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Doria, Andrea.

Ammiraglio e statista italiano. Figlio di Ceva, appartenente al ramo dei Doria di Oneglia, cominciò ad avere una parte nelle vicende politiche del suo tempo combattendo in Corsica; lottò poi contro i Francesi, signori di Genova, collaborando alla loro cacciata nel 1512 e respingendoli nel 1513. Nel 1515 divenne appaltatore di galee per conto del governo di Genova, tornato sotto la protezione della Francia; non essendo riuscito a difendere Genova dagli Ispano-pontifici, che se ne impadronirono, passò al servizio di Francesco I. Fallitogli (1525) un tentativo di occupare Genova, si pose al servizio di Clemente VII, poi nuovamente di Francesco I (1527) e lo stesso anno riuscì, mentre il Lautrec bloccava la città da terra, a cacciare gli Spagnoli da Genova e a fare nominare governatore della città un milanese (il Trivulzio) anziché un francese. Caduta la possibilità di varare un progetto di riforma costituzionale, passò con un calcolato e clamoroso gesto politico, al servizio di Carlo V ottenendo per Genova, con la Convenzione di Madrid (1528), la piena indipendenza della repubblica. Priore perpetuo dei sindacatori, di fatto signore a vita, represse le varie congiure contro la repubblica, di cui la più nota è quella di Gian Luigi Fieschi (1547), che ebbe come conseguenza l'uccisione del nipote di D., Giannettino. Compiute le vendette e designato proprio erede Gianandrea, figlio di Giannettino, D. seppe conquistarsi l'appoggio di tutti i Genovesi facendo fallire il progetto spagnolo di costruire una fortezza a Pietraminuta e favorendo la riforma della costituzione del 1528, troppo favorevole ai nuovi nobili. Dopo il 1528 D. prese parte alle lotte contro la Francia (1532), contro i Turchi (1538) e contro Algeri (1541) dove salvò la spedizione cristiana dal fallimento. L'ultima sua impresa fu di comandare, nonostante l'età avanzata, le forze inviate in Corsica a domarvi l'insurrezione di Sampiero di Bastelica, istigato da Francesi e Turchi. Fu insignito da Carlo V del Principato di Melfi (Oneglia 1466 - Genova 1560).