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Erastianismo.

Dottrina politico-religiosa che subordina il potere ecclesiastico a quello civile. Deriva il nome dal teologo svizzero Erasto, il quale, però, non giunse mai alle affermazioni estremiste degli erastiani. Il vero ispiratore della dottrina e del movimento erastiano, che si sviluppò in Inghilterra nel XVII sec., fu in realtà J. Selden le cui opinioni politiche e religiose derivavano da una specie di secolarismo non molto comune nel XVII sec. e che colpiva nel vivo sia le pretese dei politici che quelle del clero. Secondo la dottrina erastiana, enunciata da Selden, l'assetto costituzionale non è un accordo al quale si giunga per amore dell'ordine e della sicurezza. Il re ha il potere che gli viene concesso dalla legge e la legge ha il potere che le corti possono applicare. Altrettanto si deve dire delle istituzioni ecclesiastiche e dei privilegi del clero. Pertanto, le pretese di diritto divino, del papa come del re, altro non sono che giuochi di prestigio per estorcere denaro e potere ai cittadini. L'ufficio del prete è soltanto una professione non diversa da quella legale. In nome di un razionalismo e di un secolarismo tutt'altro che tipici per quell'epoca, l'e. si opponeva con eguale imparzialità a tutte le sette religiose e, in particolare, alle pretese dei presbiteriani, considerata da Selden la parte del clero che, avendo maggiore potere, era in grado di "gabbare meglio i laici".