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Elisabetta I, regina d'Inghilterra.

(detta la Grande). Figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, dopo l'esecuzione della madre, imputata di adulterio, fu ripudiata dal padre e dichiarata illegittima (1535). Trascorse l'infanzia e l'adolescenza all'ombra del trono, in un susseguirsi di intrighi di corte. Educata insieme al fratellastro Edoardo VI, ricevette una vasta istruzione umanistica e andò maturando un forte temperamento e un'eccezionale volitività. L'atmosfera di sospetto che già l'aveva circondata negli anni precedenti, si accrebbe quando sua sorella Maria Tudor salì al trono nel 1553. La rivolta di Th. Wyatt che si riprometteva di deporre Maria, restauratrice del Cattolicesimo, e di elevare al trono E., le costò per qualche tempo la detenzione nella Torre di Londra e poi l'isolamento nel castello di Woodstock, dove rimase sino alla morte della sorella. Salita al trono a venticinque anni, nel novembre del 1558, E. pose termine con energia e abilità alle sanguinose lotte religiose che l'intransigenza della cattolica Maria aveva contribuito a rendere più aspre. Anziché schierarsi coi protestanti o coi cattolici, pur propendendo verso i primi, E. adottò una politica di compromesso e di equidistanza (il Consiglio privato della Corona era composto sia di protestanti che di cattolici) e si attenne piuttosto al criterio della subordinazione della Chiesa allo Stato. A tale scopo restaurò la Chiesa anglicana, impegnandosi per fondare una vera e propria Chiesa di Stato, completamente autonoma da Roma. Obbligò i funzionari pubblici e i membri del clero a un particolare giuramento con l'Atto di uniformità del 1559, impose ai sudditi inglesi una raccolta unica di preghiere (Book of Common Prayer: Libro della preghiera comune) e si fece proclamare Supreme Governor della Chiesa. In quanto illegittima, E. non era stata riconosciuta dal Papato e la sua opera per staccare la Chiesa anglicana da Roma portò alla sua scomunica da parte di Pio V (1570). In politica estera, anziché cercare di stringere forti alleanze, basò la forza dell'Inghilterra sul suo tradizionale isolamento ed evitò di contrarre matrimonio, rifiutando i numerosi pretendenti, tra cui Filippo di Spagna, Eric di Svezia, Carlo d'Austria. Ella rimase a lungo legata al conte di Leicester, ma, quand'egli rimase vedovo, rifutò di sposarlo, dato che tale unione le appariva politicamente inopportuna. La solidarietà del popolo, di cui seppe blandire l'orgoglio nazionale, l'appoggio del Parlamento, la devozione dei funzionari e la fidata e abile collaborazione di Sir William Cecil, suo primo segretario, le consentirono di sostenere una politica di equilibrio sia all'interno che all'esterno, approfittando della rivalità franco-spagnola per rafforzare la posizione dell'Inghilterra sul piano politico, economico e militare. La tattica politica di E. fu descritta da J. Harrington che con ironia sottolineò come E. "coi perpetui giochi d'amore che intratteneva tra lei e il suo popolo, trasformava il suo Regno in una specie di romanzo". La politica economica fu basata sul criterio di un progressivo potenziamento delle risorse nazionali. Per iniziativa di Sir Cecil, il commercio fu incrementato, sia concedendo particolari agevolazioni ai mercanti inglesi, sia proteggendo le audaci imprese di navigatori, tra cui il famoso F. Drake, che aprivano le rotte oceaniche alle navi e al commercio inglese. L'Inghilterra andò così modificando il suo tradizionale volto di Paese agrario e feudale, mentre andava formandosi un dinamico ceto mercantile. Non solo venne infranto il monopolio iberico nei nuovi territori americani, sancito dalle bolle papali, ma i navigatori inglesi, autorizzati in ciò dalla regina, ricorsero spesso anche alla pirateria, depredando i porti spagnoli d'America e assalendo in pieno oceano i galeoni carichi di oro e argento provenienti dal Perù e dal Messico. Il Regno di E. fu caratterizzato da rivolte e congiure, soprattutto di parte cattolica, appoggiate da Filippo II di Spagna e da Maria Stuarda. Soprattutto gli ultimi decenni del lungo Regno di E. furono contrassegnati da una serie di gravi minacce, sia interne che esterne, sventate tutte grazie alla stabilità assicurata da E. al suo potere. Si ebbero vari attentati alla persona della regina, tra cui uno organizzato dal banchiere Ridolfi nel 1572, e non mancarono ribellioni e intrighi. La minaccia di un colpo di Stato fu la ragione per cui venne giustiziata nel 1587 Maria Stuarda che, dopo essere fuggita dalla Scozia, si era rifugiata in Inghilterra sotto la protezione della cugina E. Attorno a lei, che in varie occasioni aveva mostrato di non voler rinunciare ai suoi diritti al trono inglese, si strinsero i nemici di E. In seguito alla congiura di A. Babington, dopo molte esitazioni, ella si risolse a firmare l'atto di condanna a morte di Maria. Ciò deteriorò ulteriormente i rapporti dell'Inghilterra con la Francia. Anche i rapporti con la Spagna si erano fatti più tesi dopo che la pirateria inglese aveva aiutato i ribelli olandesi. La spedizione dell'Invencible Armada, nel 1587, costituì la minaccia più grave per l'Inghilterra elisabettiana, ma segnò anche il crollo della potenza spagnola e l'affermazione dell'egemonia inglese. Anche in politica interna, prima della morte di E., nonostante i numerosi complotti, non vi fu una seria minaccia all'ordine del regno e l'età elisabettiana si chiuse con un paese vittorioso e in netta ascesa economica. Ella seppe usare sia il tatto e il compromesso che la crudeltà e l'intransigenza, e durante il suo regno si andò costituendo l'unità nazionale e la trasformazione dell'Inghilterra in una grande potenza capitalistica. Quando era salita al trono, l'Inghilterra contava circa cinque milioni di abitanti che, per la maggior parte, vivevano isolati nelle campagne o raccolti in piccoli villaggi. L'unica grossa città era Londra che contava circa 250.000 abitanti. Durante il suo regno avvennero profonde trasformazioni economiche e sociali, determinate dallo sviluppo del capitalismo. La confisca dei beni della Chiesa determinò profondi squilibri: i poveri, che un tempo ricorrevano per aiuto ai monasteri, non avevano più nessuno che li soccorresse; l'estendersi dei possedimenti dei proprietari più ricchi allontanò dalla terra i più deboli e l'aumento dei prezzi abbassò il tenore di vita degli operai. Ma questo era il costo che il capitalismo in espansione richiedeva. L'accumulazione di nuovi capitali aveva favorito la costituzione di numerose società commerciali e di grandi compagnie coloniali. Così nei 45 anni del Regno di E. l'Inghilterra modificò profondamente il proprio volto, diventando la dominatrice dei mari e la creatrice della prima Rivoluzione industriale (Greenwich 1533 - Richmond 1603).