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Gandolfi.

Famiglia bolognese di pittori. Svolsero in patria, durante la seconda metà del Settecento, una singolare attività artistica, nella quale, sui residui della tradizione barocca locale, s'innestano piacevolmente motivi e accenti veneti, soprattutto tiepoleschi, e, da ultimo, suggestioni del neoclassicismo internazionale. ║ Ubaldo: all'attività di pittore congiunse un'attività disegnativa molto varia e abbondante; inoltre modellò in gesso i due profeti Isaia e Geremia per la chiesa bolognese di San Giuliano. Particolarmente apprezzabili la tela Diana ed Endimione, nel Palazzo comunale di Bologna, e alcune teste muliebri e infantili in collezioni private (San Matteo della Decima 1728 - Ravenna 1781). ║ Gaetano: fu iniziato all'arte dal fratello maggiore. La sua maniera si confonde talvolta con quella di Ubaldo, al quale risulta un po' inferiore nella qualità del tocco e del colorito, se non nella vena narrativa. Fra le sue pitture si ricordano, oltre sei affreschi nella cupola di Santa Maria della Vita a Bologna, un Ritratto della moglie, nella Pinacoteca di Bologna, il Ratto di Deianira nel palazzo bolognese Calzoni, e il quadro raffigurante La fondazione dell' Ospedale dei Trovatelli, nel Museo civico di Pisa (San Matteo della Decima 1734 - Bologna 1832). ║ Mauro: si fece apprezzare come pittore nell'Autoritratto della Pinacoteca di Bologna, ma fu soprattutto incisore al bulino, adottando la tecnica francese au pointillé e conseguendo successo in Francia e negli Stati Uniti, oltre che nelle più importanti città italiane (Bologna 1764-1834).