Organizzazione della società nell'alto Medioevo, caratterizzata
dall'istituto del feudo. In senso più generale, per
f. s'intende
ogni forma istituzionale analoga all'istituto feudale del Medioevo. Con tale
significato si prendono in esame anche sistemi diversi da quello feudale
dell'Europa medioevale. Esempi di
f. sono così rintracciabili nel
Medio Oriente islamico, nell'India sotto il potere dei Mogol, in Cina, Giappone,
ecc. Max Weber (
Wirtschaft und Gesellschaft, 1922; trad. it. Economia e
Società, 1961) distingue come forme "pure" di
f. quelle fondate,
rispettivamente, sulla concessione di feudi e sulla concessione di benefici.
L'infeudamento deriva da una concessione in cambio di protezione specifica, in
origine militare e in seguito amministrativa. Mentre il
f. a base di
feudi è tipico del sistema medioevale europeo, il
f. a base di
benefici, condizionato da motivi fiscali, è tipico del Medio Oriente
islamico e dell'India. Il feudo europeo più tipico è quello su cui
si reggeva la società franca e consisteva nell'atto mediante il quale un
uomo libero (
vassus, vassallo) si sottometteva a un altro (
senior,
signore), promettendogli fedeltà e ricevendone in cambio la promessa di
protezione. In seguito andarono creandosi vari ordini di dipendenza che diedero
vita a una complessa gerarchia. Il feudatario, che aveva ricevuto la propria
concessione direttamente dal re, aveva a sua volta dei vassalli, per cui nella
gerarchia si distingueva il vassallo vero e proprio, dal valvassore (vassallo
del vassallo del re) e dal valvassino (vassallo del valvassore) che costituiva
l'ultima classe dei titolari di feudi. Le istituzioni feudali dominarono
totalmente il Medioevo, ma non è possibile dare una precisa definizione
del
f., dato che esso comprende una grande varietà d'istituzioni
e, inoltre, si sviluppò in tempi e luoghi diversi. In certi luoghi,
istituzioni tipicamente feudali, come la servitù, esistevano sin dal IV-V
sec., in altri si svilupparono solo più tardi. Nella sua completezza, il
f. si sviluppò tuttavia solo dopo il crollo dell'Impero franco e
produsse i suoi effetti più caratteristici nelle istituzioni sociali e
politiche dell'XI e del XII sec., presentando però una grande
varietà di sistemi e di idee politiche. La chiave del sistema feudale
consiste nel fatto che esso si produsse e sviluppò in un periodo storico
in cui, per il disordine generale, grandi unità politiche ed economiche
erano impossibili. Pertanto, i governi tesero a ridursi a dimensioni minime,
rispetto a quelle dell'Impero romano o degli Stati moderni. Organismo distinto
dalla società feudale era la Chiesa, che, per quanto legata da molteplici
relazioni ai poteri feudali, rimase un potere a sé, con una propria
autorità. Nell'ambito economico, il fattore essenziale era costituito
dalla particolare condizione agricola che rendeva la comunità del
villaggio un'unità economica quasi autosufficiente. La fine del
f.
ebbe inizio col sorgere dei comuni nel XII sec, ma alcuni degli effetti
politicamente più importanti del sistema feudale si manifestarono solo
più tardi. Poiché la terra era l'unica vera forma di ricchezza,
ogni classe sociale, compresa quella militare, era direttamente legata alla
produzione agricola. L'organizzazione sociale e politica era essenzialmente
locale, e ogni piccola comunità aveva i suoi regolamenti consuetudinari.
Dato lo stato di disordine generale e la primitività dei mezzi di
comunicazione, un governo centrale non era in grado di assicurare alcuna
protezione, neppure sulla vita e sulla proprietà. Su queste premesse fu
costruita l'organizzazione tipica feudale. Il piccolo proprietario, o chi
disponeva di risorse inadeguate, per garantirsi in qualche modo dai pericoli,
aveva come sola possibilità quella di mettersi alle dipendenze di
qualcuno che fosse abbastanza forte per proteggerlo e aiutarlo in caso di
necessità. Vennerò così intessendosi relazioni personali e
di proprietà. Il debole, in cambio di protezione, si poneva al servizio
del potente, rinunciava alla sua terra e diventava un vassallo che pagava un
fitto in servigi o in beni. Ciò accresceva la proprietà e il
potere del potente. Il risultato era più o meno lo stesso anche quando il
processo era inverso, ossia quando era il potente a dare in usufrutto la propria
terra in cambio di servigi. L'infeudamento derivò da una concessione in
cambio di protezioni specifiche. In origine, la concessione avveniva in modo
puramente personale, più tardi in virtù di un contratto. Il
"contratto feudale" non costituì però mai un
negozio,
bensì una forma di
affratellamento con reciproci doveri di
fedeltà. Teoricamente, in un sistema feudale "puro " il re avrebbe dovuto
risultare il solo proprietario terriero, i baroni essere locatari di terre
concesse dal re per servigi specifici e avere dei locatari vassalli. Questi, a
loro volta, avere dei sottoposti, così da giungere, per vari gradi, sino
allo strato più basso della popolazione, quello dei servi, sul cui lavoro
si fondava poi tutto il sistema feudale. La struttura del sistema feudale
consisteva così in una "piramide sociale" la cui base era costituita dai
contadini e dagli artigiani del castello, sul lavoro dei quali vivevano i
guerrieri. In realtà il meccanismo complessivo del sistema feudale non
funzionava in modo conforme allo schema teorico. Innanzi tutto, l'obbligo tra un
signore e i suoi vassalli, per quanto non si svolgesse su un piano di perfetta
parità, era però sempre reciproco e il signore doveva attenersi
alle consuetudini e ai documenti che ne definivano i diritti. Almeno in teoria,
il vassallo poteva restituire la concessione e rinunciare alla sua sudditanza.
