Etimologicamente, i giorni considerati
fausti dagli antichi Romani, nei
quali era consentito prendere gli auspici e compiere determinati atti pubblici.
● Encicl. - Presso tutti i popoli antichi e moderni vi sono giorni
dedicati al riposo, alla celebrazione di riti religiosi o civili: questi giorni
e le manifestazioni rituali e di giubilo che in essi avvengono si dicono
f. In origine tali
f. furono collegate con fenomeni astronomici
(inizio delle stagioni), con celebrazioni agricole (mietitura, vendemmia, ecc.),
con gli annuali di avvenimenti degni di memoria. Le più importanti
f. di Roma antica, celebrate con manifestazioni religiose, giochi, erano
quelle Agonali (a gennaio) in onore di Giano, quelle Carmentali in onore di
Carmenta, quelle Lupercali (15 febbraio) in onore di Fauno, durante le quali si
purificavano le greggi e le città, quelle Matronali. Per la Chiesa
cattolica tutti i giorni sono festivi (nel senso di fausti), e in ciascuno si
celebra la commemorazione di più santi; tuttavia non tutti i giorni sono
di pari solennità. ● Folcl. -
F. dell'orso: tradizionale
f. che si svolge presso il popolo degli Ainu, gli uomini di pelle bianca
che abitano l'isola giapponese di Hokkaido, e che è la manifestazione
più appariscente del "culto dell'orso" praticato dagli Ainu fin da epoche
remotissime. Secondo questa gente l'orso possiede dentro di sé uno
spirito soprannaturale che può mettere in comunicazione il genere umano
con le divinità. Perciò nelle abitazioni degli Ainu, che non hanno
né templi, né sacerdoti, si trova sempre un altare - nell'angolo
Nord-Est, considerato sacro - sul quale sono piantati alcuni bastoni la cui
corteccia, appositamente staccata a strisce, ricade come un ciuffo. Su tali
bastoni è infilato un
inao, un teschio di orso. L'
inao
rappresenta una sorta di offerta alle divinità, qualcosa di simile alle
candele accese nelle chiese ma da esse diverso perché l'inao è
direttamente partecipe della divinità. Per la
f. gli Ainu
catturano, agli inizi dell'inverno, un giovane orso che viene rinchiuso in una
gabbia formata da tronchi d'albero sistemata al centro del villaggio.
L'orsacchiotto viene nutrito dalle donne e - se è appena nato -
addirittura allattato da una di esse. L'animale viene comunque nutrito fino al
giorno della
f. che cade nell'autunno; a quella data l'orso, legato ad
una catena, viene condotto in tutte le case del villaggio dove riceve grandi
f. e leccornie. Terminato il giro la povera bestia viene uccisa con un
colpo di freccia. Posto il cadavere su uno spiazzo cominciano le cerimonie di
cordoglio per la sua morte; esse hanno lo scopo di chiedere perdono all'animale
ucciso e di propiziare le divinità affinché accolgano
favorevolmente il messaggio affidato dagli abitanti del villaggio allo spirito
dell'orso che, indubbiamente, lo recapita agli dei. Le cerimonie consistono in
preghiere agli dei, in danze tipiche per la loro compostezza, in libagioni
rituali. Quando le cerimonie sono terminate la
f. dell'orso (in ainu:
lomante maratto) procede, all'aperto nella landa ormai nevosa, col
banchetto finale al quale partecipano tutti, uomini e donne.