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Egitto.

Stato (1.001.449 kmq; 68.648.000 ab.) dell'Africa settentrionale. Si affaccia a Nord sul Mar Mediterraneo e ad Est sul Mar Rosso; confina a Est con Israele, a Sud con il Sudan e a Ovest con la Libia; politicamente comprende anche la zona del Sinai. Capitale: Il Cairo. Città principali: Alessandria, Porto Said, Tanta, Ismailia, Suez. Ordinamento: Repubblica araba con un sistema democratico socialista. Il presidente della Repubblica, in carica per sei anni, è capo dello Stato e detiene il potere esecutivo; è eletto dall'Assemblea nazionale (454 membri, di cui 10 di nomina presidenziale, con mandato di 5 anni) ed è confermato con un referendum popolare. Il presidente nomina il primo ministro e gli altri membri del Governo. Nel 1980 venne istituito un Consiglio consultivo di 210 membri, per due terzi eletti e per il rimanente nominati dal presidente. Moneta: lira egiziana. Lingua: arabo (ufficiale), inglese e francese. Religione: musulmana sunnita (90%), ortodossa (copta) (10%). Popolazione: egiziana.

GEOGRAFIA L'E. comprende, oltre al Sinai, il deserto arabico a Est, e il deserto libico con le oasi a Ovest. La porzione coltivata e abitata tocca i 55.000 kmq circa e comprende tre parti distinte: la valle del Nilo; l'alto E., la valle a Nord delle cateratte di Assuan; il delta. La valle del Nilo è incassata di 100-350 m nel grande tavolato sahariano e lo spazio per le coltivazioni è limitato e discontinuo. A valle delle cateratte di Assuan, il fondovalle è interamente coltivato. Circa 210 km a Nord del Cairo comincia il delta: il Nilo si biforca nei due rami di Rosetta e Damietta, entrambi arrestati quasi subito da una grande diga che regola l'irrigazione in tutto il basso E. Per controllare le piene del Nilo, nel 1902 fu costruita una diga poco a Sud di Assuan, che fu ulteriormente alzata in due fasi successive nel 1912 e nel 1934. Questa prima diga di Assuan non si rivelò però sufficiente a ottenere il pieno controllo del fiume. Nel 1960 ebbero allora inizio i lavori per costruire poco più a monte una diga di maggiori dimensioni, che fu conclusa nel 1971. Questa seconda diga diede origine al Lago Nasser. Dietro la linea delle dune costiere vi è una serie di laghi, i maggiori dei quali sono il Maryut, l'Edku, il Burullus e il Menzale; alle spalle di questi il suolo non è coltivabile che dopo un'opera di drenaggio. Tutto il resto del delta è intensamente coltivato e irrigato da un dedalo di canali in ogni senso. L'E. deve la sua fertilità alle piene periodiche del Nilo, che dipendono essenzialmente dalle piogge primaverili ed estive dell'Etiopia e sono perciò determinate soprattutto dal Nilo Azzurro e dall'Atbara. ║ Clima: ha in prevalenza carattere desertico, un poco mitigato solo sulla costa mediterranea; estrema scarsità o mancanza assoluta di piogge; temperature assai elevate tutto l'anno. Caratteristica assai temuta del clima egiziano è il khamsin, vento desertico che spira durante un periodo di 50 giorni circa, dopo l'equinozio di primavera. ║ Flora e fauna: la vegetazione cresce perlopiù nella regione del delta e nelle oasi, dove si trovano in prevalenza palme da dattero. Nelle regioni aride si incontrano arbusti tipici delle regioni desertiche, mentre il papiro, un tempo diffuso lungo le sponde del Nilo, oggi cresce soltanto nel Sud del Paese. La fauna è limitata a causa dell'aridità del clima. Nelle aree semidesertiche e desertiche vivono gazzelle e rettili (aspide di Cleopatra, vipere, lucertole). Sul delta e nelle aree montuose lungo il Mar Rosso si trovano volpi del deserto, iene, sciacalli, topi delle piramidi e manguste. Nel delta e nella valle del Nilo vivono numerosi uccelli (airone bianco, upupa, piviere, pellicano, airone, cicogna, quaglia, beccaccino, aquila, falcone, avvoltoio, gufo, nibbio, falco) e nelle acque del Nilo numerose specie ittiche, nonché coccodrilli e ippopotami. Egitto Cartina dell'Egitto

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ECONOMIA L'economia egiziana si fonda principalmente sull'agricoltura, che occupa circa il 40% della forza lavoro, nonostante i terreni coltivati siano limitati all'area del delta e alla valle del Nilo. Fino agli anni Settanta del XX sec. l'E. fu il più importante produttore mondiale di cotone a "fibra lunga"; la sua produzione subì quindi un calo. Significativi incrementi registrarono invece mais, frumento, canna da zucchero, ortaggi, riso, miglio, orzo, frutta (agrumi, datteri, fichi e uva). L'allevamento rappresenta una voce di modesta importanza, mentre si pratica attivamente la pesca delle spugne (nei pressi di Alessandria), dei coralli e della madreperla (Mar Rosso). Le principali risorse minerarie sono costituite dagli idrocarburi: i più importanti giacimenti di petrolio si trovano nelle zone del Mar Rosso, del Sinai, del Golfo di Suez e di El Alamein. Sono presenti anche giacimenti di di gas naturale, di fosfati, di manganese e di minerali di ferro. Le industrie manifatturiere, attive specialmente nei settori alimentare e tessile (cotonifici, setifici, lanifici, iutifici), sono concentrate a Il Cairo e ad Alessandria. In via di sviluppo sono l'industria chimica, preposta alla produzione di fertilizzanti azotati e superfosfati, l'industria siderurgica e meccanica. La produzione idroelettrica è fornita soprattutto dalle centrali di Assuan. Altre attività di rilievo sono la manifattura del tabacco, la raffinazione dello zucchero, la produzione di carta e cemento. Il turismo riveste un ruolo di primo piano, essendo una delle principali fonti di valuta estera. Oltre alla capitale Il Cairo, le mete turistiche più importanti sono le zone archeologiche lungo il Nilo (Abu Simbel, Luxor, Tebe, Menfi, El-Giza) e le località balneari del Mar Rosso (Hurghada, Sharm el-Sheik, Mars Alam). ║ Comunicazioni: strade e ferrovie sono sviluppate quasi esclusivamente nella valle del Nilo e nella zona del delta. L'intensa navigazione sul Nilo e sui canali laterali serve in particolare al traffico delle merci. Il porto di Alessandria assorbe 4/5 del commercio estero egiziano. Il Canale di Suez ha un'enorme importanza strategica ed economica.