Nell'organizzazione feudale vi era un aspetto di reciprocità, di
prestazione volontaria e di contratto, del tutto inconcepibile se paragonato
alle relazioni politiche degli stati moderni. Tali diritti corrispondevano
infatti alla possibilità per un cittadino dei giorni nostri di declinare,
per esempio, il servizio militare, oltre un certo periodo, o di rifiutarsi di
pagare le tasse oltre una certa somma, ecc. Per quanto il feudo tipico fosse
costituito dalla terra, esso poteva essere legato a qualsiasi altra fonte di
sussistenza, compresa una carriera pubblica. Il sistema pubblico amministrativo
tendeva infatti a seguire anch'esso questa forma e a diventare, come la terra,
un interesse che poteva essere ereditato. La corte di giustizia di un signore e
dei suoi vassalli era la più tipica istituzione feudale. Si trattava di
un "consiglio" di nobili al quale era affidata la risoluzione di dispute sorte
in relazione agli accordi su cui erano basati i rapporti feudali. Sia il signore
sia il vassallo dovevano ricorrere a questa corte quando l'uno o l'altro credeva
che il suo diritto fosse stato calpestato. Teoricamente, la corte feudale
garantiva a ciascun vassallo, da parte dei suoi pari, un giudizio conforme alla
legge del paese. La decisione della corte era applicabile dal potere collegiale
dei suoi membri e, in caso estremo, si pensava che la sanzione potesse aver
corso anche contro il re che, in un'organizzazione tipicamente feudale, era
considerato
primus inter pares. Nelle dottrine politiche antirealiste del
XVI sec., elaborate in connessione con le lotte di religione, non mancano passi
in cui si auspicava un ritorno al sistema feudale "puro". In particolare, nella
dottrina degli Ugonotti, e nel testo fondamentale che la rappresenta, il
Vindiciae contra tirannos, frequenti sono le argomentazioni che si
richiamano alla prassi medioevale contro le tendenze del moderno assolutismo
regio. Molti rapporti feudali sopravvissero al
f. stesso e molte
sovrastrutture caratteristiche del sistema feudale vennero spazzate via solo
dalla Rivoluzione francese. Infatti, il
f. aveva intessuto una fitta
intelaiatura che si dimostrò eccezionalmente robusta e capace di
resistere di fronte alla stessa ascesa del capitalismo. La borghesia in
espansione fu costretta per lungo tempo a sottomettersi politicamente, mentre la
classe dei proprietari terrieri aristocratici rimaneva il cardine del sistema
sociale. Mentre in Inghilterra e in Germania molti rapporti erano andati
modificandosi nel corso del XVII-XVIII sec., in Francia essi erano rimasti per
gran parte immutati. La Francia della fine del XVIII sec. si reggeva infatti
ancora su un sistema politico e amministrativo di tipo feudale, quanto mai
anacronistico rispetto all'assai più progredita struttura economica e
sociale del paese. La tradizionale struttura giuridica concedeva particolari
privilegi all'alto clero e alla nobiltà che costituivano insieme una sola
classe, dato che tutte le alte cariche della gerarchia ecclesiastica erano
ricoperte da aristocratici. Si trattava della classe più ristretta ed
economicamente meno attiva, ma che deteneva il monopolio delle cariche. Infatti
tutti i vescovi appartenevano alla nobiltà, mentre altri membri delle
stesse famiglie detenevano le cariche più importanti dell'amministrazione
pubblica e dell'esercito, godendo d'innumerevoli esenzioni fiscali. Pertanto,
l'onere delle spese dello Stato e della Chiesa spettava quasi interamente alla
borghesia. La monarchia francese rimaneva essenzialmente feudale, basata su un
secolare accumularsi di rapporti tra il re, l'aristocrazia, il clero e tutto il
resto della popolazione, raggruppata nel cosiddetto "terzo stato".
Schema di un castello feudale