Poeta brasiliano. Figlio di padre brasiliano e di madre inglese,
G.
trascorse l'infanzia in Brasile; trasferitosi più tardi in Europa
frequentò l'università di Coimbra in Portogallo, per tornare in
Brasile nel 1782. Per aver partecipato ad una cospirazione contro gli organi
dello Stato fu condannato all'ergastolo, pena poi commutata nell'esilio; venne
perciò deportato nell'Angola e di là, qualche tempo dopo, nel
Mozambico dove terminò i suoi giorni in un manicomio. A
G. viene
attribuita una sola opera:
Marilia de Dirceu, pubblicata nel 1792. In
questi versi, di cui una parte fu tradotta in italiano da Ungaretti, il
poeta-rivoluzionario canta il suo infelice amore per Marilia, nome da lui
attribuito a Maria Dorotea di Seixas Brandao che egli stava per sposare quando
venne arrestato. È una raccolta di liriche, il più puro esempio di
poesia amorosa brasiliana, scritte nello stile arcadico di Minas Gerais e
appartenente alla famosa locale
Escola Mineira. Nelle
liras che
compongono il libro, ovvero nelle varie canzoni in esso riunite, si avverte una
serena bellezza che aleggia su tutta l'opera, ora soffusa di tristezza, ora
pervasa da una segreta speranza, ora espressa con un accorato lirismo che fanno
di
G. un grande poeta (Porto 1744 - Mozambico forse nel 1808).