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Favole di Fedro.

In numero di 118, sono divise in cinque libri e scritte ad imitazione di quelle di Esopo. In essa l'autore manifestò in forma allegorica i suoi giudizi, facendo parlare gli animali. Fedro scrisse il primo libro negli anni che seguirono la morte di Augusto. Sotto Tiberio, il successore, ci fu tutta una schiera di spie, ladroni e malviventi ai danni del popolo romano, che Fedro raffigurò nelle sue bestie parlanti. Le condizioni di Roma, nel periodo del ritiro caprese di Tiberio, mentre il favorito Seiano amministrava da despota lo Stato, sono descritte nel secondo volume. Il terzo, dedicato a Eutico, favorito di Caligola, rifà la storia dalla caduta di Seiano alla morte di Tiberio. Il quarto è dedicato all'amico ed estimatore Particolone. Il quinto, dedicato all'amico Fileta, ha pochi animali parlanti e contiene racconti ed aneddoti di ampio respiro, di carattere storico o di viva attualità. Col tempo, fattosi più ardito, Fedro rinunciò ad ispirarsi ad Esopo, rielaborandolo sempre più liberamente. Fu così che diede alla letteratura d'ogni tempo il modo di riconoscere l'umanità sotto la metafora e l'iperbole della rappresentazione animalesca, e lasciò ai fanciulli savie e moderate massime morali, contenute in brevi immaginose storie.