eXTReMe Tracker
Tweet

El Greco.

Pseudonimo di Domenico Theotokopulos di Candia. Pittore, architetto e scultore greco. Nato nell'isola di Creta, da cui il soprannome di El Greco, si trasferì a Venezia intorno al 1565. In questa città frequentò per un certo periodo l'ambiente degli artigiani greci, noti come i madonnari, che, legati alla tradizione bizantina di stampo popolare, dipingevano tavolette lignee ed icone su commissione di fedeli privati. Allievo, per un breve periodo, di Tiziano, studiò con interesse lo stile pittorico di Tintoretto e di Bassano attraverso i quali conobbe i modi della pittura manieristica. Soprattutto da essi trasse l'uso di un luminismo stravolgente e di un acceso cromatismo, particolarmente funzionali alla poetica visionaria e spiritualista tipica di tutta la sua produzione. Del soggiorno veneziano rimangono pochissime opere in cui gli elementi dell'arte rinascimentale veneta contrastano ancora con l'impostazione orientaleggiante (Polittico portatile di Modena, Cena di Bologna). Nel 1570 si recò a Roma. Lo studio dei capolavori dell'antichità e dei maggiori maestri del tempo, particolarmente di Michelangelo, ebbe una notevole influenza su G.: nelle opere di questo periodo le forme cominciano ad assumere una particolare tensione pure nella loro cristallizzata immobilità, le composizioni perdono la minuziosità descrittiva del primo periodo e si articolano in uno spazio più ampio e contemporaneamente più definito. Resta tuttavia evidente, in tutte le opere di G., la sua formazione tardo-bizantina nella tendenza all'uso di una tecnica pittorica trasfiguratrice del reale e nell'espressione di una religiosità ascetica, assoluta. Nel 1576, forse sperando di poter partecipare alla decorazione dell'Escorial (per la quale Filippo II convocava tutti gli artisti di fama del momento), passò in Spagna e si stabilì a Toledo. Nel 1580 ebbe effettivamente dal re l'incarico di realizzare quattro tele, di cui una rappresentante il martirio di S. Maurizio e della Legione Tebana, per il palazzo di Madrid. L'opera però non incontrò il favore di Filippo, legato al gusto accademico e pesante della pittura ufficiale controriformista, che non gli affidò più altri lavori. Interprete geniale del misticismo esasperato della cultura spagnola della Controriforma e dell'Inquisizione, G. fu invece molto apprezzato dagli aristocratici dell'epoca che gli commissionarono numerose opere. Dipinse una lunga serie di ritratti in cui alla pungente caratterizzazione delle fisionomie si unisce l'indagine meticolosa della luce che isola particolari intensamente espressivi caricandoli di suggestione mistica. L'esempio più noto è il Ritratto a mezzo busto del cardinale inquisitore don Fernando Niño de Guevara conservato a Winterthur (collezione privata). Per la Cattedrale di Toledo realizzò l'Espolio, opera ammiratissima dai contemporanei per la sua qualità di "visione spirituale", esaltante risultato dell'unione del colore puro, vividamente illuminato, tipico della scuola veneziana del Cinquecento, con il disegno tormentato delle figure che si torcono e si allungano affollando lo spazio compositivo (originale reinterpretazione dei modi della scuola manierista). Tutta la produzione successiva di G. sarà uno sviluppo di questa tematica espressiva: la luce tenderà sempre di più a farsi luminosità fredda e stravolta che "corrode" il colore illividendolo e pervadendo tutta la composizione di una malinconia metafisica. Nella sua opera più celebre, Il seppellimento del conte d'Orgaz, compiuta per la chiesa di San Tomé a Toledo nel 1586, G. raggiunge l'espressione più coerente della sua personalità poetica. In essa il terreno e il sovrannaturale, il quotidiano e lo straordinario non si contrappongono, ma divengono l'uno l'immagine speculare dell'altro; le figure si fanno sempre più allungate e sulfuree, i colori sempre più preziosi e cangianti. In opere più tarde la luce diventa addirittura il soggetto della composizione: è una luce cosmica, da eclissi, come nella Veduta e pianta di Toledo del 1509. "è l'unità cosmica espressa in pittura all'inizio del secolo con la purezza classica della beltà di Raffaello, con la struttura energica e limpidamente razionale di Michelangelo, ancora dominatore sicuro di forme e spazi antichi, con l'ordine della Ragione suprema trovato da Leonardo nel fuso ritmo dell'universo e con l'olimpica pace naturale del giovane Tiziano riviveva ora come illuminazione mistica e visionaria, alle soglie del Seicento, nella tormentata fantasia del Greco". (F. Russoli). Da Toledo, dove aprì una bottega molto attiva e frequentata, G. non si mosse quasi più fino alla morte. Praticamente nessuna opera di rilievo ci è pervenuta della sua attività di scultore e architetto. Tra le altre opere: Guarigione del cieco (una a Dresda e una a Parma), Nascita di Gesù (Roma, Galleria Nazionale), Trinità (Madrid, Prado), Assunzione, Adorazione dei pastori, Resurrezione, Santi Giovanni Evangelista e Battista (1557, per la chiesa di Santo Domingo e Antiguo a Toledo), Nome di Cristo venerato da Filippo II, Santi Idelfonso, Pietro e Francesco, Martirio di San Maurizio e della Legione Tebana (Madrid, Escuriale, 1579-80), Spogliazione di Cristo (1583, Monaco, Vecchia Pinacoteca), Pentecoste (Madrid, Prado), Apostoli (Toledo, Museo provinciale); ritratti di Tiziano, Michelangelo, Raffaello e G. Clovio (Minneapolis, Museo) (Candia, isola di Creta 1545 - Toledo 1614).