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Gag.

(voce inglese). Nel gergo teatrale, indicava l'improvvisazione verbale o mimica di un attore; ora è usato prevalentemente nel cinema, per definire un particolare tipo di trovata comica. Il cinema muto americano fu il primo a servirsi di g. con Mack Sennet. Infatti, da allora, carattere comune delle comiche americane appare l'esasperazione dinamica del personaggio che, magari senza saperlo esplicitamente, si muove in un campo di assoluta irrealtà, in un susseguirsi interminabile e spesso illogico di g. La g. è una trovata d'immaginazione che provoca il riso grazie alla sorpresa. È un mezzo esteticamente ortodosso della dinamica visiva e il cinema comico americano, a cominciare da Mack Sennet, se ne è servito abbondantemente. La varietà delle g. è molto vasta: dal lancio di una torta in faccia, alla corda tesa che fa incespicare improvvisamente un poliziotto, al barattolo di vernice che si versa sulla testa di un ricco o ben vestito personaggio, e così via. Più tardi la g. prende un accentuato carattere surrealista: un esempio di questo genere è l'enorme dente che il dentista cava con gran fatica dalla bocca minuscola di un paziente. Il g. man, nel cinema, è la persona stipendiata per l'invenzione delle g.