(o
fenomenalismo). Concezione filosofica in cui la realtà viene
concepita come un insieme di fenomeni, ossia come rappresentazione. Il
f.
si oppone a ogni forma di metafisica. Per esso il mondo si risolve in un
complesso di fenomeni e l'io si risolve nel complesso delle sue percezioni. Suoi
oggetti non sono tutti i dati della coscienza, ma solo i dati sensibili e le
loro relazioni. La più antica dottrina fenomenistica è la
Sofistica. Essa nega ogni realtà trascendente e insiste sul carattere
soggettivistico e relativistico della conoscenza. Esplicitamente fenomenistico
è anche l'indirizzo della scuola cirenaica, secondo cui "solo le
impressioni sono afferrabili". Il sensismo cirenaico equivale al
f. in
quanto afferma la realtà delle sensazioni, ma nega che si possano
conoscere oggetti che siano dietro le sensazioni. Il
f. raggiunge la sua
massima consapevolezza critica nel pensiero moderno in cui si presenta ora come
assoluto, negando esplicitamente l'esistenza delle cose in sé, ora come
agnostico, ammettendo una realtà in sé, ma negando al pensiero la
capacità di conoscerla. Agnostico è anche il
f. che dal
pensiero di Locke, attraverso Berkeley, giunge a Kant. J. Locke limita l'ambito
della conoscenza possibile alle idee presenti nella mente e provenienti
dall'esperienza, distinguendo però l'essenza nominale (conoscibile)
dall'essenza reale (inconoscibile), e ammettendo una sostanza esterna,
sconosciuta, quale causa delle sensazioni. A G. Berkeley si deve la formulazione
del principio classico del
f. (
esse est percepi: l'essere delle
cose si risolve nell'essere esse percepite). Kant limita al mondo fenomenico la
conoscenza dell'intelletto e confuta le pretese di qualsiasi metafisica che si
presenti come scienza. Prima di Kant, il
f. aveva raggiunto le sue
posizioni estreme in D. Hume che aveva ridotto la funzione conoscitiva a una
pura descrizione dei dati empirici. Nell'ambito del
f. si colloca anche
il positivismo di J.S. Mill, l'empirismo radicale di Avenarius e di E. Mach, la
"filosofia dell'immanenza" di W. Schuppe, secondo cui il fatto primo e
irriducibile è l'io concepito come centro di coscienza e la realtà
altro non è che il contenuto della coscienza. Nel filone del
f. si
colloca anche il pensiero del neocriticista francese Ch. Renouvier (
f.
relativistico) che, richiamandosi a Kant, ma eliminando del tutto il
kantiano
noumeno, riduce la realtà a rappresentazione, a puro
fenomeno. Al
f., soprattutto a quello inglese da Hume a Mill, si
riallaccia C. Guastella, il principale rappresentante del
f. italiano, la
cui concezione è quella di un
f. assoluto.