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Giotto.

Pittore e architetto italiano. Varie sono le ipotesi formulate dai critici sulla vita e sulla formazione dell'artista, in assenza di documenti attendibili. La tradizione facente capo a Vasari e Ghiberti afferma che G. fu in contatto con Cimabue, del quale, con ogni probabilità, frequentò la bottega (1280-90 circa); in tempi più recenti alcuni studiosi hanno rilevato, inoltre, l'influenza del pittore Pietro Cavallini sul giovane G. Le prime opere che vengono attribuite all'artista appartengono a un importante ciclo decorativo nella navata superiore della chiesa di San Francesco ad Assisi. Nelle Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, il suo stile viene individuato in alcune sezioni della prima campata e nelle due Storie di Isacco, situate nella seconda campata. Questi affreschi sono considerati rivoluzionari per la complessità della struttura compositiva, per l'espressività dei volti e la carica drammatica delle figure. Sebbene la cronologia sia tuttora dibattuta, la data delle ultime Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento viene collocata nel penultimo quinquennio del XIII sec. Nella chiesa di San Francesco ad Assisi si trovano altre opere del pittore fiorentino: G. infatti, tra il 1296 e il 1300 circa, affrescò la serie della Leggenda di San Francesco, con la collaborazione di altri artisti. Della figura del santo, diversamente dalla tradizione che lo vuole umile asceta, G. fornisce un'interpretazione del tutto originale, dipingendolo come un energico e battagliero difensore della Chiesa. Sebbene non sia possibile stabilire con sicurezza la partecipazione di G. all'ideazione dei mosaici dell'ultima zona del battistero, molti critici hanno rilevato l'influsso dell'artista nella realizzazione di queste opere. Il tema del crocifisso, già presente nel ciclo Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento di Assisi, fu rivisitato dal pittore nella grande Croce di Santa Maria Novella a Firenze, che mostra gli influssi di Nicola Pisano e Arnolfo di Cambio. Nel 1300, in occasione del giubileo, G. fu chiamato a Roma da papa Bonifacio VIII. Della sua attività romana rimangono un frammento dell'affresco nella basilica di San Giovanni in Laterano con l'Indizione del Giubileo da parte di Bonifacio VIII, oltre ai due angeli del mosaico della Navicella della basilica di San Pietro (ora conservati presso il Museo Petriano di Roma). In queste opere si nota la tendenza ad attenuare gli aspri contrasti del colore per cercare una maggiore integrazione tra valore cromatico e luminosità un'elaborazione sul piano chiaroscurale per meglio evidenziare l'imponenza plastica e volumetrica delle figure. Nei primi anni del 1300 G. fu nuovamente a Firenze, dove lasciò, tra l'altro, il Polittico di Badia (Firenze, Galleria degli Uffizi), la Madonna in trono (Firenze, San Giorgio alla Costa) e alcuni affreschi, di cui rimangono pochi frammenti, nella chiesa di Badia. Agli stessi anni è da far risalire un soggiorno del pittore a Rimini, attestato da un Crocefisso nel Tempio Malatestiano. Tra il 1304 e il 1306 l'artista realizzò gli affreschi che ricoprono le pareti della cappella di Enrico Scrovegni all'Arena di Padova: un ciclo di circa quaranta riquadri (comprendente le Storie di Gioacchino, Sant'Anna e la Vergine e la Storia di Cristo), le figure decorative delle pareti, le immagini simboliche di Virtù e Vizi nello zoccolo, il Giudizio Universale sulla parete d'ingresso. Perfetta è l'integrazione tra pittura e ambiente, sia per la pacata e calda luminosità degli affreschi, sia per l'armonica scansione dei riquadri che tendono a ripetere le proporzioni delle pareti. Colpisce soprattutto la complessità delle composizioni, spesso articolate su direttrici diagonali in funzione drammatica oltre che costruttiva della profondità spaziale. Esiste sempre un fulcro nella complessità dell'immagine, sottolineato dalla predominanza di un colore; la definizione del volume tende a una semplificazione, rendendo più evidente il rilievo plastico. Il progetto stesso della cappella degli Scrovegni viene attribuito all'artista (questo edificio costituisce, insieme al campanile di Santa Maria del fiore a Firenze, l'opera architettonica principale di G.). Nell'ultimo trentennio di attività G. lavorò in varie città italiane: alcune sue opere, realizzate in collaborazione con altri pittori, sono conservate a Bologna, a Firenze (nella chiesa di Santa Croce), a Roma (presso la Pinacoteca Vaticana), a Napoli (nella chiesa francescana di Santa Chiara e in Castel Nuovo). Interamente di mano giottesca sembrano invece essere gli affreschi della cappella Bardi in Santa Croce a Firenze, datati 1317, meglio conservati di quelli della vicina cappella Peruzzi, anch'essi opera di G.: appare attenuata, in queste composizioni, la tensione drammatica a favore di uno svolgersi della pittura più lento e grandioso. Dal 1334 G. fu capomastro di Santa Maria del Fiore: ne progettò il campanile, ancora incompleto alla sua morte, ed eseguì probabilmente i disegni per una parte dei rilievi esagonali del basamento, in seguito realizzati da Andrea Pisano. Tra le altre opere ricordiamo: il Transito della Vergine di Berlino (proveniente dalla chiesa di Ognissanti di Firenze); il polittico firmato della Pinacoteca di Bologna; lo smembrato e incompleto polittico (risalente agli anni 1325-28 circa) diviso tra Washington (National Gallery), Châalis (museo Jacquemart-André) e Firenze (Museo Horne); le Crocefissioni di Strasburgo e Berlino; le Storie di Cristo, divise tra i musei di New York, Boston, Londra, Monaco e Settignano (Collezione Berenson). Profonda fu l'influenza esercitata da G. sulla pittura del suo tempo e sugli artisti dei secoli successivi: il suo stile è ravvisabile in molte opere delle scuole pittoriche trecentesche e in quelle dei pittori del Rinascimento. I contemporanei, tra cui Dante, riconobbero il ruolo determinante del pittore fiorentino nel processo di rinnovamento artistico e culturale italiano. Cennini giunse ad affermare che G. "rimutò l'arte del dipingere di greco in latino, e ridusse al moderno; et ebbe l'arte più compiuta ch'avessi mai più nessuno" (Colle di Vespignano in Mugello 1266 circa - Firenze 1337).
Giotto: “Il giudizio universale” (part.)

Giotto: "L'Ascensione" (Padova, Cappella degli Scrovegni)

Firenze: il duomo e il campanile di Giotto