eXTReMe Tracker
Tweet

Esibizionismo.

Tendenza a far mostra di sé, a ostentare le proprie capacità. ● Lett. - Esempi di e. si trovano in vari autori antichi e moderni. Teofrasto (372-287 a.C.), nei suoi Caratteri con la penetrante vena umoristica che lo contraddistingue, si occupò ampiamente dell'e., soprattutto tratteggiando i caratteri distintivi della "sguaiatezza". Egli infatti descrive lo sguaiato come "un tale che, imbattendosi in donne che appartengono al ceto delle libere, tira su la veste e mostra le sue nudità, e in teatro applaude quando gli altri hanno finito d'applaudire e fischia quando gli altri stanno a vedere volentieri e, quando l'uditorio tace, alza la testa a fare un rutto per far voltare indietro gli spettatori". ● Psicol. - Il termine e. fu introdotto nella letteratura medica dal neuro-psichiatra francese E.C. Lasègue (1818-1863) che descrisse diversi casi da lui osservati. Si tratta di una forma di perversione piuttosto diffusa, nonostante non esista in pressoché nessuna lingua un termine popolare per indicare l'e. genitale ed esso sia stato ignorato anche dal famoso rapporto Kinsey sul comportamento sessuale. La sindrome dell'e. costituisce una struttura piuttosto complicata, tenuta in incubazione sin dall'infanzia, che erompe nei primi anni della virilità e che può protrarsi per vari decenni. La situazione coniugale può mantenerlo in vita e, anzi, in alcuni casi, accentuarlo o provocarne l'esplosione. Freud attribuisce questa forma di perversione a un rifiuto che l'individuo oppone alla paura della castrazione e lo considera una fissazione e accentuazione dell'impulso infantile a denudarsi soprattutto di fronte ai bambini del sesso opposto. La tendenza all'esibizione del proprio corpo nudo è infatti naturale nei bambini, e costituisce una componente normale della sessualità infantile. Più tardi, essa trova espressione nei giochi sessuali e riaffiora nella pubertà sotto lo stimolo dell'orgoglio di assumere caratteri fisici adulti. Essa, inoltre, permane quale componente naturale, reciproca o unilaterale, nei rapporti sessuali adulti, quando non si tratti d'individui particolarmente inibiti. Secondo la teoria psicoanalitica, l'inclinazione verso professioni che richiedono un'esibizione, come può essere quella dell'attore, affonda spesso le proprie radici in una sublimazione della tendenza infantile all'e. Quando assume inequivocabilmente le forme della perversione sessuale, l'e. genitale viene interpretato come sintomo nevrotico e difensivo. L'esibizionista si abbandona, in genere, ai propri atti in luoghi pubblici. Nessuna particolarità costituzionale appare come fattore decisivo, mentre in nessuno dei casi analizzati è risultato che l'individuo sia cresciuto in un ambiente armonico e che abbia goduto della comprensione di genitori ed educatori. La psicoanalisi, sulla base dell'opera di Freud Tre saggi sulla teoria della sessualità, accomuna l'e. al voyeurismo. Dal punto di vista psicoanalitico, infatti ogni esibizionista è anche un voyeur, o meglio, le manifestazioni dell'uno e dell'altro costituiscono i termini espressivi della stessa perversione, essendo l'e. la versione passiva del voyeurismo, così come il masochismo lo è del sadismo. Secondo la psicoanalisi, la sua funzione è quella di dimostrare che si possiede qualcosa, costringendo la persona alla quale ci si espone a reagire. L'atto dell'esibizionista non è infatti una sollecitazione, un invio a contatti più intimi, dato che egli non desidera affatto la compagnia delle donne, ma ha bisogno soltanto di spettatrici per accrescere il proprio piacere narcisistico a loro spese. Per quanto l'e. vero e proprio, ossia quello genitale, sia pressoché sconosciuto alle donne, esiste una forma di e. femminile, estesa a tutte le caratteristiche sessuali, in particolare ai seni, che però la società entro certi limiti, tende ad accettare come normale. Tale forma di e. femminile viene interpretata dalla psicoanalisi come una manifestazione dell'invidia del pene, cioè provocata dal bisogno di provare al proprio Io che si possiede qualcosa che compensa la mancanza di pene. La psicoanalisi più recente tende comunque a considerare l'e. come una difesa maniacale contro la depressione, la frigidità e la paura di perdere l'identità.