Teologo, mistico, filosofo e giurista musulmano iraniano. Nel 1095 una crisi
interiore lo indusse a lasciare l'insegnamento superiore teologico e giuridico a
Baghdad, per darsi all'ascetico-mistica. Dei suoi scritti, Gundisalvi (XII sec.)
tradusse in latino i
Maqasid al-falasifa (I propositi dei filosofi) e il
Tahafut alfalasifa (L'incoerenza dei filosofi). Nella prima opera espone
obiettivamente le dottrine di al-Farabi e di Avicenna che egli poi confuta nella
seconda opera. La parte costruttiva della sua critica è contenuta
particolarmente in
Ihya ulum addin (La vivificazione delle scienze
religiose) che è lo scritto suo più famoso. Egli professa una
sorta di scetticismo filosofico, che intende estendere alla religione.