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Germi, Pietro.

Regista cinematografico italiano. Esordì nel 1946 con Il testimone. Il suo piglio secco ebbe modo di esprimersi più che con Gioventù perduta (1947) con In nome della legge (1950), che applicava certi modelli del western americano alla realtà sociologica della Sicilia. Ai temi siciliani restò fedele lo stesso anno con Il cammino della speranza, del quale era protagonista un gruppo di minatori costretti a lasciare l'isola. Fra il 1951 e il 1954 ebbe vario successo commerciale e di critica senza lasciare forti tracce: La città si difende, La presidentessa, Il brigante di Tacca di lupo, Gelosia, l'episodio di Amori di mezzo secolo, film questi che toccarono generi diversi, dal vaudeville al cinema storico e al dramma sociale. Più riusciti furono, tra il 1955 e il 1957, Il ferroviere e L'uomo di paglia di cui G. fu anche attore protagonista, e dove trovò calda espressione la sua umana solidarietà verso chi soffre, nella pratica quotidiana, i conflitti della famiglia e del mondo del lavoro. Dopo una parentesi poliziesca (Un maledetto imbroglio fu un'eco opaca del geniale Pasticciaccio di C.E. Gadda), raggiunse il suo punto di maggior fortuna con Divorzio all'italiana (1961, premio Oscar): qui G. è ancora in Sicilia ma per una commedia spigliata che consegna la critica di costume a un aneddoto ironico e brillante. Realizzò infine: Sedotta e abbandonata, Signore e signori, Serafino, Le castagne sono buone, Alfredo Alfredo (Genova 1914 - Roma 1974).