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Gandhi, Indira Priyadarshini.

Donna politica indiana. Figlia del pandit Nehru, trascorse l'infanzia in un clima di travaglio politico che portò varie volte i suoi genitori in carcere. Studiò in Svizzera e in Inghilterra, a Oxford. A vent'anni ritornò in India e completò i propri studi storici nell'università di Santiniketan. Il suo vero maestro fu però il padre di cui divenne la confidente e più fedele collaboratrice. Dopo aver preso parte attiva all'organizzazione studentesca affiancata al Movimento di Liberazione del Congresso, si dedicò per vari anni ai problemi riguardanti in particolare l'emancipazione femminile e l'assistenza all'infanzia. Nel 1942 sposò il giornalista Feroze Gandhi (che non era parente del Mahatma Gandhi) del quale rimase vedova nel 1960. La sua attività politica giovanile le costò alcuni arresti e brevi detenzioni. Giunta l'India all'indipendenza nel 1947, e divenuto il padre primo ministro, gli fu costantemente a fianco, accompagnandolo nei suoi viaggi politici in Europa, Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina. Nel 1955 assunse la sua prima carica ufficiale, quale membro del Working Committee del Congresso e nel 1959 ne divenne presidente per un anno. Negli anni seguenti la sua popolarità andò aumentando, ponendola al di sopra dei molti particolarismi razziali, territoriali e religiosi del grande Paese, e facendone un personaggio veramente nazionale, capace di rappresentare l'unità dello Stato. Si tenne tuttavia lontana dagli incarichi di governo e solo dopo la morte del padre, nel maggio 1964, accettò di entrare a far parte del Governo, come ministro delle Informazioni e delle Radiodiffusioni. Il 19 gennaio 1966, in seguito alla morte di L.B. Shastri, fu nominata primo ministro, affrontando con decisione i gravi problemi del Paese e la profonda divisione del Congresso, dovuta alla presenza in esso di tendenze contrastanti, in lotta per il sopravvento. Mentre il dinamismo di G., in campo internazionale, non mancava di dare presto risultati positivi, consentendo all'India di riacquistare parte dell'antico prestigio, all'interno vennero al pettine molti dei nodi rimasti insoluti sin dall'indipendenza. Le lotte tra correnti opposte del Congresso compromisero sin dall'inizio i tentativi del nuovo primo ministro di rilanciare una linea politica riformatrice. Ciò in quanto vari ministeri-chiave erano occupati da esponenti dell'ala destra più conservatrice, mentre avevano lasciato il partito uomini di punta della sinistra, tra cui l'ex ministro della difesa Krishna Menon. La definitiva rottura dell'instabile equilibrio del Congresso e l'acuirsi delle lotte interne, in vista delle elezioni politiche, indussero G. ad abbandonare le iniziali posizioni di equidistanza e a impegnarsi a fondo nella lotta contro l'ala conservatrice del partito, cosa che portò all'allontanamento, nel corso del 1969, di vari notabili conservatori. La nuova strategia di G. era ben calcolata, come doveva dimostrare lo schiacciante successo ottenuto nelle elezioni politiche svoltesi nel marzo 1971, superiore a quanto potessero lasciar prevedere anche le più ottimistiche previsioni. G. si assicurava infatti non solo il controllo dell'Assemblea, che nella precedente legislatura le era venuto a mancare, ma il controllo diretto di due terzi dei deputati, disponendo perciò di larghi margini di manovra. Si trattava non tanto di un successo del Partito, ma di una vittoria personale che dimostrava il grande prestigio di G. e un consenso popolare più largo di quanto non fosse mai riuscito ad ottenere suo padre. Oltre alla carica di primo ministro, G. ricopriva anche quelle di ministro dell'Interno, della Pianificazione, dell'Energia Atomica e delle Informazioni. Tuttavia nel 1971 veniva accusata di brogli elettorali, pertanto il suo potere e prestigio personale risultavano gravemente compromessi. Ripreso il controllo della situazione nel 1975, proclamava lo stato d'assedio. Sconfitta nelle elezioni del 1977, veniva arrestata sotto l'accusa di abuso di potere. Trionfatrice nelle elezioni del 1980, riusciva anche a riunificare il suo partito scissosi nel 1978, e quando sembrava avviata a conservare a lungo il predominio, subiva ancora una volta gravi sconfitte politiche sull'onda di varie sommosse scoppiate nel Paese, soprattutto nel Cachemire e nel Punjab (rivolta dei Sikh). Proprio per mano dei Sikh G. doveva poi perire in un attentato che scatenava ondate di violenza in tutta l'India (Allahabad 1917 - Nuova Delhi 1984).
Indira Gandhi