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Gans, Eduard.

Filosofo, giurista e storico tedesco. Ebreo di nascita, si convertì al Cristianesimo protestante per sottrarsi ai provvedimenti antisemiti. Al suo liberalismo religioso si accompagnò un liberalismo politico che lo indusse a prendere parte al movimento di opposizione liberale. Discepolo di Hegel all'università di Heidelberg, nel 1825 assunse la cattedra di Diritto presso l'università di Berlino e divenne il capo della "Scuola hegeliana", in opposizione alla "Scuola storica del diritto" capeggiata da F.C. Savigny. Nel 1827 fu tra i fondatori degli Jahrbücher für wissenschaftliche Kritik. Nel 1836-37 ebbe come allievo K. Marx che, contemporaneamente, seguiva i corsi del Savigny, prendendo parte al conflitto tra le due correnti. Contro la Scuola storica del diritto, G. sosteneva la necessità di una continua evoluzione razionale, determinata dallo sviluppo dialettico dell'Idea, dello Spirito del mondo. Respingendo le idee politiche conservatrici di Hegel e applicando la dottrina hegeliana alle tendenze liberali del suo tempo, egli affermava che l'Idea assoluta era ben lontana dall'aver trovato la sua forma compiuta e definitiva nello Stato prussiano e nella religione cristiana. Essa perciò doveva continuare a svilupparsi per giungere, attraverso la piena realizzazione della propria essenza, alla perfetta autocoscienza. G. conservava di Hegel il concetto dello sviluppo razionale infinito della Storia, e rimproverava alla Scuola storica del diritto di non riconoscere l'attività creatrice dello Spirito, così da attribuire a cause puramente empiriche un valore assoluto, idealizzandole come tradizioni capaci di esprimere l'anima e la vita del popolo così da subordinare il presente al passato. Egli collegò lo studio del diritto a quello della storia, seguendone lo sviluppo razionale. Spirito democratico e liberale, desideroso di diffondere anche in Germania le idee che avevano trionfato in Francia con la Rivoluzione del 1830, prese parte attiva a tutte le manifestazioni del liberalismo politico prussiano. Nel suo orientamento ideologico-politico, manifestò idee democratiche che superavano l'ambito del liberalismo borghese. Considerava fondamentale la "questione sociale" e non nascondeva le sue simpatie per la classe operaia, priva a quel tempo di qualsiasi legge sociale e organizzazione sindacale. Affermava che era dovere dello Stato, mediante socializzazione dei mezzi di produzione, sottrarre gli operai a una condizione non meno misera di quella degli schiavi. La sua lotta contro la Scuola storica del diritto si ispirava più a motivi politici che a ragioni filosofiche e giuridiche. Egli infatti era desideroso di fare dei propri allievi, non degli eruditi, ma dei sostenitori delle idee democratico-liberali, e fece della propria cattedra una vera e propria tribuna dalla quale commentava gli eventi del suo tempo. I suoi corsi ebbero grande successo, in quanto consentivano di dibattere problemi che la censura impediva di trattare sulla stampa. Grande fu la sua influenza sul giovane Marx che egli convertì all'Hegelismo e nel quale rafforzò le tendenze liberali e democratiche. La sua opera più importante è Das Erbbrecht in weltgeschichtlicher Entwicklung (Il diritto di successione nel suo sviluppo storico universale; 2 volumi, 4 volumi, 1826-35). Tra le altre sue opere: Uber röm. Obligationenrecht (1819); Scholien zum Gains (1821); Sistema del diritto civile romano in compendio (1827); Uber die Gründlage des Besitzes (1839). Curò inoltre la pubblicazione dei volumi VIII e IX (1833 e 1837) delle opere complete di Hegel (Berlino 1797-1839).