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Giovanni, santo.

Apostolo e evangelista. Figlio di Zebedeo e di Salome, nacque in Galilea e fu discepolo di Giovanni Battista. Fu tra i primi apostoli chiamati da Gesù. Insieme con il fratello Giacomo e con Pietro fu testimone di alcuni degli eventi principali della vita pubblica di Gesù: il miracolo della resurrezione della figlia di Giairo (Marco, 5, 37), la trasfigurazione (Marco, 9, 2), la preghiera nel Getsemani (Marco, 14, 33). Durante l'Ultima Cena sedette alla destra di Gesù appoggiando la testa sul suo petto come segno della particolare affezione che aveva per lui. A lui Gesù affidò, dalla croce, la propria madre. Dopo la resurrezione è il primo degli apostoli ad accorrere al sepolcro (Giovanni, 20, 2-10). Fu una delle personalità più autorevoli della comunità di Gerusalemme. Secondo la tradizione si recò a Efeso nel 66 a predicare il Vangelo; da lì fu mandato in esilio a Patmos sotto l'imperatore Domiziano. Per quanto riguarda la morte di G. esistono diverse ipotesi: una tradizione tramandata da Eusebio afferma che l'apostolo fu liberato al tempo di Nerva e morì a Efeso al tempo di Traiano; secondo altri autori sarebbe invece stato martirizzato insieme con il fratello Giacomo nel corso del regno di Agrippa I. A lui sono attribuite una serie di opere: il quarto Vangelo nel Nuovo Testamento, tre lettere e l'Apocalisse. Festa: 27 dicembre in occidente; 26 settembre in oriente (forse Betsaida I sec.) ║ Vangelo: come i tre Vangeli sinottici, anche il quarto si presenta anonimo; tuttavia nel penultimo versetto (21,4), compare un riferimento al suo autore: "Questo è il discepolo, che rende testimonianza intorno a tali cose e che le ha scritte; noi sappiamo che la sua testimonianza è vera". Da questa annotazione (di cui non conosciamo l'autore), si intuisce che il quarto Vangelo è opera del discepolo "prediletto" (21, 20), a cui vengono rivolti espliciti riferimenti (13, 23; 19, 26; 21, 7). Tra i discepoli ammessi da Gesù a ricevere particolari confidenze vi furono Pietro, Giacomo e Giovanni (Marco, 5, 37; 9, 2); tuttavia essendo certo che il "prediletto" non poteva essere Pietro (in quanto in 13 e 23 i due compaiono come persone distinte), né Giacomo (perché quest'ultimo fu sottoposto a martirio a Gerusalemme già nel 44) non resta che identificarlo con G. Il testo del quarto Vangelo consiste in un prologo (1, 1-18), in cui si parla della preesistenza del Verbo e della sua incarnazione; è diviso in tre parti: nella prima Gesù manifesta la sua divinità; nella seconda vengono istruiti i discepoli e i Giudei manifestano la loro opposizione alla predicazione di Gesù (capitoli 5-12); nella terza viene descritta la passione, la morte e la resurrezione di Gesù con le successive apparizioni (capitoli 13-21). Lo scopo immediato dello scritto è quello di provare il carattere divino di Gesù Cristo e la realtà della sua incarnazione, in polemica contro coloro che avevano iniziato a negarli (Cerinto e i Doceti). Nei discorsi con i discepoli Gesù esplicita i suoi rapporti con il Padre e con lo Spirito Santo, spiegando quali siano le prerogative delle singole persone divine nei riguardi degli uomini. Il IV Vangelo si differenzia dai Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) per un diverso schema cronologico (basato quest'ultimo sulle feste ebraiche), per la scelta dei fatti (poco spazio hanno i miracoli e quando essi vengono raccontati sono funzionali all'illustrazione di una determinata verità) e il modo in cui viene presentata la figura di Gesù. Mentre nei Vangeli precedenti lo spazio temporale della vita pubblica di Cristo equivale a un anno, nel testo di G. è di due anni e mezzo. G., inoltre, corregge e completa i testi precedenti, narrando ciò che essi hanno trascurato: il discepolo che entrò per primo nel sepolcro vuoto di Gesù (Pietro); l'apparizione di Gesù davanti ad Anna (18, 13); la scena dell'Ecce homo! (19, 4); le parole con le quali Gesù sulla croce si rivolge alla Madonna e al discepolo "prediletto" (19, 25). Nel IV Vangelo (lo scopo principale pare fosse quello di combattere alcune eresie), uno dei concetti cardine è quello della "verità" ("Dio è Verità", Gesù si definisce "via, verità, vita", dell'uomo retto si dice che "compie la verità"), della divinità di Gesù e il fatto che il Figlio e il Padre sono Uno. ║ Epistole: tre lettere attribuite a G. dalla tradizione cattolica. La prima, il cui tema fondamentale è la difesa della realtà dell'Incarnazione del Figlio di Dio, fu scritta verso la fine del I sec. È rivolta alle comunità cristiane dell'Asia Minore; G. intende metterle in guardia dal pericolo delle eresie e dei peccati, esortandole a credere nella discendenza divina di Gesù e ad esercitare l'amore. Le altre due lettere, più brevi, sono indirizzate una ad una "eletta signora e ai figli di lei", l'altra a un "caro Caio". La loro autenticità ha suscitato dubbi in alcuni scrittori cristiani dei secc. III e IV. ║ Apocalisse: ultimo dei 27 libri che compongono il Nuovo Testamento. Viene tradizionalmente attribuito all'apostolo G., che lo compose intorno al 95 nell'isola di Patmos, dove si trovava in esilio al tempo dell'imperatore Domiziano. L'Apocalisse è divisa in 22 capitoli, in cui l'autore narra le visioni da lui avute nel periodo del suo confino nell'isola. L'intenzione di G. è quella di descrivere il passato e di prefigurare il destino della Chiesa e della religione cristiana; mali terribili vengono annunciati per l'umanità che non rispetti le dottrine di Gesù e non viva secondo il suo insegnamento. Il testo è ricco di immagini simboliche che hanno dato origine, in epoche diverse, a numerose e differenti interpretazioni. In ogni caso all'Apocalisse viene dato il valore escatologico della manifestazione finale di Cristo, come sovrano e giudice. Completata sulla Terra la missione della Chiesa, Cristo apre ai credenti le porte della Gerusalemme celeste, ove si assiste al trionfo del bene.