sorrento, da dove nel 1928 fece ritorno in Russia. In questo periodo si dedicò alla formulazione di una nuova estetica letteraria, gettando le basi delle teorie che presero più tardi il nome di "realismo socialista". Lo pseudonimo G. significa: l'amaro (Niznij Novgorod 1868 - Mosca 1936).
"Gorkij l'amaro" di Leonardo Pampuri