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STORIA Preistoria Le aree pianeggianti, dal suolo fertile grazie alle inondazioni annuali del Nilo, favorirono il concentrarsi degli insediamenti umani nella valle del Nilo, delimitata sia a Est che a Ovest dal deserto, che la protesse per lungo tempo dalle invasioni. Già nel Paleolitico vi erano insediamenti lungo la valle del Nilo e dall'Età del Bronzo (4000 a.C.) fino agli inizi dell'Antico Regno (2755 a.C.) le popolazioni indigene cominciarono a fondare piccoli villaggi. Divenute sedentarie, esse si dedicarono all'agricoltura, coltivando soprattutto cereali (farro, miglio e avena) e ortaggi, all'allevamento di bovini, praticato nelle aree paludose lungo le rive del fiume, e avviarono con la ceramica le prime rudimentali forme di industria. Dal V al III millennio a.C. si delinearono delle differenze fra il Nord e il Sud del Paese: nella zona del delta del Nilo (Basso E.) la grande fertilità dei terreni consentiva di disporre di eccedenze di prodotti che alimentavano il commercio, anche per mare, con i popoli limitrofi; a Sud (Alto E.) il terreno meno fertile costrinse le popolazioni a compiere delle razzie nelle zone circostanti. Fu il Basso E. a operare il salto qualitativo dall'Età neolitica a quella dei metalli. Verso il 3100 a.C. l'Alto E. operò l'unificazione del Paese. Con questa data si conclude la preistoria.

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Il periodo arcaico o dinastico antico (3100-2755 a.C.) Iniziò con l'unificazione del Paese, avvenuta intorno al 3100 a.C. per opera di Menes, re dell'Alto E., che occupò il Nord, attratto dalla maggiore fertilità del suolo. Con Menes, fondatore della I dinastia, comincia il periodo arcaico o tinita, così chiamato perché la capitale venne portata da Hieraconpolis a Thinis, situata nell'Alto E. Dopo la pacificazione fra Nord e Sud, iniziarono le lotte contro la Nubia. Durante il periodo arcaico, si affermò la natura assolutistica e teocratica del potere del faraone, considerato figlio del dio sole Ra, e adorato egli stesso come divinità; venne stabilita anche la struttura dello Stato, diviso in distretti (detti nomi) governati dai nomarchi. Si sviluppò la scrittura (i primi geroglifici) e vennero costruiti anche edifici funerari a Saqqara e ad Abido, primi esempi dell'arte egizia.

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Antico Regno (2755-2260 a.C.) Comprende cinque secoli, durante i quali si succedettero quattro dinastie, dalla III alla VI. La capitale fu trasferita a Menfi (da cui la denominazione anche di Regno menfita). Si perfezionò l'organizzazione dello Stato: i faraoni riuscirono a sottrarsi all'eccessiva dipendenza dal clero di Eliopoli affidando al sacerdote più importante l'incarico di visir (primo collaboratore del faraone); lo Stato iniziò a essere amministrato da una burocrazia sempre più efficiente, la cui base era costituita dagli scribi. Gli Egizi furono impegnati sempre più spesso in spedizioni militari e commerciali. Il periodo della III dinastia coincise con una grandissima fioritura anche culturale e artistica. Inoltre l'evoluzione delle credenze religiose in campo funerario portò gli Egizi a perfezionare la tecnica dell'imbalsamazione dei cadaveri. Delle dinastie dell'Antico Regno la più celebre fu la IV: ad essa appartennero i re Cheope, Chefren e Micerino, costruttori delle tre grandi piramidi omonime; altra opera colossale dello stesso periodo è la Sfinge. Sotto la IV dinastia, la civiltà egizia raggiunse un elevato sviluppo. Lo stesso altissimo livello raggiunto nelle opere ingegneristiche fu conseguito quasi in ogni campo, dalla scultura alla pittura, alla navigazione, alle scienze. Gli astronomi di Menfi crearono per primi un calendario solare basato su un anno di 365 giorni, mentre i medici dell'Antico Regno acquisirono notevoli conoscenze nel campo dell'anatomia (in particolare sul sistema circolatorio del corpo umano) e della chirurgia. Anche se la V dinastia riuscì a mantenere alto il livello di prosperità attraverso l'intensificazione degli scambi commerciali e le incursioni militari nei territori asiatici, i primi segni del declino dell'autorità regale si manifestarono attraverso il crescente potere assunto dagli alti funzionari statali e dagli amministratori delle grandi proprietà. La decadenza del potere regio proseguì durante la VI dinastia: durante gli ultimi anni dell'Antico Regno il potere regale fu esercitato dal primo ministro. Anche il controllo regio sull'economia fu indebolito dai numerosi decreti di esenzione dalle tasse promulgati per ottenere ampi consensi popolari. I distretti assunsero rapidamente autonomia dal potere centrale.

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Il primo periodo intermedio (2220-2065 a.C.) Teatro di continue lotte interne, iniziò con la VII e si concluse con la X dinastia. I governatori, dato il progressivo indebolimento del potere centrale, acquisirono il pieno controllo dei propri distretti e ottennero dai faraoni la trasmissione ereditaria delle cariche. L'E. si ritrovò così frazionato in vari Regni locali.

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Medio Regno (2061-1785 a.C.) Iniziò con la riunificazione del Paese operata da Mentuhotep II, dell'XI dinastia, che riunificò tutto l'E. per la seconda volta, soffocando il potere dei governatori. Nonostante alcune ribellioni, il sovrano riuscì a mantenere saldo il controllo sul Regno e trasferì la capitale a Tebe. Il regno di Amenemhet I, primo sovrano della XII dinastia, fu un periodo di pace; il faraone spostò la capitale vicino a Menfi, ridimensionando la centralità politica di Tebe allo scopo di favorire l'unità del Regno. Amenemhet pretese il giuramento di fedeltà personale da tutti i governatori, il comportamento dei quali fu da allora in poi sottoposto a un severo controllo, e ristrutturò la burocrazia regia, dando vita a una nuova classe composta da scribi e amministratori. La letteratura si sviluppò prevalentemente quale mezzo per promuovere l'immagine del faraone come guida del popolo, dotato di umanità, di generosità, invece che come dio inaccessibile. Inoltre il faraone non fu più considerato come l'unica persona cui era concessa la facoltà di sopravvivere dopo la morte, e così il rito della mummificazione fu progressivamente esteso anche alle fasce socialmente più basse. Durante gli ultimi dieci anni del suo regno, Amenemhet associò al trono il figlio, Sesostri, dando così inizio a una consuetudine che sarebbe stata quasi sempre rispettata. I successori proseguirono i programmi di Amenemhet. Il figlio Sesostri I (1962-1928 a.C.) continuò la politica espansionistica in Nubia e stabilì legami commerciali con i Regni circostanti. Sesostri II (1895-1878 a.C.) diede stabilità alla conquista della Nubia, mentre il suo successore Sesostri III (1878-1843 a.C.) istituì un esercito permanente, costruì nuove fortificazioni lungo il confine meridionale, suddivise il Regno in tre unità geografiche, ognuna controllata da un ufficiale sottoposto direttamente alla supervisione del suo primo ministro (visir). Amenemhet III avviò una vasta riforma agraria e intensificò i commerci verso le regioni del Vicino Oriente. Sotto i sovrani di Tebe, l'E. conobbe una notevole rinascita culturale. Tra le opere architettoniche più importanti del Medio Regno si ricordano le piramidi di Sesostri II e di Amenemhet III. Il Medio Regno fu abbattuto da un avvenimento esterno: l'invasione dell'E. da parte degli hyksos, popolazione semitica proveniente dall'Asia occidentale.

