Terzo patriarca ebreo, figlio di Isacco e Rebecca, gemello di Esaù dal
quale comprò il diritto di primogenitura con un piatto di lenticchie.
Temendo poi l'ira del fratello, fuggì in Mesopotamia, da uno zio materno,
Labano, per sposarne una delle due figlie. Appena giunto,
G.
s'innamorò di Rachele, la figlia minore, ma lo zio lo costrinse a
rimanere sette anni al suo servizio prima di acconsentire alle nozze. Scaduto il
termine, Labano tese un inganno a Giacobbe, facendogli sposare la sorella
maggiore Lia, meno bella di Rachele. Quando al mattino
G. si accorse
dello scambio si adirò, ma lo zio gli promise che, se avesse servito
altri sette anni, gli avrebbe dato anche Rachele (la poligamia era ammessa fra
gli ebrei). Infatti
G., dopo il tempo stabilito, sposò anche
Rachele, e con le mogli, i figli e gli armenti, tornò alla terra dei suoi
padri a Canaan. Quivi ebbe una visione, nella quale dovette lottare con un
giovane bellissimo, che all'alba si fece riconoscere per un angelo e disse a
G. che avrebbe dovuto cambiar nome e chiamarsi
Israele,
cioè guerriero di Dio.
G. si riconciliò col fratello
Esaù, e visse sempre nel paese di Canaan, con le due mogli e i dodici
figli avuti da esse. Tuttavia, quando il figlio Giuseppe lo chiamò in
Egitto, vi andò con tutta la famiglia. Morì all'età di 147
anni. Il Faraone lo fece imbalsamare e lo mandò a Canaan, dove fu
seppellito come gli era stato promesso.