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Frequenza di mutazione.

Biol. - La locuzione sta ad indicare il numero delle mutazioni (geniche, cromosomiche o genomiche) che si possono verificare entro un determinato periodo di tempo. È un dato difficilmente determinabile statisticamente perché non è possibile mettere in evidenza tutte le mutazioni. In botanica si è potuto stabilire che la frequenza spontanea di mutazione - escludendo quindi la mutazione ottenuta in modo artificiale - è in media dell'uno per cento nelle popolazioni vegetali geneticamente pure; in ogni caso si tratta di piccole variazioni di un dato carattere ereditario. Per esempio una pianta di ontano può dare foglie normali ma, in seguito ad una mutazione, può darne anche di laciniate. Di pari passo con la f. di m. va il tasso di mutazione, cioè la percentuale di gameti che presentano una qualsiasi nuova mutazione nel genoma aploide di una generazione. Su certi organismi unicellulari (drosofila) un gamete su 20 può presentare una qualunque mutazione (tasso del 5%). Su un milione di gameti umani, per ciascuna mutazione, può comparire 28 volte il carattere "albinismo", 30 volte la "microcefalia", 32 volte l'"emofilia".