Sociologo francese. Professore di Storia del lavoro al Conservatoire National
des Arts et Métiers di Parigi e di sociologia industriale
all'università di Parigi, è autore di opere di fondamentale
importanza nell'ambito della ricerca sulla società industriale. I suoi
scritti, ispirati alla problematica marxista e basati sullo studio della
società industriale avanzata, testimoniano la fiducia nella
possibilità di umanizzazione della tecnica. Egli considera infatti
possibile la trasformazione della tecnica in uno strumento di liberazione e di
progresso per l'uomo, qualora non sussistano condizionamenti determinati
esclusivamente da motivi d'interesse economico.
F. ha costantemente
insistito sul ruolo nefasto delle "utopie tecnicistiche". Secondo
F.,
infatti, l'esaltazione incondizionata della tecnica rappresenta una "mistica
pericolosa", in quanto porta a dimenticare l'uomo. Il problema non è
quello di abolire la tecnica e le macchine ma di migliorarne l'uso, di metterle
a disposizione di tutti, di non rendere meccanico l'uomo, asservendolo alle
macchine. Secondo
F., il problema è quello di fruire dei vantaggi
offerti dalle nuove tecnologie, senza rinunciare ai valori propri della persona
umana. Dato che nessuna situazione storica è in sé bloccata e
fatale, gli inconvenienti prodotti dal macchinismo e dall'automatismo sono
eliminabili, anche se attualmente si assiste a una situazione di crescente
ansietà e di angoscia dell'uomo di fronte alla macchina. Tra le sue
opere:
Problemi del macchinismo in URSS e nei paesi capitalistici (1934),
Problemi umani del macchinismo industriale (1946),
Dove va il lavoro
umano? (1951),
L'uomo e la tecnica (1968) (Parigi 1902-1977).