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Il secondo periodo intermedio (1685-1580 a.C.) Fu caratterizzato da instabilità e mancanza di unità politica. Gli hyksos in breve riuscirono a impadronirsi del Paese: dalla capitale Avari, nel delta orientale, governarono direttamente il Basso E., mentre si limitarono a frazionare tra tanti piccoli capi locali l'Alto E., accontentandosi di ricavare da ciascuno di essi un tributo. Non sarebbe stato arduo, quindi, da parte degli Egizi, riunificare il Paese. Gli hyksos adottarono le titolature e le usanze egiziane e mantennero negli alti gradi della burocrazia funzionari egizi. La loro dominazione non fu del tutto sterile, poiché introdussero l'uso del cavallo e del carro da guerra.

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Nuovo Regno (1580-1085 a.C.) Iniziò con la sconfitta degli hyksos e la riunificazione del Paese da parte di Ahmose I (1580-1558 a.C.), fondatore della XVIII dinastia. Il periodo del Nuovo Regno fu il più fiorente della storia egizia. Si ristabilirono i confini e le strutture di governo del Medio Regno, venne mantenuta l'autorità sui governatori locali grazie al controllo dell'esercito. La capitale fu spostata ancora una volta a Tebe. Un elemento di novità del Nuovo Regno fu l'importanza acquisita dalle donne, illustrata dagli alti titoli e dalle posizioni riconosciute alle mogli e alle madri dei sovrani. Vennero estesi i confini dell'E. in Nubia e in Palestina, iniziarono i lavori delle grandi costruzioni di Karnak, si abbandonò la forma della piramide come sepoltura e i faraoni iniziarono a farsi seppellire in tombe a camera scavate nelle pareti rocciose di una valle vicino a Tebe (detta poi Valle dei Re). Vennero riconquistate la Siria e la Palestina, che nel frattempo si erano rese indipendenti, e vennero effettuate numerose spedizioni militari, nel tentativo di affermare l'egemonia egiziana in Oriente. L'espansione territoriale dell'E., che arrivò a Sud fino alla quarta cataratta del Nilo, non fu mai così estesa. Ma a causa del sorgere dei nuovi Imperi nel vicino Oriente la situazione si fece più difficile per l'E. Amenofi IV (1372-1354 a.C.) attuò una riforma religiosa, volta a contrastare il potere dei sacerdoti di Ammone. Abolì il culto di Ammone e impose un nuovo culto monoteistico, quello di Aton; spostò la capitale da Tebe ad Akhetaton costruita in onore di Aton. Intanto gli Ittiti, approfittando delle difficoltà interne causate da una rivolta suscitata dal clero di Tebe, fomentarono un'insurrezione dei vassalli siro-palestinesi. La Siria si ribellò, gli Amorrei conquistarono i porti fenici precedentemente occupati dagli Egiziani e il Regno di Mitanni fu sottomesso dagli Ittiti e dagli Assiri. La riforma religiosa di Akhenaton terminò con il suo Regno; infatti gli succedette il giovane genero Tutankhamon, che riportò la capitale a Tebe e abbandonò il culto del dio Aton, restaurando quello di Ammone. Del Regno di Tutankhamon non si sa quasi nulla; egli è noto soprattutto per lo splendido corredo funerario ritrovato nella sua tomba nel 1922. Al fondatore della XIX dinastia, Ramesse I (1293-1291 a.C.), succedette il figlio Seti I (1291-1278 a.C.), che condusse campagne militari contro la Siria, la Palestina, la Libia e gli Ittiti. Il successore Ramesse II fece costruire e ampliare gran parte dei monumenti di Luxor, di Karnak, di Abu Simbel e i santuari di Abido e di Menfi. Affrontò inoltre gli Ittiti (XIII sec. a.C.) e strinse con loro un trattato di pace (1278 a.C.) che prevedeva un reciproco aiuto in caso di attacco da parte degli Assiri, che erano diventati sempre più potenti e governavano un Impero che si estendeva fino all'Eufrate. L'ultimo grande sovrano del Nuovo Regno fu Ramesse III (1198-1166 a.C.), della XX dinastia, che riformò l'amministrazione dello Stato ed eseguì numerose campagne, più per difendersi che per conquistare. Lo spostamento di forze provocato dall'invasione del Mediterraneo orientale da parte degli Indoeuropei e l'arrivo in E. di bande di invasori indicati con il nome di "popoli del mare" fecero decadere ulteriormente l'E. Il potere, ormai, si concentrò sempre più nelle mani dei sacerdoti di Ammone, dei capi dell'esercito e dei più importanti burocrati.

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La bassa epoca Comprende i Regni delle dinastie dalla XXI alla XXXVI. Fra l'XI e l'VIII sec. a.C. l'E. conobbe un periodo di decadenza sia economica che politica e perse la sua egemonia sui Paesi vicini: la Nubia divenne indipendente e la Libia e la Siria uscirono dalla sfera di influenza egiziana. I sovrani delle prime quattro dinastie, che elessero a capitale del Regno Tanis, dovettero competere con i sacerdoti di Tebe. Dall'VIII sec. a.C. il Basso E. fu dominato dai Cusciti, popolazione camita che abitava a Sud dell'E. Il progressivo indebolimento dello Stato espose l'E. alla minaccia degli Assiri, che nel 671 a.C., guidati dal loro re Asarhaddon, occuparono Menfi. Nel 667 a.C. Assurbanipal, figlio di Asarhaddon, ridusse l'E. a protettorato assiro. Premuti dai Babilonesi e dai Medi, gli Assiri dovettero ritirarsi dall'E. conquistato, dove Psammetico I (650-609 a.C.), un principe del Delta del Nilo, fondatore della XXVI dinastia, nel 650 a.C. restaurò l'unità del Regno, servendosi anche dell'aiuto di mercenari. Il nuovo Regno fu detto saitico, perché la capitale fu trasferita a Sais, sul delta. Il faraone Psammetico I fece rifiorire l'E. attraverso i commerci, compì spedizioni in Nubia e contro gli Assiri e favorì la rinascita culturale della civiltà egizia. Gli successe il figlio Neco (609-594 a.C.), che riprese l'espansione asiatica vincendo il re di Giuda (609 a.C.), ma fu sconfitto da Nabucodonosor II (605 a.C.). I suoi successori non fecero spedizioni militari, ma intensificarono i rapporti con il mondo greco. In seguito alla sconfitta inflitta a Psammetico III dal re persiano Cambise II (525 a.C.), l'E. divenne una satrapia persiana. I Persiani si considerarono successori dei faraoni e costituirono la XXVII dinastia (525-404 a.C.). L'E. riuscì a riacquistare temporaneamente l'indipendenza fino al 341 a.C., quando il re persiano Artaserse III Ochos sconfisse il faraone Nectanebo II. La seconda dominazione persiana fu però breve: Alessandro Magno vi pose fine nel 332 a.C.

