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Falkenhayn, Erich von.

Generale tedesco. Abbracciata la carriera militare, frequentò l'Accademia di Berlino e successivamente la scuola di guerra. Addetto allo Stato Maggiore centrale, nel 1896 venne inviato in Cina e nel 1900 assunse il comando del corpo di occupazione internazionale incaricato di fronteggiare la cosiddetta "rivolta dei boxers". Ritornato in Germania nel 1903, salì ulteriormente i gradi della carriera militare e nel 1913 gli venne affidato il ministero della Guerra. Nel 1914 divenne capo di stato maggiore dell'esercito, subentrando al generale Motke, destituito dopo la battaglia della Marna. Nel 1915 decise di concentrare l'attacco tedesco sulla Russia, ritenendo che la Germania potesse restare sulla difensiva a occidente. Poiché la Russia era il punto debole dell'Intesa, egli intendeva allontanare la minaccia da essa rappresentata prima che l'Italia potesse attaccare da Sud. Lanciò quindi una violenta offensiva contro il fronte russo, stabilizzandosi nei pressi di Cracovia e nel mese di maggio riuscì a sfondare le linee, infliggendo alle truppe zariste enormi perdite. Nell'agosto succesivo cadde anche Varsavia e venne occupato l'intero territorio polacco. Poiché l'esercito zarista, nonostante la perdita di due milioni di uomini, poteva continuare a disporre di notevoli riserve umane e, per quanto importanti, i successi tedeschi non erano risultati decisivi, nel 1916 F. decise di concentrare le proprie forze sul fronte occidentale. Presentò a Guglielmo II un rapporto in cui affermava che Russia e Serbia erano ormai fuori combattimento e che era necessario riportare una grande vittoria sulla Francia, vittoria che avrebbe avuto conseguenze morali e militari decisive. Il suo piano d'attacco era semplice: si trattava fondamentalmente di una strategia di logoramento ed egli cercò nella difesa un punto essenziale, cioè tale da costringere gli alleati a difenderlo a qualunque costo, attingendo alle proprie riserve, col risultato di condurle a un massacro sistematico. Scelse Verdun, contro cui ammassò 19 divisioni, sferrando l'attacco il 21 febbraio 1916, con nove ore di ininterrotti bombardamenti. Il piano non ebbe i risultati sperati: nei cinque mesi successivi la difesa francese costrinse la Germania a una lotta che le costò perdite di poco inferiori a quelle inflitte al nemico. La lunga e sanguinosa battaglia ebbe termine nel luglio successivo, senza aver provocato apprezzabili spostamenti. Il fronte si spostò sulla Somme, dove gli alleati si servirono per la prima volta dei carri armati. La battaglia, prolungatasi sino all'ottobre, costò perdite ancora maggiori di quella di Verdun (i tedeschi vi perdettero mezzo milione di uomini). In seguito ai risultati delle due battaglie, cui si aggiunsero le divergenze sulla guerra sottomarina, F. venne sostituito al comando supremo dal generale Hindenburg e nominato comandante della nona armata. Successivamente conseguì importanti successi sui fronti rumeno, russo e in Palestina, al comando della decima armata. Molto importanti, sia sotto l'aspetto storico che militare, sono le opere da lui pubblicate al termine della guerra: Il comando Militare Supremo dal 1914 al 1916 nelle sue decisioni vitali (1920); La campagna della IX Armata contro i Rumeni e i Russi (1921) (Burg Belchau, Graudenz 1861 - Schloss, Lindstedt Potsdam, 1922).