Termine introdotto dagli spagnoli (
filibusteros) nel XVII sec. per
indicare i pirati francesi, inglesi, olandesi, che infestavano soprattutto le
coste del Mare Caribico e detti anche
bucanieri. Il fenomeno s'inseriva
nella tradizionale guerra di "corsa" antispagnola, autorizzata dai governi dei
vari paesi nei periodi in cui le ostilità tra le potenze coloniali erano
ufficialmente aperte. Così, per esempio, gli sparsi insediamenti francesi
delle coste haitiane includevano circa 1500
f. armati per difendere dalle
incursioni spagnole l'imprecisato confine, ma che, all'accorrenza, potevano
dedicarsi alla pirateria. Durante le guerre che opposero in Europa la Francia
alla Spagna e all'Inghilterra, le loro imprese fecero affluire ad Haiti ingenti
quantitativi di moneta spagnola. Inoltre le piccole navi pirate della Giamaica,
Haiti, Martinica, non limitavano la loro attività all'assalto di bottini
in alto mare, ma effettuavano anche incursioni in terraferma, così che
gli abitanti delle isole caribiche vivevano nel costante terrore di incursioni
piratesche che aggiungevano altra desolazione a quella provocata dagli uragani e
dalle varie calamità naturali. A partire dalla fine del XVII sec. i
governi di Francia e d'Inghilterra non favorirono più i
f. di San
Domingo e della Giamaica e, per quanto equipaggi di varia composizione
continuassero ancora per vari anni ad esercitare la pirateria e la guerra di
corsa nei Caraibi, essa andò gradatamente estinguendosi. Soprattutto
l'istituzione di guardacoste decisa dalla Spagna a partire dal 1674,
contribuì in larga misura a diminuire il pericolo
(V. anche
PIRATERIA).