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Periodo tolemaico (305-30 a.C.) Dopo la morte di Alessandro Magno, ebbe inizio la Monarchia dei Lagidi, che ebbe continuità e stabilità, grazie al mantenimento, da parte dei sovrani tolemaici, di gran parte delle strutture politiche, sociali e religiose dell'E. faraonico. Le due culture ellenistica ed egizia vissero parallelamente senza mai unirsi. Sotto Tolomeo IV Filopatore (221-205 a.C.) ebbe inizio la decadenza egizia. Nel 203 a.C. i sovrani di Siria e Macedonia si allearono contro l'E., che chiese l'intervento dei Romani, i quali intervennero nella politica interna egizia e in breve assoggettarono la Cirenaica (96 a.C.) e Cipro (58 a.C.). Nell'85 a.C. Tebe fu distrutta da Tolomeo IX Sotere Latiro, che mise fine alla grande tradizione sacerdotale tebana. Cleopatra, l'unica dei Tolomei che parlasse la lingua egiziana, si suicidò dopo la battaglia di Azio del 31 a.C., vinta da Ottaviano contro Antonio. Si concluse così la Monarchia dei Tolomei e l'ultima fase storica di un E. indipendente. Le legioni di Ottaviano invasero l'E. che divenne una provincia romana, posta direttamente sotto l'autorità dell'imperatore.

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Medioevo Nel 595 d.C., alla morte di Teodosio, l'E. entrò a far parte dell'Impero d'Oriente. L'intolleranza religiosa che caratterizzò il periodo della dominazione bizantina, con gli editti proclamati da Eraclio (VII sec.) che imponevano il battesimo agli Ebrei e la dottrina della Chiesa bizantina ai cristiani copti, portarono l'E. a non opporre grande resistenza alla dominazione araba (640). Entrati nella sfera d'influenza del califfato, gli Egiziani furono progressivamente islamizzati; ma una parte della popolazione poté conservare la propria religione in cambio del pagamento di una tassa individuale (jizyah). Durante i due secoli seguenti, l'E. fu retto da governatori nominati dal califfo, il capo della comunità musulmana, e la lingua araba sostituì progressivamente quella copta, che si conservò solo nella liturgia. Sotto i califfi abbasidi l'E. fu dilaniato da una serie di insurrezioni generate dai conflitti tra diverse sette musulmane. Nell'868 Ahmad ibn Tulun emancipò l'E. dalla tutela degli Abbasidi, fondando una dinastia che rimase al potere sino al 905. La dinastia degli Ikhsiditi, che conquistò il potere nel 935, fu sottomessa nel 969 dai Fatimidi, a opera di Gawhar, che fondò Il Cairo, trasferendovi la capitale. Sotto la dominazione dei Fatimidi, che erano di religione sciita, l'E. conobbe un periodo di fioritura culturale, divenendo il Paese più importante dell'Islam. Minacciati dagli eserciti dei crociati, i califfi fatimidi chiesero aiuto a Nur ad-Din, signore di Aleppo, che nel 1168 inviò un esercito. Saladino, uno dei generali di Nur ad-Din, fu nominato visir dell'E. e nel 1171 vi fondò la dinastia degli Ayyubiti, restaurando l'ortodossia sunnita; riconquistò gran parte della Siria e della Palestina, facendo dell'E. una grande potenza militare. Dopo la morte di Saladino (1193) il Regno fu indebolito da lotte intestine, che favorirono l'ascesa al potere dei Mamelucchi. Essi svolsero un ruolo fondamentale nella lotta contro i crociati e riuscirono a respingerli nel 1249; l'anno seguente rovesciarono gli Ayyubiti e instaurarono una propria dinastia. I Mamelucchi governarono l'E. dal 1250 al 1517 con due dinastie, quella dei Bahriti e quella dei Burgiti, facendo fiorire le arti, la cultura e l'economia, grazie soprattutto al commercio di spezie con l'Occidente. Respinsero tre invasioni mongole ed eliminarono la presenza dei crociati in Medio Oriente, conquistando nel 1291 Akko, l'ultima roccaforte crociata in Palestina. Tra il XIII e il XIV sec., il Regno dei Mamelucchi si estese verso Nord sino ai confini con l'Asia Minore.

