(in latino
Juppiter). Massima divinità della religione romana.
L'etimologia del nome si ricollega alla radice indoeuropea
diew- propria
di numerose altre divinità indoeuropee e caratterizzante l'
essere
splendente, cioè
il giorno. Secondo alcuni studiosi già
gli antichi italici adoravano una divinità con caratteristiche simili a
quelle di
G. Secondo altri invece questo culto si sarebbe introdotto
presso le popolazioni latine solamente quando queste entrarono in contatto con
la cultura e la religione dei Greci. All'interno del mondo latino
G.
divenne la divinità più importante ed il suo culto non era
limitato a singole città ma si estendeva a tutta la Lega Latina che lo
venerava con un culto comune sulla sommità del monte Albano. Agli inizi
dello Stato romano la triade
G.-Marte-Quirino rappresentava la
sommità dell'esperienza religiosa e all'interno di essa
G.
rappresentava la garanzia della giustizia e della legalità.
L'introduzione di
G. all'interno di questa triade divina serviva ai
Romani per partecipare a pieno diritto alla cultura latina che ne aveva espresso
il culto. Nel corso delle riforme portate avanti dalla dinastia etrusca che
governò Roma nel VI sec. a.C., a
G. vennero attribuiti gli epiteti
di
Ottimo e
Massimo e se ne fece il dio di Roma rendendo
universale la città nel momento stesso in cui essa adottava il più
universale tra gli Dei. Fu in quell'epoca che, secondo lo storico Tito Livio,
venne eretto alla divinità il tempio sorgente sulla sommità
meridionale del Campidoglio. All'interno del tempio due celle laterali erano
dedicate a Minerva e Giunone che venivano in questo modo a definire una nuova
triade divina che sostituiva quella precedente. A
G. vennero poi dedicate
numerose sommità di colli: quella del Campidoglio e dell'Aventino. A
G. erano anche dedicate una serie di feste agrarie, probabilmente per
assimilazione delle qualità di dio della vegetazione dell'antica
divinità degli Indoeuropei. In particolare gli erano dedicate le feste
del ciclo della vita: quella della vendemmia, la festa in cui si gustava il
nuovo mosto e quella nella quale si beveva il vino nuovo. Altre feste dedicate a
G. derivavano probabilmente da analoghe cerimonie che venivano celebrate
dagli Elleni e che si vennero progressivamente introducendo in Roma.