(detto
Matthias Flacius Illiricus). Nome umanistico di
Mattija
Franković (o
Vlačić). Teologo e riformatore luterano
tedesco, di origine croata. Istriano di nascita, entrò giovanissimo
nell'Ordine francescano di cui era provinciale a Venezia suo zio Balbo Lupertino
che lo mandò a studiare in Germania. Aderì presto alla dottrina
luterana e dal 1541 al 1549 soggiornò a Wittemberg dove risiedevano
Lutero e Melantone. Presto si trovò in contrasto con quest'ultimo, e dopo
la morte di Lutero (1546) si oppose decisamente al moderatismo revisionistico di
Melantone e dei suoi seguaci detti
Filippisti. Per non doversi
sottomettere all'
interim di Augusta del 1548, favorevole ai cattolici, si
rifugiò a Magdeburgo, roccaforte luterana, dove visse alcuni anni.
Temperamento focoso e battagliero, nonostante la giovane età si
affermò presto come il più autorevole rappresentante della
corrente luterana intransigente, e la pubblicazione nel 1549 del suo
De veris
et falsis adiaphoris aprì una serie di polemiche che agitarono e
lacerarono il movimento luterano negli anni seguenti. Dopo aver insegnato
ebraismo a Wittemberg, divenne (1557) professore di esegesi neotestamentaria a
Jena dove fu duramente attaccato dal collega Strigel, discepolo di Melantone,
per la sua estremistica interpretazione del "servo arbitrio", interpretazione
secondo cui "l'uomo è passivo come una pietra" o come "un bastone nelle
mani di Dio". Egli contrattaccò con la
Confutazione di Weiner, con
cui bollava a lettere di fuoco non solo gli avversari del luteranesimo, ma gli
stessi luterani seguaci di Melantone. Il rettore dell'università
intervenne, mettendo al bando la
Confutazione di Weimer e imprigionando
per sei mesi i due teologi che furono poi liberati su richiesta del corpo
docente appoggiato dai principi protestanti tedeschi. La disputa luterana
continuò e Strigel fu privato della cattedra. Essa però non si
risolse in favore di Flacio e, anzi, la situazione si rovesciò quando,
dopo una lunga serie di discussioni a Weimer nel corso del 1560, il duca
Giovanni Federico indisse un concistoro al quale attribuì la
facoltà di scomunica e di censura. Il risultato fu che Flacio e una
quarantina di suoi sostenitori furono destituiti, mentre Strigel riebbe la
cattedra a Jena. La sua posizione si aggravò ulteriormente quando i
territori di Ernesto di Sassonia caddero sotto il dominio dell'elettore Augusto
di Sassonia, sostenitore dei Filippisti, che prese a perseguitarlo, facendolo
cacciare di città in città, senza però riuscire a farlo
desistere dalla sua polemica. Egli continuò a predicare le sue idee
estremiste, sostenendo la tesi della completa corruzione dell'uomo, affermando
che il peccato era divenuto l'elemento costitutivo della natura umana. Tra le
opere in cui si manifesta anche il suo interesse storico, ricordiamo:
Clavis
Scripturae sacrae (1567);
Catalogus testium veritatis qui ante nostram
aetatem reclamarunt papae (1556) (Albona, Istria 1520 - Francoforte sul Meno
1575).