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Età moderna All'inizio del XVI sec. i Mamelucchi subirono la minaccia dell'Impero ottomano e nel 1517 l'E. fu occupato e conquistato dall'esercito del sultano ottomano Selim I. Sotto l'Impero ottomano i Mamelucchi continuarono ad amministrare il Paese, anche durante l'occupazione delle truppe francesi di Napoleone. L'occupazione francese dell'E., sebbene di breve durata (1798-1801), determinò la crisi degli istituti politici del Paese. Nel 1805 Muhammad Alì, generale turco di origine albanese, prese il potere e si fece nominare governatore; nel 1811 sconfisse i Mamelucchi e diede inizio a un vasto programma di riforme in ambito poltico, economico e sociale. L'opera avviata da Muhammad Alì venne proseguita dai suoi successori, tra i quali il figlio Said e il nipote Ismail. I prestiti internazionali per finanziare i lavori del Canale di Suez, aperto nel 1869, portarono l'E. alla bancarotta e all'ingerenza dei Paesi occidentali nella politica egiziana. Nel 1882, per sedare una serie di rivolte xenofobe, gli Inglesi occuparono militarmente l'E. che, pur rimanendo formalmente sottoposto alla sovranità ottomana, fu governato di fatto dalle autorità britanniche sino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, venne dichiarato Protettorato inglese. Nel 1922 la Gran Bretagna, sollecitata dai movimenti nazionalisti egiziani, dichiarò l'indipendenza dell'E. e proclamò re Fuad I. La Gran Bretagna si riservò tuttavia il diritto di intervenire negli affari esteri e nelle questioni relative alla difesa e di mantenere truppe sul territorio egiziano. La Costituzione, promulgata nel 1924, instaurò un sistema parlamentare bicamerale, in cui il re deteneva il potere esecutivo e si riservava la nomina del primo ministro. La scena politica dei successivi 30 anni fu dominata dal difficile equilibrio tra il potere del sovrano, del WAFD (il Partito nazionalista fondato nel 1919) e delle autorità britanniche. Nel 1936 venne firmato un trattato anglo-egiziano che ridusse l'occupazione militare del Paese, senza tuttavia affrancare completamente l'E. dalla dominazione straniera. Alla fine della seconda guerra mondiale, a cui l'E. prese parte in quanto alleato della Gran Bretagna, le tensioni tra il re e i partiti politici si acuirono; l'intervento, nel 1948, nella guerra contro Israele, fece peggiorare ulteriormente la situazione sino al colpo di Stato del 1952 organizzato dal generale Muhammad Nagib: il re Faruk I venne destituito e l'anno seguente Nagib si autoproclamò presidente della neocostituita Repubblica egiziana. Nagib non riuscì a esercitare un'effettiva autorità sul Paese e venne progressivamente esautorato da Gamal Abdel el-Nasser, membro del Consiglio del comando della rivoluzione. Nell'aprile 1954 Nasser si pose alla guida dell'E., assumendo nel luglio 1956 la carica di presidente. Dopo aver affermato la completa indipendenza dell'E. da qualsiasi forma di tutela straniera, il nuovo leader intraprese un vasto piano di riforme tendenti a eliminare i privilegi dei grandi proprietari terrieri e a sottrarre le masse popolari all'ignoranza e alla miseria. Nazionalizzò la Compagnia del Canale di Suez (luglio 1956), provocando un nuovo conflitto con Israele e l'intervento anglo-francese. Nel 1956 Israele invase l'E., spingendosi sino alla regione del canale. Le pressioni di Stati Uniti e Unione Sovietica provocarono l'intervento dell'ONU, che stanziò alcuni contingenti militari tra E. e Israele. Nasser diede quindi avvio a una politica estera tesa a creare forti legami con gli Stati arabi, che portò all'unione dell'E. con la Siria (febbraio 1958) e alla nascita della Repubblica Araba Unita (RAU), che tuttavia si sciolse nel settembre 1961 per la defezione della Siria (l'E. avrebbe conservato questa denominazione fino al 1971). In politica interna, Nasser represse l'opposizione politica e introdusse un sistema a partito unico, l'Unione araba socialista; prese iniziative tendenti a ridurre progressivamente l'influenza del grande capitale privato, attraverso l'attuazione di un vasto programma di nazionalizzazioni. L'accentramento politico e amministrativo, richiesto dai programmi di pianificazione, ebbe però ripercussioni negative sulla Siria che nel 1961 uscì dalla RAU. Con lo scopo di promuovere una maggiore partecipazione politica delle masse popolari, negli anni seguenti il regime nasseriano iniziò un graduale processo di democratizzazione degli istituti rappresentativi. Nel 1962 l'E. intervenne nella guerra civile scoppiata nello Yemen, sostenendo il movimento repubblicano contro le forze monarchiche. Nel 1967, il ritiro delle forze dell'ONU dall'E. e la chiusura del golfo di Aqaba alle navi israeliane, che consentiva l'accesso al Mar Rosso, furono tra le cause che scatenarono la guerra dei Sei giorni, durante la quale Israele occupò la penisola del Sinai e la striscia di Gaza. La sconfitta egiziana ridimensionò il prestigio di Nasser, che dovette adottare posizioni più moderate. Il complesso e faticoso processo di ristrutturazione interna fu rallentato dal progressivo aumento dello stato di tensione alla frontiera con Israele, dove continuarono a susseguirsi scontri e rappresaglie. Anche i contrasti interni si aggravarono, portando alla denuncia di un complotto (settembre 1969) contro Nasser, ordito da autorevoli esponenti del regime, facenti capo ad Ali Sabri. Morto improvvisamente Nasser (settembre 1970), gli succedette il vicepresidente Anwar el-Sadat, la cui elezione alla carica presidenziale fu il risultato di un delicato equilibrio politico tra le diverse fazioni che si contendevano il potere: quella filo-sovietica di Ali Sabri, quella "burocratica" facente capo a Sami Sharaf e Sharawy Gomao, quella "tecnocratica" rappresentata politicamente da Aziz Sidky. Il nuovo presidente, estraneo a tutte queste fazioni, rappresentò la comunità nasseriana e si pose come ago della bilancia nel complesso gioco di equilibri di forza. A riaffermare la posizione dell'E. come Stato-guida dell'arabismo, Sadat riprese il progetto nasseriano di unione federale tra E., Libia, Siria e Sudan, che portò alla nascita di una federazione araba (6 aprile 1971). Nel settembre 1971 promulgò una nuova Costituzione. In politica interna impresse una svolta liberale all'economia della Nazione, in contrasto con l'orientamento del suo predecessore. In politica estera, nel tentativo di rafforzare l'E. militarmente, strinse trattati di cooperazione con l'Unione Sovietica.

