(dal greco
phántasma, der. di
phantázomai:
apparire). Detto anche
spettro o
spirito, il
f., nel suo
significato più ristretto, è l'immagine di una persona defunta che
si rende visibile ai viventi, sotto una forma incorporea. Generalmente si
ritiene che la visione dei trapassati sia rievocata dalla fantasia sovraeccitata
e interpretata come realtà. Oggi, dei
f., come fenomeno risultante
da un insieme di credenze o di fatti, si occupa la metapsichica (parapsicologia)
anche perché la loro apparizione può essere riallacciata alla
trascendente aspirazione dell'uomo a una vita ultraterrena, nel mondo
dell'aldilà. Le storie di
f. erano già abbastanza comuni
all'epoca dei Greci e dei Romani. Presso i Greci i
f. non sono descritti
come esseri capaci di incutere terrore - e ciò è in stretto
rapporto con la loro concezione cosmogonica dell'aldilà. Così pure
nel mondo romano nel quale, tuttavia, il senso del mistero e delle potenze
occulte influisce notevolmente rendendo già più terrificante ogni
apparizione ultraterrena. Anche gli Ebrei credevano nei
f.; la Bibbia
parla dell'apparizione dello spettro di Samuele al re Saul. Il Medioevo è
tuttavia il periodo più adatto al fiorire di storie di
f. e gli
spettri sono di casa anche durante il Rinascimento, specialmente nei Paesi
nordici (Scandinavia, Scozia, ecc.). Sbocciano leggende intramontabili tali da
spingere lo stesso Shakespeare a scriverne nell'Amleto o da ispirare l'ignoto
autore del
Vascello fantasma. Meno si crede ai
f. nel secolo dei
lumi, il Settecento; e in quello successivo, prima il Razionalismo
preferì addirittura non occuparsene, poi il Romanticismo, che invece
alimentava la credenza nei
f. in quanto parto della fantasia, li
riportò alla ribalta. Storie di
f. si narrano tuttora fra i popoli
primitivi per i quali gli spettri si fondono spesso con l'idea del tabù.
I
f. rappresentarono sempre un tema ricorrente nella letteratura, fin da
Omero o Menandro. All'età antica appartengono i
f. di Tantalo, gli
spettri di cui parlano gli ospiti di Trimalcione nel
Satyricon e la "casa
degli spiriti" descritta da Plinio il Giovane. Dell'epoca medioevale sono i
f. di Ser Lo il filosofo (Passavanti) e del boccaccesco "carbonaio di
Niversa". Più tardi ecco il
f. del bimbo di Canace (Sperone
Speroni), gli spettri di Shakespeare (l'ombra di Banco e quella del padre di
Amleto). Il Gryphius, nel '600, scrisse una commedia intitolata
Lo spettro
innamorato; del '700 sono
Le notti romane di P. Verri in cui
abbondano i
f. E più tardi scrivono di
f. Young,
Macpherson, Gray, Tieck, Novalis e lo stesso Heine.