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Ponendosi come obiettivo principale la conquista del Sinai (perso con la guerra dei Sei giorni), Sadat avvicinò l'E. all'Arabia Saudita, che finanziò l'acquisto di armi dall'URSS. Il 6 ottobre 1973, l'E. attaccò a sorpresa Israele attraverso il Canale di Suez, scatenando la guerra del Kippur, che si concluse con l'imposizione del cessate il fuoco da parte dell'ONU e di una linea di armistizio tra gli eserciti egiziano e israeliano. Pur non vincendo la guerra, l'E. mise in discussione le frontiere del 1967. Aiutato dagli sforzi diplomatici del segretario di Stato americano Henry Kissinger, Sadat accettò di avviare i negoziati di pace. Nel 1974 e 1975 E. e Israele conclusero due accordi che prevedevano la restituzione di una parte del Sinai (compresi alcuni pozzi petroliferi) all'E. Nel 1975 venne riaperto il Canale di Suez. Nel novembre 1977 Sadat effettuò una visita in Israele, cui seguirono colloqui mediati dagli Stati Uniti. I negoziati si conclusero con gli storici Accordi di Camp David, firmati il 17 settembre 1978 da Sadat e dal primo ministro israeliano Menahem Begin alla presenza del presidente statunitense Jimmy Carter, suggellati dalla firma di un vero e proprio trattato di pace a Washington (26 marzo 1979). In seguito alla pace conclusa con Israele, l'E. recuperò il Sinai ma non Gaza (che sarebbe passata successivamente, con gli Accordi Gaza-Gerico del 1995, all'amministrazione palestinese), ma venne espulso dalla Lega araba, che trasferì la sede da Il Cairo a Tunisi. Il 6 ottobre 1981 Sadat venne assassinato da alcuni membri di un gruppo fondamentalista islamico, durante una parata militare per celebrare l'anniversario della guerra del Kippur. Il Parlamento nominò quale successore il vicepresidente Hosni Mubarak. In politica interna, il neo premier proseguì nella direzione avviata da Sadat; in politica estera, cercò di riaprire il dialogo con i Paesi arabi moderati. Rieletto presidente nel 1987, Mubarak ottenne la riammissione dell'E. all'interno della Lega Araba (1989), dopo 12 anni di ostracismo seguiti alla firma degli Accordi di Camp David, migliorò i rapporti con Israele e cercò una mediazione con l'OLP. Nel 1990 l'E. assunse una posizione di ferma condanna dell'invasione irachena del Kuwait: la conseguente partecipazione alla guerra del Golfo con un contingente di circa 30.000 uomini provocò nuovi malumori presso l'ala oltranzista del movimento arabo. Nel 1991, il cancelliere e vice primo ministro Esmat Abdel Meguid fu nominato nuovo segretario generale della Lega Araba. Con questa nomina, cui seguì il ritorno della sede della Lega Araba da Tunisi a Il Cairo (1992), l'E. recuperò un ruolo politico da protagonista nel mondo arabo. A partire dal 1991 si intensificarono gli attentati dei numerosi gruppi fondamentalisti islamici (tra i quali spiccano i Fratelli Musulmani e Al-Jama al-Islamiya), contro i quali il Governo esercitò una severa repressione, prorogando lo stato di emergenza, vigente già nel Paese da dieci anni, per altri tre anni. Nonostante la politica di intransigenza e repressione (ricorso a leggi di emergenza, arresto di migliaia di persone sospettate di far parte di organizzazioni islamiche, istituzione di tribunali militari e della pena di morte) attuata da Mubarak, riconfermato per la terza volta capo dello Stato nel 1993, negli anni successivi gli attentati continuarono a mietere numerose vittime. Nel 1997 il fondamentalismo radicale islamico rivolse la sua azione contro l'industria turistica, tra le principali risorse del Paese. Il 18 settembre, un attentato a Il Cairo provocò la morte di nove turisti tedeschi. Il 17 novembre un attacco armato sferrato a Luxor provocò la morte di 70 persone. All'emergenza terroristica il Governo egiziano rispose con arresti di massa e limitazioni alla libertà di stampa, contro le quali vi furono forti proteste. All'inizio del 1998, si stimò in più di 1.200 il numero delle vittime degli attacchi dei fondamentalisti e degli omicidi politici, mentre la cifra dei prigionieri politici oscillò tra 10.000 e 30.000. Nel 1998 la paralisi nel processo di pace in Palestina causò un raffreddamento dei rapporti tra E. e Israele. Le elezioni del 1999 confermarono per il quarto mandato consecutivo, con il 94% dei voti, il presidente Mubarak, la cui formazione politica, il Partito democratico nazionale, nelle elezioni legislative di ottobre-novembre 2000 ottenne una vittoria scontata. A livello internazionale, l'elezione di Ariel Sharon a primo ministro dello Stato di Israele (febbraio 2001) ridusse di molto la possibilità per Il Cairo (che dal 1995 era tornato ad avere un ruolo di primo piano nelle trattative di pace nell'area calda medio-orientale) di influire incisivamente sui negoziati in Medio Oriente. Dopo l'attacco terroristico contro le Torri gemelle di New York e al Pentagono (11 settembre 2001), l'E. si trovò sottoposto a una doppia pressione: da una parte quella degli Statunitensi, che cercavano l'appoggio del Cairo e dei Paesi arabi moderati per la campagna antiterrorismo contro l'Afghanistan; dall'altra quella, di segno contrario, esercitata dalla piazza. Il presidente Mubarak, per venire incontro alle richieste di democratizzazione degli Stati Uniti e per lanciare un segnale distensivo all'opposizione interna, appoggiò un referendum costituzionale, approvato con larga maggioranza nel maggio 2005, attraverso cui per le elezioni presidenziali successive fu introdotto il suffragio universale con una scelta tra diversi candidati. Le prime elezioni presidenziali pluraliste della storia dell'E., svoltesi nel settembre 2005, decretarono la quinta vittoria consecutiva di Mubarak, che vinse con l'88% dei voti, complice un tasso di partecipazione bassissimo (23%). Nel frattempo, a partire dal 2004 l'E., e in particolar modo la penisola turistica del Sinai, fu devastato da alcuni attentati terroristici rivendicati da gruppi vicini ad Al Qaeda: il 7 ottobre 2004 una serie di esplosioni causate da autobombe sconvolsero l'Hilton Hotel di Taba, provocando la morte di 34 persone; il 23 luglio 2005 lo scoppio di tre autobombe nella località turistica di Sharm el-Sheik causò la morte di circa 90 persone e il ferimento di almeno 150; il 24 aprile 2006 tre kamikaze si fecero esplodere a Dahab, uccidendo 22 persone e ferendone altre 87. Nel febbraio 2006 l'affondamento nel Mar Rosso di un traghetto egiziano costò la vita a circa 1.000 dei 1.400 passeggeri a bordo. Nel febbraio 2011, al termine di tre decenni di ininterrotta presidenza (una longevità politica resa possibile da opportune modifiche costituzionali), in seguito a 18 giorni di dure contestazioni culminate nell'uccisione di oltre 800 egiziani, Hosni Mubarak si dimise. Con l'uscita di scena di Mubarak il potere politico venne assunto dal Consiglio supremo delle forze armate, composto da 18 militari e presieduto dal feldmaresciallo Mohammed Hoseyn Tantawi, accreditato dei poteri presidenziali. Su pressione dell'opinione pubblica internazionale, i militari si impegnarono a traghettare il Paese verso la democrazia. Il parlamento fu sciolto dal Consiglio, che decise anche di sospendere la costituzione. Il premier Ahmad Shafiq, a causa del proseguire delle proteste di piazza dirette contro la sua persona (ritenuta collusa col vecchio regime), all'inizio di marzo rassegnò le dimissioni da primo ministro. Pochi giorni dopo si tenne il referendum sugli emendamenti alla Costituzione della Repubblica araba d'Egitto (19 marzo), che con il 77,2% di sì determinò la programmazione di elezioni parlamentari e presidenziali entro la fine del 2011.

Egitto Cartina dell'Antico Egitto Mubarak Il processo a Hosni Mubarak

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POPOLAZIONE La popolazione dell'E. apparteneva al ramo camitico dei Libici e dei Berberi. Infiltrazioni semitiche si sono avute sin da epoca molto antica; dal VII sec. la conquista araba, con la diffusione dell'Islam, ha esercitato un profondo influsso nel campo religioso, culturale e sociale. L'egiziano può dirsi oggi un popolo camita semitizzato. L'Islamismo è la religione di Stato, e la maggior parte degli abitanti sono maomettani. Vi sono inoltre minoranze di copti, cattolici latini ed ebrei.

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ANTROPOLOGIA Si conoscono resti umani che risalgono al periodo predinastico, prima del terzo millennio a.C. Al tipo di bassa statura e a cranio dolicocefalo, vennero ad aggiungersi nei tempi successivi diversi elementi, tra cui individui brachicefali e tipi negroidi o etiopici. Altri contributi vennero inoltre recati dalle genti arabe. Nelle pitture e statue dei templi dinastici sono riprodotte con sorprendente verismo le fattezze delle popolazioni allora viventi.

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LINGUA L'egiziano è la più antica delle lingue camitiche, documentata fin dal IV millennio a.C. La lingua parlata si affermò nei documenti scritti intorno al 2200 a.C. L'egiziano di questi secoli è quello classico. Anche quando nelle scritture private e letterarie si sostituì ad esso una forma più avanzata, il cosiddetto egiziano tardo, l'egiziano classico continuò ad essere usato nelle iscrizioni di carattere monumentale. Verso il I sec. a.C. l'egiziano tardo venne sostituito da quello detto demotico, al quale successe poi il copto. Dopo la conquista araba, l'arabo diventò gradualmente la lingua d'uso e di cultura delle popolazioni egiziane.

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RELIGIONE La religione dell'antico E. ci è nota attraverso i monumenti, le iscrizioni e i papiri. I documenti principali sono: i Testi delle piramidi, i Testi dei sarcofagi e il Libro dei morti. Uno dei caratteri della religione egiziana è dato dalle sopravvivenze del totemismo: gli dei sono spesso rappresentati con teste di animali. Dopo l'unificazione del Paese, la dinastia regnante impose il culto del suo dio annettendo come divinità subalterne gli dei locali. Numerosi furono i miti. Il più famoso è quello di Osiride, ucciso dal fratello Seth, resuscitato per opera della sua sposa Iside e vendicato dal figlio Oro. A Osiride si oppose Seth, dio dell'Alto Egitto, e la lotta tra gli dei simboleggia la lotta tra il Nord e il Sud, tra il Basso e l'Alto Egitto e la vittoria finale del delta. Incarnazione terrena del dio è il faraone che riceve ereditariamente il suo potere e per conservare la purezza del sangue regale sposa la propria sorella. Dal faraone dipendono tutti i fenomeni della natura, come il corso regolare del Sole, le fertili inondazioni del Nilo. Un fenomeno della religiosità egiziana sono i monumenti funebri, che custodivano mummie o statue. Sotto le prime dinastie il faraone aveva il diritto all'immortalità. Poi l'acquistarono i funzionari e i guerrieri e infine tutti i fedeli. Gli Egizi ebbero la concezione della vita eterna, ma all'anima dei peccatori questa era preclusa.

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DIRITTO Sul diritto egiziano in epoca faraonica le notizie sono assai scarse: capo della famiglia era il padre; suoi eredi i figli di cui il primogenito in posizione preminente, poi venivano i fratelli e la moglie. Gli schiavi erano presi in guerra e per lo più diventavano proprietà dello Stato. Il faraone giudicava tramite il ministro sui reati più gravi, e quelli minori erano di competenza dei capi villaggio. Meglio conosciuto il diritto postfaraonico, attraverso i papiri. Fu forte l'influsso greco, soprattutto nelle città. Dopo essere stato incluso nell'Impero romano, l'E. ne adottò il diritto facendolo però coesistere con le leggi locali che non sostituì. Le contaminazioni ellenistico-romane furono e sono oggetto di studio. La proprietà del suolo, in questo periodo, spettò al sovrano, e al privato restava soltanto un diritto di godimento. I contratti più diffusi furono: la vendita, il mutuo, la locazione. La famiglia era governata dai figli primogeniti, il matrimonio fra cittadini di nazionalità diverse era vietato. La caduta in schiavitù derivava anche da inadempimento dei debiti. Dal VII sec. l'E. passò al dominio arabo, con un regime assolutistico-religioso che impose le proprie consuetudini giuridiche.

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LETTERATURA Il periodo del Regno Antico comprende testi magico-funerari, mitico-cosmogonici, biografici, ma la sua importanza letteraria è data da testi sapienzali: gli Insegnamenti morali che un padre rivolge al figlio per istruirlo sulle norme della vita; famosi soprattutto: l'Insegnamento per Kaghemmi e le Massime di Phahhotep. La crisi che l'E. attraversa tra la fine del Regno Antico e l'inizio del Medio è rispecchiata dai testi funerari e soprattutto dalle Lamentazioni di Ipuwer. Il genere didattico è rappresentato in quest'epoca dall'Insegnamento per Merikara, mentre il genere narrativo ha la sua opera più significativa nella Storia del contadino eloquente, dove si sostiene il diritto di ogni uomo, povero o ricco, ad ottenere giustizia. Espressione del clima è il Dialogo di uno sfiduciato con la sua anima, inno alla morte, unica consolatrice. Con il Regno Medio, la letteratura rifiorisce toccando il suo apogeo classico nell'età della XII dinastia. L'opera narrativa più importante, e forse la più conosciuta e studiata, è le Avventure di Sunuhe. Di valore è il Racconto del naufrago, dove, per la prima volta nella letteratura egiziana, appare l'elemento fantastico. Con l'invasione degli Hyksos ha inizio un periodo di decadenza. L'E. ritrova il suo equilibrio con il Regno Nuovo. A partire dalla XVIII dinastia, l'epigrafia regale è abbondantissima: interessante, come testo letterario, la Stele poetica. Il capolavoro nel genere della novella regale è il Poema della battaglia di Qadesh, che celebrava la vittoria di Ramesse II sugli Ittiti. Molto ricca la produzione lirica del Regno Nuovo, costituita da numerose poesie d'amore. Nell'età tarda, l'unica opera notevole è il Viaggio di Wenamon, ricco di preziose indicazioni sui rapporti tra E. e Asia Minore e sulla navigazione nel Mediterraneo. Dell'inizio dell'età tolemaica è la Biografia di Petosiri, percorsa dall'orrore per la morte, tipico di quest'epoca. Nell'E. non più indipendente si mantennero le tradizioni della cultura puramente indigena, alle quali però si mescolarono vari elementi stranieri, soprattutto greci, segnando la fine della letteratura egiziana classica.

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ARTE L'opposizione culturale fra la Valle e il Delta, caratteristica della preistoria egiziana, è testimoniata da ritrovamenti archeologici. Dell'epoca arcaica restano vari monumenti: fra i più notevoli i resti, presso Abido, della necropoli regia. All'inizio delle dinastie menfite, con Zeoser, si ha una vera rivoluzione nell'architettura. Agli edifici di legno, noti per alcuni segni pittografici geroglifici, si sostituisce l'architettura in pietra destinata a conservarsi nel tempo. L'architetto del re, Imhotep, concepì un monumento composto di vari tronchi di piramide sovrapposti, collocati sopra le camere sotterranee che costituiscono la tomba della famiglia regale, circondata da vari edifici per il culto funebre. Altissime colonne, tetti in curva, cariatidi, scale all'aperto; una fantasia fastosa che ha una sua inconfondibile fisionomia e che non troverà, in questa forma, seguito in E. Una vigorosa statua del re, trovata in questo complesso, testimonia l'entusiasmo che anima lo scultore di questa epoca. Con la IV dinastia tutto è di nuovo mutato: l'architettura ha i suoi più imponenti monumenti nelle piramidi, colossali opere di astratta purezza formale che contrappongono alla sensuale fantasia d'Imhotep la freddezza delle loro mirabili proporzioni. La sensibilità per le forme geometriche è la più viva caratteristica dell'architettura del Regno Antico e anche della scultura. Numerose statue e gruppi dell'epoca di Micerino mostrano, in confronto all'austera ispirazione del Regno Antico, una certa frivolezza e un compiaciuto adagiarsi in schemi di squisita eleganza. Ma in questo ambiente più raffinato nascono ancora opere di primissimo ordine come lo "scriba" del Louvre. Un'altra importantissima serie di opere dell'epoca sono i rilievi che ornano le costruzioni funerarie, e rappresentano la vita che conduceva il defunto, le sue campagne militari e i suoi possessi. I soggetti divengono presto canonici: caccia, pesca, ecc., ma la fantasia descrittiva ha largo campo e non mancano particolari gustosi. Con la caduta del Regno menfita si ha uno svilupparsi di scuole provinciali. Dell'architettura dell'epoca di transizione resta qualche tomba a Siut, a el-Bersha, a Beni Hasan. Nel Regno Medio le tombe non regali continuano, con forme un po' più slanciate, la piramide menfita in pietra o mattoni crudi. Caratteristiche di queste tombe sono le pitture decorative. Al rilievo dipinto si sostituisce spesso una pittura eseguita direttamente sulla parete. Alla serenità menfita fa posto un'ansia di ricerche nuove. L'architettura, durante la IX dinastia, ha il primo monumento imponente nella tomba di Mentuhotep a Deir el-Bahri. Di quest'epoca è anche la statua di Mentuhotep in costume da cerimonia: tozza, rude, energicamente squadrata, ha dimenticato tutte le eleganze menfite e s'impone con una nuova coerenza di realismo. Lo stesso si noterà nelle magnifiche sfingi di Tanis, usurpate in seguito dagli Hyksos che vi iscrissero i loro nomi. Di un gusto delicato e di squisita fattura, alcune preziose oreficerie dell'epoca che provengono da tombe regali del Fayyum e Dahshur. Del seguente periodo di transizione non si conosce molto. L'arte rifiorisce con la XVIII dinastia. I monumenti non sono molti, e la prima opera importante è il tempio funerario di Hashepsowe a Deir el-Bahri, una fra le più pure opere d'arte in E. Dei Tutmosi e del secondo Amenofi restano numerosi e bei monumenti, tanto architettonici che di scultura. In questa specialmente si forma uno stile di signorile raffinatezza e di fredda eleganza. A quest'epoca risalgono anche alcuni grandiosi templi, come quello di Ammone a Luxor, con i maestosi colonnati del cortile.

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Al regno di Amenofi III risalgono anche i resti di un palazzo reale scoperti a Medinet Habu, con avanzi di pitture di una fresca e spontanea tecnica impressionistica che appare anche in pitture tombali dell'epoca. E di quest'epoca sono anche alcune mirabili sculture a tutto tondo, come la figura di donna a Firenze, o la testa del re a Cambridge, piene di una vitalità nuova nel tormento delle superfici, nell'audacia dell'illuminazione; siamo proprio alla soglia di un mondo artistico che avrà come patrono Ekhnatòn, come centro Tell el-'Amarna. Bruscamente una nuova sensibilità di moto si manifesta nella scultura e nel rilievo. Le linee di contorno si fanno fluide, fuggenti; le teste protendono innanzi il mento, si gonfiano dietro; i ventri, i seni si fanno pesanti. Queste tendenze sfociano spesso in un pieno realismo; ma che il realismo sia un portato, e non un fattore determinante, è provato dalle forme spesso caricaturali ed eccessive che questo naturalismo assume. Dell'architettura non resta nulla; i templi furono tutti distrutti durante la reazione tebana. Ma da figurazioni contemporanee e da frammenti si nota un appesantirsi delle forme, mentre più rigogliosa si fa la decorazione. Dopo Ekhnatòn l'arte di Tell el-'Amarna continua a vivere, ingentilita in statue degli immediati successori. Con l'inizio della XIX dinastia si ha un riaffiorare di tendenze classicistiche, ma con Ramesse II si ritrova un equilibrio. Sotto il regno di Ramesse II, nell'arte, la nuova vita s'innesta sul vecchio formulario tebano. Fra le opere principali del periodo: la sala ipostila del tempio di Ammone a Karnak, il Ramesseo e i due templi scavati nella roccia ad Abu Simbel, in Nubia, di un gusto spettacolare e scenografico. Ma l'arte presto cade in fredda ripetizione degli schemi, finché l'epoca Saita riaffronta nuovamente il problema e lo risolve originalmente, rifacendosi alla grande scultura del Regno Antico. Gli artisti coniano una nuova realtà figurativa che a lei si adegui, e quella a sua volta trasfigurano in opera d'arte. Molte opere risultano fredde e accademiche; ma in altre si arriva a una decantata purezza formale non ancora raggiunta in E. Le dinastie persiane e indigene continuano questa tradizione, come si vede dalla statua in bronzo di Oro purificatore al Louvre, o il Nakhthorheb dello stesso museo. Con l'arrivo dei Greci in E., la loro influenza si diffonde per il Paese: alcune statue greco-egiziane del museo di Alessandria stanno a provarlo. Ma l'arte egiziana è troppo impegnata nella sua tradizione per poterne deviare. Una maggiore corporeità e sensualità si fa sentire nei rilievi e nelle statue; le opere veramente grandi però sono rare. Solo in architettura i Tolomei lasciano imponenti monumenti come a Edfu, a Dendera, a Tebe; la pianta è in genere quella classica, con due alte torri che fiancheggiano il portale, un cortile da cui si passa a una sala sorretta da colonne che conduce alle stanze del Santuario. I Romani giunsero in E. sul finire della tradizione artistica locale, e la influenzarono appena. Solo in architettura può essere offerto l'esempio del chiosco di Traiano a Philae. In epoca romana si diffonde in E. più ampiamente l'arte classica, che, nelle interpretazioni locali, presto si modificherà in una speciale civiltà figurativa, quella copta.

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MUSICA Quattromila anni prima di Cristo gli Egizi usavano, per accompagnarsi nella danza o nel canto, una specie di nacchere (castagnette) di terracotta. Vari esemplari di questi strumenti idiofoni furono reperiti in antiche tombe. Lo stesso tipo di strumento è anche raffigurato su monumenti dell'epoca ed anche più recenti. è comunque logico pensare che i primi strumenti usati dagli Egizi fossero quelli a percussione, tamburi di vario tipo e di forme diverse, il sistro (il 'sehem ed il sesset) adoperato anche come simbolo di potenza, e il crotalo. Solo in epoca più tarda (apparvero forse nel periodo degli Hyksos o agli inizi del Nuovo Regno) gli Egizi potevano disporre di strumenti a fiato e cioè di flauti semplici o doppi aventi varie forme e di strumenti a doppia ancia. E ancor più tardi vennero di moda gli strumenti a corda; arpe a sette corde, la citara ed anche la chitarra; 200 anni prima di Cristo un inventore di Alessandria fece funzionare il primo e unico organo idraulico. Questo strumento, a quei tempi, fece veramente furore, ma sembra che fosse impiegato soltanto per esecuzioni di musica profana, in banchetti e nelle feste. Si chiamava hydraulus e la sua invenzione è attribuita a Cresebio. Anche la pandora era uno strumento molto in voga. Sembra che l'uso di questo tipo di liuto dal lungo manico, di cui la cassa armonica era chiusa per mezzo di una membrana dal lato delle corde, risalga a 1300 anni a.C. Molti degli strumenti adoperati dagli antichi Egizi sono raffigurati su vari documenti dell'epoca (come le pitture di Ben Hasan dove si vedono alcune cetre di forma rettangolare). La voce umana, come strumento capace di modulare il suono, fu impiegata prima di tutti dai sacerdoti o dai maghi. La voce modulata rappresentava una forza magica ed evocatrice capace di fornire il contatto con gli Invisibili. La musica cui ricorrevano i sacerdoti era certamente una cantilena sul tipo dell'intonazione salmodica. Non ci sono notizie precise in merito ma sembra che, durante le cerimonie, due cantori che impersonavano l'uno Iside e l'altro Thoth (o altre divinità) si alternassero secondo uno stile musicale che ricordava l'antifona. Verso l'epoca cosiddetta del Nuovo Regno le donne musiciste fanno il loro ingresso ufficiale nel tempio. In seguito, poi, queste "appartenenti all'harem divino" si riunirono in vere e proprie corporazioni governate dalla "divina adoratrice di Amen" che ebbe poteri molto vicini a quelli del re. Anche i suonatori di corte occupavano una posizione di primo piano ed erano considerati "consanguinei del faraone". L'arte figurativa che risale a 2500 anni a.C. rappresenta spesso danzatori, musici e cantori. Oasi di Faiyùm Case in terra cruda nell'oasi di Faiyùm, in Egitto

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